Ciao Massimo, sono passati venticinque anni da quel giorno, la notizia che il tuo volto non avrebbe più illuminato gli schermi arrivò come un fulmine a ciel sereno, nessuno poteva immaginare, nessuno poteva mai pensare di non poterti rivedere più. Chissà se te la starai ridendo da lissù, con gli amici che nel frattempo ti hanno raggiunto, uno fra tutti quel Pino Daniele che ha realizzato le colonne sonore dei tuoi film, com’è che dicevi Massimo? “Noi lavoriamo così : lui fa ‘e canzoni, me chiamm e dice ” Massimo ho fatto sta cosa, me faje nu film ? ” E sono anni che andiamo avanti così. Comm’ scrive ‘na canzone, io faccio nu film intorno“.
E i tuoi film ancora oggi sono un esempio di comicità perduta, caro Massimo, una comicità fatta di mimica facciale e silenzi, con quel tuo accento napoletano che marcavi ancora di più, in un periodo in cui nessuno avrebbe osato sottotitolarti, parla il tuo corpo, le tue mille espressioni, quello sguardo tipico partenopeo di innocenza e sincerità. Venticinque anni, Massimo, un enorme salto temporale dove sono successe talmente tante cose da sembrare un’eternità, cosa avresti detto oggi dei Social?Degli Smartphone che ci stanno rubando la realtà?Dei tuoi colleghi che prendono spunto dal tuo modo di fare cinema? Cosa avresti detto della Politica o dell’Euro? Avresti, forse, utilizzato il tuo sarcasmo, delicato e sensibile, che faceva ridere e all’apparenza non offendeva nessuno, un comico garbato e geniale, forte del retaggio culturale di quella Napoli che ha dato i Natali a Eduardo, Totò e tanti altri ancora. Una maschera ironica che racchiudeva l’anima delicata di un uomo che amava ciò che faceva, che non puntava alla notorietà, far ridere era la tua medicina per quel cuore che da quando eri ragazzo è sempre stato una bomba a orologeria.
Ci hai lasciato con un’eredità difficile da superare, chiunque abbia provato ad emularti o avvicinarsi ha solo ottenuto il risultato di diventare la tua brutta copia, buona per le nuove generazioni che non ha avuto l’onore di vedere un tuo film. Ci hai lasciato con un vuoto incolmabile, troppo presto, inaspettatamente, senza salutarci con quel mezzo sorriso abbozzato, che non si capisce se sincero o di scherno. Perchè per te la vita è stata così, una grossa Smorfia contro il tempo, tu sapevi, Massimo, sapevi che il tuo orologio correva più veloce degli altri, ma hai voluto comunque cercare di correre più veloce di lui. Dodici film in tredici anni, dodici squarci di realtà che hanno saputo raccontare la tua terra, imponendo la lingua napoletana in un panorama italiano. E se le “Vie del Signore sono finite” per te l’infinito è rappresentato dall’amore che è rimasto fermo nel tempo, per la tua città rimarrai sempre quel ragazzo gentile che partendo con i suoi più cari amici, Lello Arena e Enzo de Caro, da San Giorgio, approdò in televisione come una saetta in una chiara giornata di Primavera. Ciao Massimo, ti immagino lissu’ mentre te la ridi, ascoltando le nuove canzoni che Pino Daniele strarà facendo e nessuno potrà mai sentire, mentre stai pensando a un nuovo film. Ciao Massimo per noi che siamo rimasti sei solo partito per un lungo viaggio e rimaniamo in attesa di rivedere il tuo viso e quel sorriso sornione e un po’ stupito che con la solita eleganza ci guardi e ci dici “Scusate il ritardo”.