La Gloriosa Epic Games creatrice dei leggendari FPS della serie Unreal e del celeberrimo Unreal Engine (e successivi), che è alla base di tantissimi videogiochi delle ultime generazioni, si è arresa alle leggi di mercato ed ha creato quello che è il videogioco del momento: Fortnite.
La modalità battle royale gratuita di Fortnite sta ottenendo un successo clamoroso, superando in popolarità i gioco che ha fatto “esplodere il genere” cioè PlayerUnknown’s Battlegrounds che, al momento, rimane un’esclusiva degli hardware Microsoft (Pc e Xboxone). Da aggiungere H1Z1 il “capostipite” dei battle royale finito però nel dimenticatoio a causa di uno sviluppo farraginoso.
Ma cosa è un battle royale? E’ un gioco dove si viene catapultati in un’enorme mappa (in PUBG letteralmente in mutande) sprovvisti di tutto, dove dovremo esplorare velocemente il territorio circostante per equipaggiarsi di vestiario, cure, veicoli e ovviamente armamenti, l’area intorno al giocatore si restringerà e l’ultimo sopravvissuto vincerà la sessione. Le modalità non sono tantissime e in genere variano solo il numero di alleati, anche se la modalità più giocata è quella in “solo”.
Ma cosa differenzia Fortnite da PUBG? A prima vista si tratta di un clone, a parte la grafica cartoonesca, il piccone dato in dotazione di default e l’essere lanciati da un bus con le ali e non da un cargo, in realtà c’è un particolare sostanziale che ne ha decretato il successo: la costruzioni di strutture tramite crafting che modificano sostanzialmente il paesaggio e vengono usate a proprio vantaggio nel corso della battaglia. Tutto qui? A parte una modalità single player cooperativa a pagamento che nessuno sembra considerare e le immancabili skin e “pose” a pagamento non c’è molto da aggiungere.
Ovviamente nel 2018 i nuovi “eroi” di ragazzini e bambini appassionati di videogame sono gli streamer (in genere di Twitch e Youtube) che riempono i canali di sessioni di gioco con urla e strepiti assortiti conditi da abbondante sudore, vogliosi di “monetizzazione” che solo orde di bimbi idolatranti posso assicurargli.
Ma cosa fa un bravo streamer se i canali e i gameplay si moltiplicano come i funghi? Semplice: si mettono le donne nude!
Lo streamer di turno si accompagna con una procace ragazza a cui viene tolto un indumento ad ogni uccisione effettuata. Alcuni hanno finto che fosse la fidanzata, altri la sorella tredicenne, ma si teme che spesso si tratti di “professioniste” (per usare un eufemismo) del sesso assoldate per l’occasione. Youtube ha già chiuso una cinquantina di account, ma il problema probabilmente andrebbe risolto in modo diverso cambiando i criteri di monetizzazione.
Foto da PC Gamer