Uscito il 21 maggio per la Diavoletto NetLabel, “Dopo il diluvio” è l’album d’esordio dei Present Tense, giovane band campana, già attiva dal 2017. Il 22 settembre di quell’anno, pubblicano il loro primo lavoro: un EP di quattro canzoni inedite, auto-prodotto a casa di uno dei membri. Nato da un’idea di quattro giovani musicisti di Castellabate, il gruppo conta ora cinque elementi: Luigi Meola (Chitarra Elettrica / Cori), Andrea Durazzo (Chitarra Elettrica / Chitarra acustica / Voce), Nathalie Catauro (Basso), Domenico Mega (Batteria), Antonio Russo (Chitarra elettrica / Synth / Basso / Cori). Legati fin dal nome alla tradizione musicale dei Radiohead (Present tense è uno dei pezzi dell’album “A moon shaped pool”), i cinque artisti mettono da parte le sonorità trap e indie che dominano la scena attuale, virando verso il mood dell’alternative rock anni ’90 , con vene inquiete e a tratti psichedeliche. Approccio confermato dai loro testi, spesso enigmatici e intrisi di fatalismo, legati per scelta ad un presente.
Li ho incontrati per porre loro qualche domanda, e farmi spiegare direttamente come e dove nasce oggi una giovane rock band.
Chi sono i Present Tense?
Present Tense: I Present Tense sono un gruppo di giovani musicisti nato nel gennaio 2017. Ciò che li accomuna è la stessa visione, quasi disillusa, della vita, che hanno deciso di condividere con gli altri attraverso uno strumento di comunicazione così potente quale è la musica.
Da dove nasce questo nome?
PT: Il nome vuole essere un tributo ad uno dei nostri gruppi preferiti, i Radiohead, essendo “Present Tense” un brano tratto dal loro ultimo disco. La scelta del nome, però, non è dettata soltanto da questo omaggio: infatti, vi è un dualismo tra la traduzione letterale, “tempo presente”, e il significato figurato, “presente teso/nervoso”, che rappresenta la nostra filosofia di vita. In quanto pessimisti e allegramente fatalisti preferiamo vivere ancorati al presente, tralasciando di pensare ad un futuro che vediamo incerto e insidioso.
Come è nata la vostra collaborazione? Come vi siete conosciuti?
PT: Il progetto nasce innanzi tutto dalla profonda e lunga amicizia che lega Andrea [Durazzo] e Luigi [Meola], che sin da piccoli hanno condiviso la passione per la musica. Nathalie [Catauro] si è aggiunta praticamente subito, appena il gruppo è stato fondato, rispondendo ad un annuncio sui social. Domenico [Mega] invece è entrato in un secondo momento, dopo l’uscita del primo EP. Ora siamo una squadra ben rodata e soprattutto con gli stessi obiettivi.
Di cosa parla “Dopo il Diluvio”, il vostro primo album?
PT: “Dopo il diluvio” racchiuse molte cose in realtà. Parla di assenze, ansie, paure, vita di provincia, amici persi… Ma anche di conforto, riscatto e voglia di reagire. C’è molto di autobiografico. È un lavoro legato al microcosmo in cui viviamo.
C’è un pezzo dell’album a cui ciascuno di voi è più legato?
PT: Ognuno ha un pezzo a cui è maggiormente legato per le emozioni che gli suscita il testo o la musica: Andrea e Luigi sono più legati a ‘Senza Peso’, Nathalie a ‘Nel buio pt.2’ e Domenico a ‘Dentro te’.
Quali sono i vostri riferimenti musicali? E più in generale artistici? E cosa vi piace ascoltare?
PT: Sul piano strettamente musicale, sicuramente gli Afterhours, Giardini di Mirò, i Verdena… Ma ci lasciamo ispirare anche gruppi come Sonic Youth, Massimo Volume, o Mogwai.
Per quanto riguarda la scrittura, crediamo il nostro stile debba molto al cinema di Lynch, o alla poetica di Pavese. È la loro oscurità che cerchiamo nello scrivere. Quella poesia densa e criptica.
Quali sono i prossimi progetti della band?
PT: Per ora ci interessa portare quest’album il più lontano possibile. Ovviamente stiamo già lavorando su alcuni nuovi pezzi. Dato che ci piace sperimentare molto però, il prossimo disco sarà diverso da questo, sia dal punto di vista musicale che da quello dei testi. Stiamo provando una qualcosa che per noi è nuovo insomma, cercando però di non snaturare noi stessi e la nostra musica.