Mulinobianco – back to the green future: Babilonia Teatri porta in scena un interrogativo sul nostro rapporto con la Terra
MULINOBIANCO
back to the green future
di Enrico Castellani e Valeria Raimondi
con Ettore Castellani e Orlando Castellani
e con Valeria Raimondi, Enrico Castellani, Luca Scotton
luci, audio, direttore di scena Luca Scotton
vfx video Francesco Speri
produzione Babilonia Teatri e La Corte Ospitale
coproduzione Operaestate Festival Veneto
in collaborazione con Dialoghi – Residenze delle Arti Performative a Villa Manin 2021
con il sostegno di MiC e Regione Emilia-Romagna
Dal 21 al 23 marzo, Sala Assoli-Moscato ospiterà lo spettacolo Mulinobianco – back to the green future, prodotto da Babilonia Teatri e La Corte Ospitale. L’opera, che affronta la complessa relazione dell’uomo con il pianeta, è scritta da Enrico Castellani e Valeria Raimondi. In scena due bambini soli, Ettore Castellani e Orlando Castellani, si rivolgono a una platea di adulti, ponendo interrogativi sul futuro del nostro mondo. Accanto a loro anche Valeria Raimondi, Enrico Castellani e Luca Scotton. Le repliche di venerdì 21 e sabato 22 marzo sono alle ore 20.30; domenica alle ore 18. Biglietti: intero 18,00 euro; riduzioni under 30, over 65 ed enti convenzionati 15,00 euro. Info e prenotazioni: 345 467 9142 | assoli@casadelcontemporaneo.it
Muliniobianco esplora le domande che l’essere umano, più che mai oggi, è chiamato a porsi riguardo al suo rapporto con la Terra. Il lavoro si interroga sul nostro ruolo e sul futuro di un pianeta che, forse, non avrà più posto per noi. I bambini sulla scena lanciano accuse, riflessioni e domande che spaziano tra passato e futuro, tra un Eden perduto e un tramonto inevitabile. Si muovono tra animali totem, banchi spuri e croci iconoclaste che arricchiscono il senso di confusione e di crisi ecologica. Il mazzo di fiori finti che i bambini donano al pubblico è un simbolo ambiguo che stimola la riflessione sulla bellezza e sulla fine del mondo naturale, mettendo in luce una realtà in cui il confine tra naturale e artificiale è sempre più sfumato.
«Da una parte la modernità, le fabbriche, gli elettrodomestici, i prodotti e i veleni chimici, i sapori e gli odori riprodotti in laboratorio, la tecnologia; dall’altra parte le tradizioni da riscoprire, l’orto da coltivare dietro casa, il biologico, il biodinamico, la vacanza wild, la marmellata fatta in casa» si legge nelle note di regia: «Noi ci troviamo nel mezzo, ognuno col suo grado di consapevolezza e di ignoranza. Viviamo sotto il fuoco incrociato di notizie allarmanti e catastrofiche che fatichiamo a gestire. Notizie rispetto alle quali non sempre sappiamo come comportarci. […] Partiamo da qui, da queste domande, che non possono nemmeno essere definite provocazioni, perché sono domande reali, che ci accompagnano e ci assillano, a cui rivolgiamo attenzione a volte e che fingiamo di non udire altre, per costruire uno spettacolo che condivida col pubblico le nostre domande. Per approfondire temi e questioni che ci sono cari. Che non crediamo abbiano una sola risposta, ma che non possiamo accantonare per questa ragione».