Il personaggio di Dorotea nasce nel 1938 in un testo di Eduardo De Filippo di un atto unico dal titolo “Pericolosamente“.
La prima dell’opera, fu interpretata al Teatro Eliseo di Roma il 20 novembre 1938, venne allestita dalla compagnia “Teatro Umoristico I De Filippo“.
Dorotea è un personaggio sicuramente ricco di particolarità; caratteristica principale è l’estrema lunaticità e la semplicità mostruosa con la quale riesce a passare da un umore all’altro, dando così il giusto impatto al pubblico di un carattere probabilmente privo di una propria personalità a seguito di un qualcosa che è assolutamente fuori da ogni concezione quotidiana. Dorotea infatti, vive col marito Arturo, il quale ad ogni lite che accade tra le mura domestiche, preso dall’impazienza prende una pistola e le spara; Dorotea ogni volta pensa di aver avuto una grazia perché il proiettile non la sfiora mai; in realtà non è a conoscenza del fatto che Arturo le spara con una pistola a salve, e che lo fa per farla stare zitta e per non sentirla sempre dire logorraicamente le stesse cose.
Appare infatti accondiscendente al massimo e istigatrice sfegatata tra una battuta e l’altra.
Sicuramente un personaggio da interpretare con una caratterizzazione molto accurata; senza strafare riesce con una vena molto comica a divertite un pubblico il quale avrà a che fare con un carattere dalle mille sfumature.
Brillanti per certi versi i cambi d’umore.
Considererei dunque questo personaggio , ricco anche di tante smanie e fisime, probabilmente per fuggire da una realtà che per quanto possa sembrare lontana, si avvicina per certi versi alla quotidianità di ogni famiglia.
Col il suo carattere fatto di stereotipi continui, che siano le faccende domestiche dettate da un estrema fissazione per le pulizie,date le tante ore passate in casa e il non poter sfogare con nessuno la situazione anormale nella quale si trova; o che siano dei tic o tante altre fissazioni che andrebbero a costruire un personaggio dalle mille sfaccettature.
Nella trama, vediamo Michele,un amico del marito,che ritorna a Napoli dopo aver vissuto quindici anni negli Stati Uniti D’America. Michele è alla ricerca di una stanza in affitto e così Arturo si offre di ospitarlo in casa sua.
Inizialmente Michele non è a conoscenza del modo bizzarro di fare di Arturo di sparare Dorotea ad ogni litigio che nasce, e infatti rimproverà anche l’amico facendogli notare di quanto poco giusto sia comportarsi in quel modo; Arturo allora gli confessa che quella è una pistola a salve e aggiunge anche che ogni volta che la moglie incomincia imperterrita a lamentarsi per futili motivi, le spara ricreando così la quiete in casa.
Arturo ormai è complice e soprattutto mantiene il gioco all’amico, tant’è che sul finale, mentre i due stanno per uscire, Dorotea inizia in modo ostinato a dire al marito che non vuole che esca, e così Michele dirà:<< Artù,ma sparala e jammuncenno>>.
Nel suo ego interiore, sicuramente sono tanti i momenti di black out, quelli in cui si chiederà del perché vive una situazione del genere, legata ad una realtà dalla quale senza sapere nemmeno il perché, non riesce a scappare, accettando a pieno la follia estrema di essere sparata dal marito senza far nulla di concreto per dare una svolta alla sua vita.
Un pò come la vita di tante donne, il personaggio di Dorotea potrebbe far riflettere su quante siano le donne che si annientano totalmente per una paura mostruosa di ammettere ciò che le circonda; su quante donne restano dove sono senza muovere un dito, accettando forse per arrendevolezza una quotidianità inaccettabile e folle.
Ed ecco che questo personaggio, per quanto comico e simpatico risulti, nasconde una vena legata alla sensibilità e a una realtà priva di ogni sorriso.
Aggiungerei dunque: “E’ quando il sovrannaturale e la normalità si sfiorano, che inizia come per magia, a battere il cuore della follia, che accompagna la vita di questo personaggio dai primi giorni in cui si sposa con Arturo, e l’accompagnerà forse per sempre”.