<< Sono infinitamente grato al Maestro Bellocchio per aver creduto in me – afferma Fabio Massimo Capogrosso, compositore della colonna sonora del film “Rapito”- mi ha dato l’opportunità di partecipare alla realizzazione di un’opera straordinaria. Il ricordo più bello che ho della presentazione del film al Festival di Cannes è l’ingresso di Bellocchio alla proiezione accompagnato da un tripudio di applausi. Era visibilmente commosso e questo ha riempito il cuore a tutti noi. È un’immagine che resterà scolpita nella mia mente e che non dimenticherò mai>>.
Fabio Massimo Capogrosso racconta del suo incontro con il regista, della sua collaborazione per le musiche di “Esterno notte” e poi per la colonna sonora del film “Rapito”. La pellicola sarà distribuita presto anche in America: <<Tutto questo mi rende fiero – commenta il compositore – perché Marco Bellocchio è fra i più grandi del Cinema internazionale>>.
<<E’ stato un lungo lavoro di ricerca>>, il Maestro riteneva prioritario rappresentare il contrasto fra le religioni, ma sentiva anche la necessità di raccontarlo con un linguaggio musicale contemporaneo. << È stato un percorso complesso, un viaggio artistico di approfondimento, durato per circa un anno>>.
Per Capogrosso è stata un’esperienza unica: <<Ho letto la sceneggiatura – racconta – ed ho pensato immediatamente che fosse un capolavoro. Il mio lavoro è partito dalla sequenza del corteo funebre, il Maestro mi aveva mostrato un dipinto di Francesco Paolo Michetti. E pensando a quell’opera che ho fatto una ricerca sui canti popolari e ho individuato il brano “Umil Madonna non mi abbandonare” di cui ho fatto prima una personale elaborazione, poi estrapolato 4 battute che serpeggiano nella partitura musicale del film e, trasfigurate ed orchestrate, riecheggiano nei momenti più drammatici>>.
E’ stata necessaria la presenza del compositore sul set affinchè fosse possibile cambiare qualsiasi cosa durante le riprese e calibrare le emozioni che raccontavano quel preciso momento. Capogrosso, infatti, è stato inserito da Bellocchio come parte integra del cast affinché potesse respirare le emozioni e trasferirle in musica. <<Essere sul set e vedere Bellocchio a lavoro è un’esperienza formativa – sottolinea- la sua energia e l’atmosfera che riesce a creare è davvero unica>>.
Il Maestro sentiva la necessità di un’ampia presenza della musica in questo progetto:
<< Nella partitura musicale di Rapito oltre alla presenza di temi popolari e di momenti che evocano una dimensione operistica c’è un uso di un linguaggio estremamente contemporaneo – spiega – penso al tema rapimento, alla cresima di Edgardo, la marcia funebre per Pio IX. Sono partiture molto complesse perché si parte da sonorità quasi diegetiche, ottocentesche per arrivare piano piano ad un linguaggio più moderno, fino all’ uso più importante dell’elettronica. Alcune tecniche musicali richiamano la musica ebraica, altre la musica sacra cristiana perché il Maestro voleva chiaramente che si sentissero sia il mondo musicale cristiano che quello ebraico.>>.
E sottolinea fortemente la gratitudine per il Maestro: <<Trovo straordinario che Bellocchio mi abbia dato una possibilità per ben due volte, pur sapendo che non avevo mai composto musica per il Cinema. Questo rappresenta la sincerità, il coraggio e la libertà di pensiero che deve sempre contraddistinguere un’artista, che ha quella sicurezza di individuare le necessità professionali al di là del mondo in cui vengono collocate. Bellocchio mi ha dato la possibilità di entrare in questo mondo dove ho scoperto una grande passione. Scrivere questa colonna sonora è stato per me come scalare una montagna, superando ogni tipo di limite, artistico e psicologico. E lo devo a lui>>.
Capogrosso ha lavorato a stretto contatto con il cast artistico e tecnico: <<Il rapporto professionale con Francesca Calvelli, che ha diretto il montaggio del film, e Stefano Mariotti è stato davvero importante per i suggerimenti, le indicazioni e i consigli preziosi che ha voluto darmi e per la sincerità che la contraddistingue sempre>>. Ed è stato importante l’incontro con Filippo Timi: << E’ un grande artista, dalla vasta cultura e dalla grande sensibilità musicale>>.
<<Ringrazio la Digital Record– conclude – che ha svolto un lavoro fondamentale sul suono. Ognuno di noi ha affrontato il proprio ruolo con la responsabilità e la consapevolezza propria di chi sta partecipando ad un’opera straordinaria>>.