Sin dalle prime pagine dell’opera Kazuo Umezz delinea la “personalità” di Monroe, il robot (o come diremmo oggi la IA n.d.r.) protagonista di questo inquietante manga. Una macchina che asseconda l’amore tra i due bambini tanto contrastato dai rispettivi genitori. Famiglie distaccate che sono profondamente criticate dall’autore come il padre di Satoru: uomo rozzo e dedito al lavoro che perderà il lavoro proprio per colpa di quella “macchina” che tanto ammirava. L’opprimente condizione che sacrifica la manodopera umana a fronte del progresso e tecnologico risultano di un’attualità sconcertante, evidenziando la modernità dell’opera di Kazuo Umezz: con Io sono Shingo il maestro Kazuo Umezz anticipa di almeno 30 anni le reali problematiche relative all’etica delle “intelligenze artificiali”.
In questo secondo numero Satoru è sconvolto dall’imminente trasferimento della famiglia di Marin in Inghilterra dato che nessuno degli adulti che hanno intorno crede all’amore tra due bambini così giovani. Nel disperato tentativo di cambiare il destino, Marin lascia un messaggio in codice a Satoru, per decifrare il quale serve l’aiuto di Monroe. Proprio in quel momento, però, viene a sapere che il padre è stato licenziato…
Le vicende di Io sono Shingo si svolgono nel Giappone degli anni ’80, periodo di grandi cambiamenti e di boom economico soprattutto per questo Paese con una serie di innovazioni tecnologiche nel campo industriale e in quello della comunicazione e dell’elettronica di consumo. L’ambientazione riesce a dare giustizia ai grossi cambiamenti che sono avvenuti in quegli anni ed è anche possibile vedere il tratto distintivo e inquietante dell’autore. Questo spiega la centralità del ruolo di Monroe che viene considerato dai due ragazzini come il loro bambino, e iniziano a prendersene cura insegnandogli anche diverse “funzioni aggiuntive”.
Notevoli le illustrazioni a inizio di ogni capitolo: un’ opera nell’opera che ritraggono Marin e Satoru in ambientazioni surreali distaccate dal manga. Il disegno, nel suo stile classico, è incisivo e molto moderno in parecchie sequenze, basti vedere la vista “pixellata” della vista di Monroe.
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