Il 2018 è uno di quegli anni che si potrebbero considerare speciali. Per l’eclissi? Per il mondiale di calcio giocatosi in Russia? No. Come gli appassionati di videogiochi sapranno, il 2018, e più precisamente il 26 ottobre 2018, rappresenta la data in cui un grande protagonista della scena videoludica mondiale ha deciso di sfornare un altro dei suoi manicaretti: sto parlando, ovviamente, della Rockstar Games e del suo ultimo “manicaretto” Red Dead Redemption 2. Come ormai avrete capito, a me piace non tanto soffermarmi sul gioco in sé, quanto più cercare di analizzare tutto quello che c’è intorno e che contribuisce al prodotto poi in vendita. E, soprattutto quando si parla di Rockstar, questo aspetto è, di fatto, uno dei più interessanti. La tesi che vorrei, almeno in parte, illustrarvi è: come mai la Rockstar games riesce a pubblicare un gioco ogni 5 anni e comunque resta una delle software house più di successo do oggi?
Come ho scritto più volte all’interno dei miei articoli, il mercato videoludico ha preso una piega che, sinceramente, ho sempre pensato come sbagliata. La piega di cui parlo è quella che tutti noi appassionati riconosciamo, cioè quella secondo cui è molto più importante la quantità rispetto alla qualità; facile esempio possono essere tutti quei videogiochi che vengono pubblicati una volta l’anno (quelli sportivi, i vari Call of Duty, Assassin’s Creed fino a qualche anno fa, ecc.) che vengono, per l’appunto, pubblicati una volta l’anno con miglioramenti e, più in generale, modifiche minime che puntano, nel caso dei videogiochi sportivi, ai cambiamenti di roster che avvengono durante l’estate, mentre per gli altri videogiochi, puntano a cambiamenti minimi (le ambientazioni, qualche nuova modalità, ecc.) che però non cambiano la sostanza del gameplay o dell’aspetto grafico.
Ecco, la Rockstar è sempre stata diversa, sia dal punto di vista del numero di giochi pubblicati, sia dal punto di vista dei generi di giochi pubblicati. Per quanto riguarda il primo aspetto, basti pensare che Ubisoft Montreal (che non è nemmeno tra le software house che produce di più, anzi), nei 5 anni di distanza tra questo Red Dead Redemption 2 e GTA V, ultimo gioco pubblicato da Rockstar, ha pubblicato 13 videogiochi. Il secondo aspetto è, forse, il più interessante, per certi aspetti. Se si toglie Midnight Club (che è un gioco di auto) tutti i titoli pubblicati dalla casa californiana sono di genere “open world”; escludendo Bethesda (che meriterebbe una menzione a parte) Rockstar è l’unica casa produttrice che pubblica un solo genere di gioco.
Questo pezzo potrebbe sembrare una lode continua e senza sosta verso la Rockstar, e lo è, se ci si limita a leggere quello che è scritto. Ma se si legge con un minimo di consapevolezza del contesto (cosa che consiglio durante qualunque lettura) si rende conto che se il mercato non fosse questo, non esisterebbe qualcuno che decide di andare controcorrente. Ogni cosa positiva, newtonianamente parlando, nasce da una spinta negativa.