E’ di questi giorni la notizia del ritorno a Napoli di Antonio Careca, a distanza di due anni dall’ultima visita in occasione della sfida di Champions contro il Real Madrid.
L’ex-centravanti azzurro, grande protagonista nei trionfi del Napoli dell’era-Maradona, è ancora oggi amatissimo dai supporters partenopei.
Antonio De Oliveira Filho (non è mai stato chiaro se il soprannome fosse un riferimento ironico alla folta chioma, visto che “careca” in portoghese vuol dire “pelato”, o un omaggio ad un clown allora famoso in brasile che portava questo nomignolo), nato ad Araraquara il 5 Ottobre 1960, a metà anni ’80 era già un centravanti dalle qualità indubbie e riconosciute.
Se un infortunio beffardo gli aveva impedito di partecipare ai mondiali del 1982 in Spagna, in cui la sua assenza costrinse il fortissimo Brasile a giocare con lo scarsissimo Serginho in attacco (l’Italia ancora ringrazia…), la rassegna iridata messicana del 1986 consacrò definitivamente il talento di Careca, eliminato con i verdeoro solo ai rigori dalla Francia nei quarti di finale, in una partita finita 1-1 ed aperta proprio da un suo gol.
Attaccante completo, dotato di tecnica sopraffina, dal destro potente e preciso, ma con un sinistro educatissimo e forte nel gioco aereo, il brasiliano aveva nella velocità l’arma in più, in grado di mettere in difficoltà anche gli abilissimi difensori che all’epoca brillavano nel campionato italiano.
Il Napoli lo prelevò nell’estate del 1987 dal San Paolo, per affiancarlo a Maradona e Giordano in un tridente da sogno (la celebre “Ma.Gi.Ca.”), con il quale gli azzurri freschi campioni d’Italia si apprestavano a sfidare le grandi d’Europa nella loro prima partecipazione alla Coppa dei Campioni.
L’acquisto dell’attaccante fu celebrato con un’amichevole tra Napoli e San Paolo, giocata a Fuorigrotta e terminata 2-2; Careca, da capitano della sua ormai ex-squadra, mostrò subito le sue qualità segnando su punizione il gol dell’1-1.
Già nell’anno di esordio il centravanti brasiliano lasciò il segno con 13 gol in campionato, tra cui il delizioso pallonetto, di destro al volo dopo uno stop di petto, col quale portò in vantaggio gli azzurri a San Siro, illudendoli prima della travolgente rimonta del Milan, che si impose per 4-1.
I rossoneri avrebbero poi strappato il tricolore dalle maglie del Napoli in un drammatico finale di campionato, con il sorpasso sancito dalla vittoria al San Paolo per 3-2 nello scontro diretto del 1 Maggio 1988.
Fu la stagione 1988/89, però, quella della definitiva esplosione: Careca andò a segno per ben 19 volte in Serie A, finendo secondo in classifica marcatori alle spalle dell’interista Serena.
Diverse le perle regalate dal puntèro azzurro, a partire dalla tripletta con la quale trascinò il Napoli ad uno dei rari trionfi a Torino contro la Juventus: due splendide reti nel primo tempo, una di destro ed una di sinistro, ed un preciso pallonetto mancino nella ripresa, affondarono i bianconeri, sconfitti per 5-3.
Indimenticabile anche la doppietta al Milan nel 4-1 del San Paolo, con un difficile destro al volo su sponda aerea di Maradona, e soprattutto con una memorabile sgroppata palla al piede, iniziata dalla propria metà campo bruciando in velocità Baresi, Tassotti e Maldini, e conclusa con una fucilata di destro a piegare le mani di Giovanni Galli.
Quella stagione però viene ricordata soprattutto per il primo e tuttora unico trionfo europeo degli azzurri, la vittoria in Coppa Uefa; Careca, manco a dirlo, fu grandissimo protagonista di quella cavalcata, sin dal primo turno contro i greci del PAOK Salonicco, quando nel match di ritorno in terra ellenica mise il Napoli al riparo da sorprese, portandolo in vantaggio (1-1 il finale) con un perfetto destro rasoterra in diagonale.
Il brasiliano fu decisivo anche nel celebre ritorno dei quarti di finale contro la Juventus, quando regalò a Renica, con un cross di destro, l’assist che consentì al libero azzurro di segnare al 119′ il gol del 3-0 che regalò la qualificazione al Napoli dopo lo 0-2 dell’andata al Comunale.
Careca fu poi mattatore assoluto della semifinale con i tedeschi del Bayern, aprendo le marcature al San Paolo (di Carnevale il definitivo 2-0) e segnando entrambi i gol all’Olympiastadion di Monaco nel 2-2 che proiettò gli azzurri in finale.
Contro lo Stoccarda, il centravanti verdeoro completò l’opera, suggellando con il gol del 2-1 la rimonta partenopea nel match di andata, e segnando al ritorno (giocato con 38 di febbre!!), con un fantastico pallonetto su assist di Diego, il gol del 3-1 che diede al Napoli la certezza del trionfo (finì 3-3), in una Stoccarda colorata d’azzurro dai tantissimi emigrati napoletani.
L’anno dopo il Napoli vinse il secondo scudetto della sua storia, prendendosi la rivincita sul Milan di Sacchi; in un ennesimo finale thrilling, gli azzurri sorpassarono i rossoneri in testa alla classifica alla penultima giornata di campionato, con il trionfo per 4-2 al Dall’Ara di Bologna ed il concomitante tracollo rossonero nella “fatal Verona”.
Careca fu autore di 12 gol complessivi in quella stagione, tra cui alcuni bellissimi come quello all’Inter a San Siro ed alla Roma al San Paolo…dalla linea di fondo, ed aprì le danze anche in quel magico pomeriggio bolognese.
Siglò infatti il gol dell’1-0 con un destro potentissimo all’incrocio dei pali dopo un fulmineo stop di petto.
Il centravanti brasiliano timbrò il cartellino anche nell’ultimo trofeo alzato con il Napoli, ovvero la allora neonata Supercoppa Italiana, vinta dagli azzurri con un roboante 5-1 al San Paolo contro la Juventus di Maifredi nel Settembre del 1990.
Careca firmò una doppietta, con un destro a porta vuota su assist di Silenzi (due gol anche per lui) e con un pregevole lob di sinistro da fuori area su Tacconi in uscita.
Dopo sei stagioni in maglia azzurra, nel 1993 Antonio andò a concludere la sua splendida carriera in Giappone, lasciando il Napoli con tre trofei vinti e 96 reti realizzate in 221 presenze, e lasciando a Napoli il ricordo di uno straordinario fuoriclasse, ma soprattutto di un uomo e professionista serio e mai sopra le righe.
E’ per tutti questi motivi che avrà sempre un posto speciale nel cuore dei tifosi azzurri, e che verrà sempre accolto a braccia aperte ogni volta che tornerà in quella che sarà sempre anche un po’ la sua città.