Trama: Antonio 45 anni, avvocato con una vita irreprensibile, sposato da 23 anni con Giulia e un figlio di 20 Matteo. Dopo anni di politica “passiva”, decide di scendere in campo per le elezioni politiche comunali, con un partito di estrema destra. Tradizionalista all’eccesso è un fermo sostenitore della famiglia tradizionale, reputa l’omosessualità un’indecenza ed è fermamente convinto che sia una malattia alla stregua del cancro e della malaria.
Diego è uno scrittore e giornalista, attivista in vari gruppi per i diritti umani e omosessuale. Incontra Matteo per caso in un bar e dopo uno scambio di battute se ne innamora, iniziando così una relazione turbolenta quanto sensuale e passionale.
L’avvocato non sa di questa relazione, l’unica a saperlo è la mamma di Matteo. In una veloce escalation di situazioni, incontri e scontri, i due protagonisti si affronteranno a viso aperto e senza esclusioni di colpi.
Edizioni MEA
Recensione: Quanto è difficile per un figlio fare coming out? Ammettere la propria omosessualità in una famiglia dove sa che il padre non lo potrà mai accettare, crearsi una fidanzata di copertura, vivere una relazione con un uomo molto più grande di lui in maniera clandestina. Questo è Matteo. Stanco di doversi nascondere, stanco di un padre estremista.
Quanto è complicato per un uomo di estrema destra trovarsi davanti un figlio gay? Uno che per credo ha sempre rifiutato e cercato di combattere gli omosessuali. Questo è Antonio. Sempre incazzato, non risparmia il linguaggio volgare e fermo nelle sue convinzioni.
E poi c’è Diego, carismatico, divertente. Uno che ha sempre lottato per la difese dei diritti, leale ed organizzatore del Pride.
La narrazione a quattro mani è tangibile: i capitoli dispari delineano il punto di vista di Antonio, a cura di Enrico Pentonieri, mentre la visione di Diego è presente nei pari, narrati da Carlo Kik Ditto. Due modi differenti di scrivere che si adattano ai personaggi come un vestito tagliato su misura. La penna di Enrico è infuriata, utilizza parole forti per rivolgersi ai gay perchè è inutile girarsi intorno, Antonio li odia proprio e sarebbe stato falso edulcorare i termini, rendendo appieno il disagio di un padre di estrema destra e per nulla tollerante. Carlo ha un modo frizzante e divertente di scrivere: è ironico, intelligente e sa di cosa sta parlando. Consono l’uso di qualche frase napoletana qua e là che rende veritieri i dialoghi.
Una storia attuale, un esempio di quello che accade intorno a noi. Uno stravolgimento del termine “tradizionale” riferito alla famiglia. Ci sono momenti in cui pare Antonio stia cedendo, vacilla, si mette in discussione, rendendo più umana una figura che ha tanto di negativo. Diego, il suo coming out sembra quasi uno spezzone del film In & Out, ha un’immagine ben chiara di cosa significhi la famiglia e sebbene muoia dalla voglia di scagliarsi contro Antonio cerca di mantenere unito il filo che unisce padre e figlio. Potrebbe essere un dossier di vita, un racconto di esperienze vissute per quanta verità c’è in queste pagine. Un romanzo che dà forza a chi manca il coraggio di ammettere il proprio orientamento sessuale e che apre orizzonti più vasti a chi si ostina ad avere delle chiusure mentali, perchè l’amore è amore, sempre.
Carlo (Kik) Ditto
Nato a Potenza, classe’76, vive a Napoli. E’di origini turche. Nel 2016 autopubblica un diario sperimentale, autobiografico, irriverente, sgrammaticato sul coming out ed il bullismo dal titolo “La pecora rosa” ed è boom di vendite, diventando un piccolo caso in Campania. Questo attira l’attenzione della testata giornalistica SenzaLinea.it che gli affida la seguitissima rubrica a tema LGBT dal titolo “L’angolo della pecora rosa”, legata al successo del libro. Nel marzo 2018 pubblica con la youcanprint il secondo romanzo, intitolato “Crazy Bear Love” entrando nella top seven di Mondadori (mooks) Napoli al terzo posto, unico romanzo in Italia genere “bear”.
Ha posato nudo per il libro “Addosso” per la causa contro l’omofobia. Nel 2019 assumerà la qualifica di giornalista con iscrizione all’albo dei giornalisti campani.
Enrico Pentonieri
Nato a Napoli, classe 75, diploma scientifico, inizia da giovanissimo a interessarsi al mondo della scrittura, creando in terza media un giornalino scolastico dedicato al torneo di calcio della scuola. Lettore di classici ma sopratutto di fumetti, pubblica il suo primo racconto breve “Falce di Luna” nel 1995, all’interno di una raccolta di racconti di giovani esordienti e distribuita nel corso della manifestazione “Galassia Guttemberg”. Finito il Liceo si dedica alla musica, suonando le tastiere con alcuni gruppi napoletani nei principali locali di Napoli e provincia. Nel 2000 prende l’attestato di “Arrangiatore a “Siena Jazz”. E smette di suonare. Nel 2014 pubblica con Europa Edizioni “Una storia confusa”, primo romanzo lungo dove l’autore gioca con il tempo e i ricordi. Sempre nel 2014 diventa pubblicista, iscrivendosi all’Albo dell’Ordine dei giornalisti Campania e diventa direttore della testata giornalistica online “Senza Linea”.
INTERVISTA AD ENRICO PENTONIERI
Come è nata l’idea del libro e di scriverlo a quattro mani?
L’idea è nata dopo aver letto un articolo sulle “Famiglie tradizionali”. Trovavo interessante creare due personaggi completamente agli antipodi con un filo conduttore inaspettato. La scelta di farlo a quattro mani è stata dettata dalla necessità di due tipi di pensiero e di scrittura diversa.
Il personaggio di Antonio è forte, spesso violento quando si esprime. Come hai fatto a calarti nella parte?
All’inizio è stato difficile, perchè l’ideologia di Antonio non mi appartiene, ma più andavo avanti a scrivere più il lato oscuro e rigido del personaggio prendeva vita propria. Alcune cose che ho scritto, dopo aver riletto, le ho ammorbidite, perchè, creando un personaggio del genere, mi sono reso conto che determinati atteggiamenti si possono portare all’estremo con facilità.
Spesso Antonio vacilla, ha dei dubbi ed altri in cui si mette in dubbio il suo ferreo credo, sembra quasi abbia trovato un capro espiatorio su cui versare la sua ira.
Antonio vacilla nel momento in cui il suo castello crolla sotto i suoi occhi, perchè vede il tempo speso a lottare per un’ideale che tutto sommato ha un unico seguace, lui. Non torna mai indietro, semplicemente prova ad evolversi e a risollevare la sua identità.
A chi dedichi questo libro?
Più che dedicare, lo consiglierei a quelle persone che ancora oggi vedono nell’omosessualità un nemico da combattere, quelli che “Non ho niente contro di loro bastano che lo facciano a casa loro” e a quelli che sfilano per la “famiglia tradizionale” e una volta a casa picchiano la moglie o scappano dall’amante. Famiglia è il luogo dove potersi nascondere e ricaricare le batterie, non è un legame di sangue, ma l’unione di più persone che, insieme, possono fare cose incredibili, sorreggersi, confrontarsi, evolversi, crescere e aiutarsi.