Trama: Il progetto della giovane autrice si rifà al capolavoro dello scrittore statunitense Washington Irving (1783-1859), che diviene albo illustrato e prende le vesti di una fiaba macabra e nera destinata a un pubblico adulto. Le illustrazioni vogliono ricreare il simbolismo mistico del secolo con citazioni a grandi maestri dell’occulto come Francisco Goya e Luis Ricardo Falero. Gli enigmatici luoghi e figure del periodo storico della caccia alle streghe, durante il quale maledizioni e sortilegi avevano il potere di “stregare le menti di chiunque”, prendono forma abbracciando il testo e i suoi sviluppi. “La leggenda di Sleepy Hollow” è, nella sua essenzialità, un testo grafico che istilla nel lettore una riflessione dai tratti emotivi importanti: siamo davvero artefici del nostro destino o siamo in balìa di forze oscure?”
Officine Milena
Recensione: Ovviamente la mia recensione non verità sul racconto di Irving, ma sulle illustrazioni di Daniela Gallese.
Luci basse, candele accese, la pioggia fuori. Il momento propizio per una lettura da brividi. Una graphic novel per gli appassionati del genere macabro che si legge in una manciata di minuti. Ma, non si conclude con l’ultima pagina perché, le illustrazioni sono così profonde e suggestive da volerle riguardare più e più volte. Predominano i neri ed i grigi ed i particolari sono impressionanti. Spesso, ho avuto l’impressione che se avessi toccato con il dito le pagine lo avrei macchiato con il carboncino. Soffermarmi su ogni tratto mi ha trasportata ancora di più nel racconto e, devo ammettere, che la storia passa in secondo piano, le illustrazioni ammantano ed inghiottono, l’attenzione è totalmente rivolta a loro facendomi completamente dimenticare la versione cinematografica di Tim Burton.
Si avvertono sensazioni forti: angoscia, curiosità, inquietudine e devo ammettere di aver sentito freddo: avevo la pelle d’oca. Un lavoro di grande suggestione, cosa che non provavo dai tempi in cui lessi Dracula di Bram Stoker. Non si tratta di una semplice reinterpretazione di un classico, ma del punto di vista di Daniela è, una sua visione, una sua inquietudine.
Consigliatissimo.
Diana Daniela Gallese. Illustratrice, grafica e pittrice italiana, nasce ad Avezzano (AQ) nel 1994, e vive attualmente nella sua casa natale a Luco dei Marsi, piccolo centro in provincia dell’Aquila, costantemente immersa in libri, tele e progetti. Sin da piccola nutre la passione per l’Arte e si cimenta in diversi concorsi locali, conseguendo vari premi. Si forma artisticamente presso il Liceo Artistico Vincenzo Bellisario di Avezzano, sua seconda casa. Nel 2017 si diploma in Grafica e Illustrazione presso l’Accademia di Belle Arti di Macerata (MC) con il massimo dei voti. Ha studiato con professionisti dell’illustrazione per l’infanzia come Pablo Auladell, Stefano Bessoni e Maurizio Quadrello, presso la Summer-school, ARS IN FABULA, di Macerata (MC). La Leggenda di Sleepy Hollow è il suo primo Albo Illustrato.
INTERVISTA
Diana, raccontaci della tua idea di riprendere un racconto così famoso e d’illustrarlo.
Beh, inizio rivelandovi, con leggerezza e sincerità che “La leggenda di Sleepy Hollow” è, prima di essere il mio esordio illustrato in Italia, la mia tesi di laurea all’ Accademia di Belle Arti di Macerata. L’idea è nata spontaneamente, semplicemente accompagnando quel flusso di immagini, e di “onirismi” che da sempre mi accompagna nelle mie bizzarre letture. Ho rispolverato la mia vecchia copia di racconti di “Il libro degli schizzi” di Washington Irving, e da là è stato un tripudio di matite, schizzi, studio dei personaggi, e composizioni varie. Le parole dell’autore hanno generato in me visioni, così che la costruzione effettiva delle illustrazioni si è rivelata semplice e spontanea. Certo, prima di me altri grandi maestri hanno dato la propria visione del racconto; avere alle spalle un Arthur Rackham, magistrale illustratore che accompagna l’edizione di “il Mistero di Sleepy Hollow” edito da Donzelli Editore, non è stato sicuramente indifferente, e spesso mi ha portata qualche ansia! Ma superate le paranoie, le immagini sono fluite su carta spontaneamente!
Ogni mia tavola è una citazione, ad artisti, a leggende celtiche e irlandesi, agli alberi, loro stessi narratori muti: il tasso in copertina, o il salice piangente per le streghe, seguendo l’alfabeto arboreo celtico. Le allegorie, gli archetipi dell’immaginario folkloristico, i fantasmi delle valle (La dama di RavenRock), la voce narrante delle vecchie comari filatrici che tessono il filo della storia, gli antichi riti e miti degli indiani d’America, il cavaliere del fantasma senza testa. Tutte le illustrazioni hanno una propria lettura e storia, nel singolo e nell’insieme.
Ti vedi bene nei panni di illustratrice di libri?
Posso dirti che amo indossare i panni da illustratrice e che lo faccio spontaneamente senza congetture. Sono cresciuta tra montagne di libri, e oltre a realizzarli, ne compro a bizzeffe! Amo le fiabe e le porto con me ovunque: dai miei vestiti (spesso davvero molto retrò), sino al mio modo di disegnare. Due anni fa in fiera, ho riso davvero molto: una signora mi ha guardata e ha esclamato “Ma tu sei davvero uscita da una fiaba!”
Che genere preferisci rappresentare e che tecnica usare?
Sin da piccola sono legata al “fantastico”, divoravo libri e fumetti di maghi e streghe, e finivo poi a disegnare i personaggi ovunque (spesso anche sui muri di casa mia). Sono particolarmente legata alle mie matite carboncino: adoro i tratti leggeri, tenui, ma allo stesso tempo fitti e intensi del nero carbone su carta! Ciò lo devo anche allo studio dell’illustrazione nera spagnola, sicuramente la mia preferita. Per cui il carboncino è il mio strumento! Ovviamente mi diletto e diverto anche con acrilici, tempere, e acquerelli! Sempre con una punta di… nero!
Se ti dessi carta e matita, di getto, cosa disegneresti?
In questo momento, disegnerei una donna di spalle che avanza, lenta e decisa in un oscuro bosco. Solo la luce lunare illumina la strada…
Ti sei anche formata come illustratrice per l’infanzia, quanto è complicato disegnare per i bambini?
Più che complicato direi che ha bisogno di qualche studio in più. Le forme vanno “ammorbidite”, rese leggere. Si tende a chiudere il tutto in figure geometriche semplici: il triangolo, il cerchio. Poi dipende dalla storia e a quale lettore è destinata. Un illustrato per un lettore 0-3 anni non è lo stesso di uno 4-6 anni! Personalmente, tendo a creare per i ragazzi dagli 8 anni in su, sino agli adulti.
Stai lavorando a qualche progetto in questo periodo?
A più di un progetto.. Il 2020 sarà pieno di novità con Officina Milena! Ho anche mostre in programma, e un workshop di illustrazione che curerò in sede della casa editrice a Caserta!