Rosetta Loy è morta l’ 1 ottobre nella sua casa di Roma circondata dalla famiglia, la scrittrice aveva 91 anni.
Nata a Roma il 15 maggio 1931, aveva esordito nel 1974 con ‘La bicicletta’.
Con ‘Le strade di polvere’ ha vinto il Premio Viareggio e il Premio Campiello nel 1988. Scrittrice raffinata e intensa, nel 2017 le era stato attribuito il Premio Campiello alla Carriera.
La morte è avvenuta alle 20.30 per arresto cardiocircolatorio e difficoltà respiratorie. Il suo ultimo libro è ‘Cesare’, pubblicato da Einaudi come la maggior parte delle sue opere.
Nei suoi romanzi e racconti Rosetta Loy, ha ripercorso più volte lo stesso tratto di storia italiana: la stagione che più ha segnato la generazione dei nati nei Trenta, un’infanzia coincisa col periodo più brutale del fascismo – le leggi razziali, la guerra – , un’adolescenza che somiglia alla speranza incerta di un Paese di macerie appena liberato.
La bicicletta
Una grande casa di campagna, una famiglia, la storia d’una generazione, la rete sottile dei sentimenti… Tutto quello che poteva essere e non è stato.
“… La vita d’una famiglia dell’alta borghesia, in Italia, negli anni della guerra e del dopoguerra. Tema essenziale del racconto è l’adolescenza. Avvertiamo il rapido ritmo del tempo, il rimescolio confuso delle ore e delle stagioni. Ma i personaggi appaiono, alla fine e dopo molti anni, stranamente identici al momento iniziale in cui li abbiamo incontrati. Su questi tratti suggellati nell’adolescenza, le offese della vita del tempo appaiono più visibili, più strane e più dolorose… I personaggi guardano la realtà come dall’alto d’una finestra o d’una terrazza. Non riescono ad afferrarne che gli echi e i lampi. Sensazioni e ricordi rimbalzano dall’uno all’altro, e tutto il racconto è come un sommesso bisbiglio corale dove si alza a tratti una voce più acuta, una più impaziente e ansiosa interrogazione e ricerca di libertà”.
All’insaputa della notte
Le storie che si intrecciano in questo libro sono tutte ambientate nell’estate del 1939, quando i destini delle persone che viaggiano il mondo, visitano Parigi e villeggiano a Cortina si ritrovano improvvisamente a confronto, sospinti dall’avvicinarsi della tempesta che travolgerà l’Europa. Ognuna di queste storie rappresenta un desiderio andato perduto. Ritratto impietoso di un ambiente, il libro si concentra su quella terra di nessuno dove la vita famigliare si ritrova esposta al richiamo di trasgressioni tanto più insistenti quanto più vengono tenute lontano da casa.
Cioccolata da Hanselmann
Anni Trenta: un uomo, un giovane scienziato ebreo di cui due sorellastre, Isabella e Margot, sono entrambe innamorate. La serenità di un tranquillo rifugio in Svizzera non riesce a cancellare gli orrori della guerra e delle persecuzioni razziali, né a evitare una violenta ribellione contro il ricatto, una scomparsa misteriosa e un epilogo che è un sorprendente antefatto.
Nero è l’albero dei ricordi, azzurra l’aria
La storia inizia nel 1941 e termina negli anni Sessanta. Al centro c’è la guerra e il suo stravolgimento epocale. Il suo impatto su una famiglia felice, fino a quando un solco nero non dividerà il “prima” dal “dopo”. Le vicende del romanzo seguono quelle dei personaggi, tutte intrecciate tra loro con un movimento nel tempo che ha più a che fare con i ritmi della memoria che con quelli della Storia. Si passa dai primi mesi di guerra, quando l’atmosfera è ancora inconsapevolmente euforica, ai giorni più bui dell’occupazione tedesca, per risalire alle battaglie in Nordafrica, raccontate in modo folgorante grazie anche al ritrovamento di un diario inedito. Infine si torna alle speranze del dopoguerra, per chi aveva ancora qualcosa in cui sperare.
Forse
Questa è una storia che comincia da lontano, privata e corale al tempo stesso. Comincia da una bambina cagionevole che nell’immaginazione ha la sua forza, dai sentimenti puliti dell’età in cui tutto è nuovo e si impara a misurare se stessi. La Seconda guerra mondiale è finita, dietro le spalle la paura e la fame. E tutto può ricominciare. C’è una famiglia benestante e protettiva, c’è l’Italia che scorre davanti agli occhi. Ci sono tre sorelle e un fratello, le cuoche e le cameriere, le governanti e le insegnanti, e poi gli amici inseparabili, un disco che gira sul grammofono, i giochi, gli affetti, i segreti. Ci sono le gite in montagna, le estati irripetibili e arroventate con le scorribande sulle colline del Monferrato, i bagni nel Po. Le ore passate a fingere di studiare il pianoforte con le avventure delle tigri di Mompracem al posto dello spartito, gonne di taffetà sul corpo che cambia, un tavolo da ping pong che fa il suo ingresso in casa relegando le bambole in soffitta e scatenando pomeriggi di battaglie furibonde. Poi, dal bozzolo della fanciulla “bene”, spunta un’adolescente determinata e curiosa: di nuovi luoghi, di persone dalle storie affascinanti e nebulose. E nascono anche i primi “incantamenti”, a partire da quel ragazzo piu grande che assomiglia a Gregory Peck fino a quel giovane alto e squattrinato che legge Marx e la fa sentire bellissima. D’improvviso, gli appuntamenti di nascosto, le bugie al padre amatissimo, l’emozione del corpo. E da qui che comincia la vita adulta.
Cesare
Cesare Garboli era un critico folgorante, che scriveva per capire. Rosetta Loy è una grande scrittrice che ci racconta il loro incontro; e l’affinità assoluta, più lunga di una vita. I silenzi nella casa dell’entroterra toscano e le serate con la pioggia che riga i vetri, i gatti ad accompagnarli ovunque, a eccezione di quelli neri, presaghi di nefaste profezie. In questa memoria sentimentale Cesare appare sia tra le pagine dei suoi libri che nelle sue furie imprevedibili. Da adolescente con il ciuffo davanti agli «occhi stupefatti e sbarrati che fissano incantati il futuro che li aspetta», al trentenne inviato in Vietnam, che non riesce a scrivere nemmeno una riga, stravolto dall’orrore che gli si presenta davanti. O mentre dà battaglia sulla scacchiera a Carlo Caracciolo in interminabili partite che lo vedono impegnato con regine, re, alfieri e pedoni. Grande amico di Natalia Ginzburg, Elsa Morante e Fellini. Lettore dall’intelligenza inarrivabile e uomo di infuocate passioni. Questo libro non è una resa docile al ricordo, ma il suo contrario. Perché, come scrive Metastasio nel celebre sonetto molto amato da Cesare, «Siam navi all’onde algenti, lasciate in abbandono. Impetuosi venti i nostri affetti sono, ogni diletto è scoglio. Tutta la vita è mar».