E’ allestita nelle sale dello “Spazio Martucci 56″, a Napoli, la mostra “Percorrenze dinamiche”, curata da Simona Pasquali, fino al 24 maggio 2019. E’ un exihibit che coinvolge diversi artisti, accomunati dalla voglia di creare, di ricercare nuove e dinamiche forme espressive. Ad accogliere i fruitori sono le due opere di Nicoletta Furlan, dal titolo “Affidarsi al mare” e “Luce dall’infinito”, entrambe caratterizzate da un gesto pittorico rapido e istintivo. Il colore è steso con immediatezza espressiva, creano delicate sinfonie che si riflettono sull’anima. Osservando il secondo dipinto emergono delle similitudini con le immagini digitali di Alex Ruiz, entrambi permeati da una luce vibrante e vitale, in cui si evidenzia il contatto intimo dell’artista con la realtà e con l’universo.
“Dream” è il titolo della installazione di Gianpaolo Cono, che realizza una piccola struttura con le carte da gioco francesi. E’ il tentativo di fermare il tempo del fallimento. La forma piramidale rimanda al precario equilibrio dell’esistenza, fra la realizzazione di un sogno e l’ipotetica disfatta. La fragilità strutturale delle carte da gioco coincide con la debolezza dell’animo umano. I punti di congiunzione delle singole carte poste all’esterno dell’installazione ricordano la corda di una imbarcazione fissata alla terraferma. E’ un modo per esprimere quella incertezza emotiva che ogni individuo possiede nell’atto di lasciare il “porto sicuro”.
“Avremo per noi l’eternità” è il titolo dell’opera di Alfonso Coppola, che nella sua creatività artistica “modella con i colori”. La trama pittorica è corposa, equilibrata e pregnante di un cromatismo magmatico strutturato in colpi di spatola. Tale applicazione restituisce agli occhi dell’osservatore un effetto che racchiude sia la pittura, sia la scultura. E’ un Espressionismo astratto che rievoca lo stile di Nicolas De Stael, accomunati entrambi da una costante ricerca del colore. A differenza di quest’ultimo, invece, le tele di Coppola virano verso una totale astrazione e sono prive di elementi figurativi.
L’artista Renato Lipari è presente in mostra con “Curve e punti”. Sono due termini che si usano come conti e trattative. E’ un’opera formata da migliaia di euro di diverso taglio, completamente tritati. Da un punto di vista concettuale, un sottile fil rouge lega il quadro di Lipari all’opera, “Ragazza con palloncino” di Banksy, che durante una sessione d’asta, per un effetto di autodistruzione, restarono soltanto dei brandelli. In effetti, entrambi gli artisti si soffermano sul valore economico dell’arte, sia dal punto di vista sociale che culturale. Se in Lipari, l’interesse è rivolto al denaro e al valore che ha all’interno della società, in Banksy, l’attenzione è rivolta al valore dell’opera d’arte e alle quotazioni, contestando l’intero “sistema dell’arte”.
L’opera “Sguardi nel tempo dell’arte” di Francesco Matrone è una interpretazione contemporanea del mondo classico, una metamorfosi del linguaggio dell’arte che riprende i canoni estetici e formali antichi, ma li rielabora, conferendo un nuovo valore al dipinto. Non a caso, osservando l’opera ci si immerge in secoli di storia dell’arte, che parte dalla statuaria classica, attraversa il Rinascimento con il Mosè di Michelangelo Buonarroti a San Pietro in Vincoli a Roma, e arriva ai giorni nostri con una immagine di un volto contemporaneo che guarda verso il fruitore. L’intero impianto compositivo crea un “ossimoro” visivo, immagini antiche associate ad uno stile ascrivibile alla Pop Art.
Alla civiltà romana si ispira Umberto Carotenuto, artefice di “Sepolcrum”, che rievoca l’eruzione del Vesuvio del 79 d.C. a Pompei, soffermandosi sul tema della sepoltura. Calchi di uomini ed elementi architettonici sono riconoscibili dell’antico popolo. E’ una costante riflessione sul “memento mori” che tanti artisti hanno ripreso e rielaborato, come Jan Fabre, Damien Hirst e Rebecca Horn.
Marzia Minotti è presente con due opere, entrambe caratterizzate da un linguaggio primordiale, i cui colori stimolano l’osservatore alla esplorazione visiva della superficie pittorica bidimensionale e alla scoperta della profondità e dell’integrazione nello spazio della scultura di legno. Sono realizzate con sottili venature cromatiche sgargianti, dinamiche ed organiche.
I due dipinti di Chiara Coltro sono intrisi di una materia esplosiva e vibrante. In “Enigma”, l’artista lascia all’osservatore la libertà di poter interpretare a proprio modo i colori, le masse e i materiali che formano la composizione. In “Possesso”, invece, vi è una profonda riflessione sui termini e sul valore di Amore e Possesso; il primo, è un sentimento, attrazione, dono, che si manifesta attraverso il rispetto. Il secondo, è l’incapacità di vedere la donna come altro da sé, considerandola un oggetto. Il colore rosso copre tutta la tela, è pulsione, calore, energia, potenza e passione della identità femminile che prevale su qualsiasi forma di violenza o prevaricazione.
Un approccio diverso, fra il figurativo e l’astratto è “Mura afone” di Luciano Puzzo, che attraverso l’alfabeto segnico induce la società alla riflessione verso le barriere culturali che in questo determinato periodo storico sono ancora più evidenti. L’artista trae spunto dalla poesia “Mura” di Kostantinos Kavafis, che sviluppa la tematica degli esseri umani trattati come inutili manichini “usa e getta”. La parola “NOW”, (ORA), presente nel dipinto, è una esortazione all’azione.
Alla cultura orientale trae spunto Enrico Moleti che realizza “Taji Mahal”, (Tempio dell’Amore), una rielaborazione contemporanea del mausoleo indiano. E’ una rappresentazione di un luogo simbolo in cui si concentra una forte spiritualità, tra cui l’amore che si colora di suoni, profumi e sensazioni. Le campiture di colore esprimono sentimenti profondi e intense emozioni.
“Risoluzione del giallo” di Elio Marino rappresenta sulla tela ardenti colpi cromatici che si rincorrono ritmicamente come moti gestuali dell’anima. Osservando l’opera, sembra di assistere ad una esplosione fisica e materica di sentimenti che emergono nell’individuo. Sono emozioni che si propagano sulla tela, caratterizzate da forze dinamiche che spingono sempre di più verso l’esterno della composizione.
La pittura di Mimmo Busiello, “L’attesa”, ha una forte carica materica, in cui la sovrapposizione e la potenza della materia-colore genera una metamorfosi di forze dinamiche. E’ una stratificazione accentuata dall’uso sapiente della gamma cromatica, in cui si alternano tonalità vivaci e scure.
Chiude il percorso espositivo l’opera di Vincenza Topo, intitolata “Corpo di donna”, una riflessione sul genere femminile con un dipinto che vede la frammentazione del corpo della donna, la sua carica emotiva e cognitiva. Un decostruzionismo dove ogni singolo elemento è parte di un’unica identità, forte e decisa.