Diciannove anni, di Alessandria, la passione per la musica che ha fin da quando era bambina. Benedetta Raina: fragile, ma caparbia, tanto da riuscire in poco tempo a mettere insieme dei “Frammenti” musicali, quelli della sua vita in musica e a diventare a tutti gli effetti una bravissima cantautrice italiana. Alla fine del 2018 inizia a collaborare con l’etichetta Noize Hills Records e nel 2019 pubblica “Basta”, il suo singolo di debutto. La canzone nasce proprio come primo esperimento in italiano, come una pronta denuncia di sé, finalmente senza lo schermo di una lingua straniera. A dicembre 2019 esce in radio e in digitale il secondo singolo, “Davvero”. Il 28 aprile 2020 l’artista pubblica “Frammenti”, l’EP che segna il suo debutto e dal quale viene estratto il singolo “Stata mai”, in rotazione radiofonica dal 1° maggio.
Ciao benedetta! Innanzitutto complimenti per la tua arte così talentuosa soprattutto in una giovane donna di 19 anni. “Frammenti” è il tuo primo EP: cosa c’è di te in quest’opera?
Frammenti rappresenta una parte della mia adolescenza, infatti non sono canzoni collegate tra loro, ma sono appunto dei frammenti, piccole realtà estrapolate da tutta la mia adolescenza, dai 16 anni se vogliamo quando ho scritto “Basta” e arriva all’ultima canzone, a livello cronologico, che è “Stata mai”, anche se poi nell’EP non compaiono ordinati cronologicamente ma come dei frammenti sono messi un po’ a caso, un po’ lasciati li, e rappresenta un po’ il caos che è l’adolescenza.
Come ti sei avvicinata alla musica? Cosa ti da la musica?
La musica per me è sempre stata la cosa principale. Sin da piccola cantavo, ma in generale da ascoltatrice, da fan, sono sempre stata attiva, non c’è mai stato un periodo della mia vita in cui non abbia seguito un cantante, è sempre stata la cosa più bella per me. Quindi prima di tutto sono stata una grande consumatrice di musica, e poi crescendo ho sentito l’esigenza di fare qualcosa di mio, anche avendo una grande passione per la scrittura ho sempre scritto piccole cose, mai cose lunghe non sapevo cosa farne, e quindi ho deciso di farne delle canzoni.
Quali sono i musicisti che più ti hanno ispirato?
Dal passato ho avuto un periodo in cui ascoltavo i Nirvana e i Radiohead che ascolto ancora. E poi i Twenty One Pilots, mentre sulla scena italiana un po’ tutti, ma in particolare Calcutta.
So che hai cominciato componendo in inglese, la senti + naturale come lingua?
All’inizio si, devo dire la verità, perché ascoltavo solo musica internazionale e quindi in inglese. Poi ho avuto la fortuna di venire a contatto con la musica italiana, grazie a tanti artisti che poi in realtà mi fanno impazzie, è anche un modo più maturo di affrontare la musica, perché scrivere in inglese significava un po’ nascondermi, nascondere quello che volevo dire, perché non ero pronta a rivelarlo a tutti.
A quale canzone sei più legata?
In questo EP l’ultima: “Non me ne frega se non ci vedo bene” : parla di quando ci si sente presi dallo sconforto, dell’essere artisti perché l’ambizione è un’arma a doppio taglio perché si ti dà quella forza di andare avanti, ma allo stesso tempo se si ha una grande ambizione ti può lasciare una grande insoddisfazione, perchè magari in certi momenti il successo non arriva subito. Ed io tuttora mi ci ritrovo.
“Basta” è stato il primo singolo pubblicato. E’ un manifesto di ribellione a chi ci impone qualcosa?
Si l’ho scritta proprio in un momento particolare che è stato il cambiare scuola, che detta ora può sembrare una cavolata, ma all’epoca l’ho vissuta male: ero in secondo liceo scientifico e non mi ci ritrovavo in quell’ambiente, in quella mentalità. Per quanto possa sembrare assurdo ancora oggi in certe scuole ci sono ambienti “rigidi” che ti rinchiudono in mentalità pre-imposte, e quindi io mi sentivo proprio rinchiusa, anche giudicata, rispetto ad altri che erano perfettamente a loro agio. E quindi ho sentito l’esigenza di scrivere una canzone che mi desse almeno l’illusione di prendere in mano la mia vita. Poi in realtà un po’ l’ho fatto davvero, perché ho cambiato scuola, adesso sto per diplomarmi al liceo artistico. E ho scoperto che il problema era legato al sentirmi dire cosa devo fare. Devo fare quello che voglio io (ride), non mi piacciono le imposizioni. Non voglio sentirmi dire cosa devo fare, soprattutto quando poi acquisisci una certa maturità. Però a scuola resta una cosa amplificata. La musica per me era già un obiettivo.
“Stata mai” invece è il tuo ultimo singolo. E’ dedicata alla fine di un’amicizia o al concetto di “amicizia” che spesso sopravvalutiamo?
Entrambi, infatti è una cosa interessante quella che hai detto. Il concetto di amicizia per me significa complicità, una sorta di telepatia. Ho sperimentato sulla mia pelle più di una volta, ma in particolare nel caso in cui sono stata portata a scrivere “Stata mai” un’amicizia che invece era totalmente sbilanciata. Io sono una persona un pò riservata, tendo a non raccontare molto di me, anche con persone di cui mi fido. Alla fine mi ritrovavo ad essere la psicologa degli altri, perchè ascoltavo molto. Poi nelle canzoni si tratta spesso l’argomento “amore”, di “inadeguatezza” (magari agli ambienti), ma di amicizia si parla poco, perchè più un rapporto è superficiale e meno ci rendiamo conto di quanto possa essere dannoso per noi, fino ad arrivare all’esasperazione.
“Mi sveglio col caffè” è la mia preferita, parli della tua fragilità? Io mi sveglio tutti i giorni col caffè…
E’ una metafora che dura tutta la canzone, per indicare come certe persone debbano prendersi del tempo per essere più a posto con se stesse. E’ una cosa abitudinaria, scontata, ma per chi è più fragile non è così scontato, chi invece è forte lo fa automaticamente.
E’ un riferimento anche alla tua mamma?
Si, esatto, parlo proprio di mia mamma, non porto alcun risentimento, ma mia mamma è tanto forte e ha saputo sempre affrontare le difficoltà della sua vita a testa alta. Io, invece, sono una che si butta giù, che piange. E questo è un modo per mettere le mani avanti e dire “Non sono forte come te” ma è una denuncia nei confronti di tutti, perchè ci vuole coraggio anche a dire “Non sono forte”.
E allora nn mi rimane che farti un grande in bocca al lupo e rinnovarti i miei complimenti!
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