E’ allestita nelle sale dello Spazio Nea, in via Costantinopoli 53 / piazza Bellini 59, a Napoli, la mostra personale dal titolo Breathless, di Matteo Bultrini, fino al 30 ottobre 2019. L’artista romano, classe 1979, trova elementi di ispirazione dai grandi maestri moderni e contemporanei: Modigliani, Burri, Pollock e Rauschenberg. Il linguaggio scelto per trasferire le prime esperienze giovanili nella pittura è l’informale. L’Astrattismo diventa il mezzo per esprimere tutte le sue sensazioni ed emozioni. Grande importanza riveste la scelta dei materiali adottati che segna tutto il suo percorso artistico: l’MDF diventa il supporto base delle sue creazioni, acquisendo la consapevolezza che possono essere utilizzati tutti i tipi di materiali, dai riciclati a quelli di scarto. La ricerca sul colore e lo studio di Alberto Burri lo portano a sperimentare l‘uso della combustione delle plastiche: diventano istintive, d’azione, legate ad un linguaggio prettamente informale. In effetti, un sottile fil rouge lega i due artisti, e per Bultrini potrebbero avere la stessa valenza le riflessioni dello storico dell’arte Giulio Carlo Argan sull’arte di Burri, che lo definì come un: “dermatologo dell’arte” poichè, da medico quale era, analizza e controlla la superficie, i pori e la cute delle “cose”. L’eterogeneità dei materiali utilizzati nelle sue opere, frutto di esperimenti e studi, lo rendono un punto saldo per la corrente dell’informale materico, non solo per la quantità di materiali usati ma per il suo modo di agire e di utilizzarli.
Dopo un ripensamento e un cambiamento del suo stile e del suo linguaggio artistico (durante il quale ogni singolo lavoro vuole essere una rappresentazione teatrale della memoria e della mente umana attraverso la scelta dell’uso del nero e delle combustioni astratte), la sua ricerca diventa sempre più introspettiva, mediata dallo studio e dalle letture di Nietzsche, Freud e la psicoanalisi. La sua indagine si sposta verso la parte irrazionale dell’uomo e sul senso dell’esistenza.
Nel proprio lavoro Bultrini si abbandona completamente al colore che utilizza, ne diventa il suo portavoce segreto, il suo alter ego silenzioso. Nelle sue opere c’è un invito alla memoria, alla ricerca nei nostri più intimi percorsi dell’anima, uno sguardo alle nostre debolezze ed emozioni. Il colore, pieno e corposo, è animato da una forza primitiva e arcaica, permea ogni sua opera come segno atemporale del tempo, come energia fissata in maniera indelebile. La manifestazione della pittura dell’artista si esprime con la scelta del colore giusto utilizzato nel momento pittorico appropriato. La narrazione dell’opera è legata allo sforzo di non ammettere immagini, all’assenza di rappresentazioni materiali, al non tangibile, verso l’astratto. Bultrini racconta l’alfabeto del colore con lettere di luce. Un’ode la cui tessitura è costituita da tappe di colore.
Scrive il gallerista Luigi Solito: «Breathless, letteralmente senza respiro, col fiato sospeso, anche ansimante, volendo interpretarne le possibili declinazioni. So bene cosa intendesse Matteo Bultrini quando insieme abbiamo tirato fuori ciò che esprimeva il suo stato d’animo. Sono diverse le ragioni di questa sua apnea. Non ce le svelerà perché non esistono parole per descriverle. Ma questo non interessa allo spettatore: allo spettatore interessa il risultato. Il risultato è una serie di circa 30 nuovi lavori, realizzati tutto d’un fiato. Ciascun’opera è una bolla d’aria emersa, di apparente leggerezza, di colore e di serenità, ma è una serenità silente, profonda, quasi un coma acquatico, un sogno senza fine. Sono un regalo affiorato, una promessa. Matteo con sincerità l’ha espressa e l’ha donata. Avrebbe potuto offrirla ai suoi dei con la preghiera di avere qualcosa in cambio, ma lo slancio ha superato questo intento e solo la vita potrà rispondere. E comunque, ci sarà un senso e di sicuro toglierà il fiato».
Tra le mostre principali dell’artista sono da menzionare: Ragioni Pratiche, Pratola Peligna (2006), Percorsi per i Piéces Noires, Popoli (2008), Dal Futurismo al Contemporaneo, Roma (2009), Matteo Bultrini, Barcellona – Spagna (2010), Orizzonti Dell’arte Contemporanea, Roma (2011), La bellezza della realtà, Castel di Sangro (2011), Lesioni Speculari, Francavilla al Mare (2012), Matteo Bultrini, Roma (2013), Stanze della Memoria, Pescara (2013), Nello specchio del colore, Roma (2015) e Eboli (2016), Memories of Shadows, Bienne – Svizzera (2016).