Purtroppo, a molte persone fanno più paura gli eventuali eventi avversi da vaccino che non la possibilità di infezione da SARS-CoV-2 con tutte le sue drammatiche conseguenze. Ora che siamo materialmente vicini al momento della vaccinazione i dubbi e le perplessità sono sempre più forti; le domande che più frequentemente mi pongono i pazienti ed i loro familiari sono: ma il vaccino è sicuro? E se mamma sviluppa effetti collaterali? Quale tipo di vaccino devo fare?
Forse, però, la domanda più gettonata è: “non conviene aspettare l’immunità di gregge così evito la vaccinazione?”
Per rispondere a questa domanda capiamo cos’è l’immunità di gregge e cosa dobbiamo fare per raggiungerla.
L’immunità di gregge può essere definita come la capacità di un gruppo di resistere all’attacco di un’infezione, verso la quale una grande proporzione dei membri del gruppo è immune.
È una forma di protezione indiretta che si verifica quando una parte significativa di una popolazione ha sviluppato anticorpi specifici verso un agente infettivo (sia in seguito a superamento della malattia sia dopo una vaccinazione): la presenza di individui immuni ad una determinata malattia infettiva finisce per tutelare e proteggere anche agli individui che non hanno sviluppato direttamente l’immunità.
L’immunità di gregge è sicuramente un degli obiettivi prioritari da raggiungere nell’anno, ma sono necessari tempi tecnici ancora lunghi. Infatti, il raggiungimento di tale obiettivo, è dipendenti da diversi fattori, quali disponibilità di vaccini e di personale per somministrarli, nonché problematiche organizzative ed economiche. Per le infezioni più diffuse è possibile considerare al sicuro l’intera popolazione quando almeno il 95% di essa risulta vaccinata, ma la soglia minima dell’immunità di gregge varia a seconda dell’infezione, infatti i vari patogeni hanno differenti indici di contagiosità. Si stima, che nel nostro paese, per raggiungere un’adeguata immunità di gregge sia necessario che almeno il 70% della popolazione risulti protetto nei riguardi del SARS-CoV-2.
Facendo una stima grossolana con i dati dei casi accertati di infezione attualmente a disposizione, sappiamo che ad inizi febbraio 2021 vi sono stati 2,6 milioni di casi di infezione da SARS-CoV-2 (di cui circa 2 milioni di guariti e 90.000 decessi); considerando quindi la popolazione generale del nostro paese (circa 60 milioni), ad oggi vi dovrebbero essere circa il 4% di persone teoricamente immuni. Se a questi aggiungiamo la popolazione vaccinata (è da considerare che sono stati vaccinati anche individui precedentemente contagiati) raggiungiamo circa il 5% di immuni, un dato ancora ben lontano da quello dell’immunità di gregge.
L’immunità di gregge potrebbe essere raggiunta anche in modo spontaneo, ma il prezzo sarebbe altissimo poiché un’ampia fetta della popolazione dovrebbe essere naturalmente esposta al virus e questo implicherebbe enormi perdite con mortalità elevatissima, un’occupazione massiva delle terapie intensive e un immenso impegno delle strutture ospedaliere con un inevitabile danno anche nella gestione delle altre patologie. Ovviamente a farne le spese maggiori sarebbe la fascia di popolazione più debole costituita dalle persone anziane e da quei pazienti fragili affetti da diverse patologie.
Quindi è fondamentale procedere con la vaccinazione per poter raggiungere un’adeguata immunità di comunità e così uscire il più rapidamente possibile da questa drammatica e carceraria condizione.