Al termine del precedente albo di Dampyr, il numero 218, intitolato “Danse Macabre”, abbiamo assistito alla morte di uno dei co-protagonisti della serie: stiamo parlando di Tesla, la vampira che di quest’albo è stata protagonista indiscussa e ha dovuto affrontare lo spietato maestro della notte Rupert Von Henzig, soccombendo ai suoi inganni e alle sue sadiche macchinazioni. Proprio Von Henzig ha trasportato sia noi che la bella Tesla in un turbinio di immagini cinematografiche e riferimenti alle più “horrorifiche” creature che la settima arte abbia partorito (non a caso il titolo si rifà ad un film gotico di Antonio Margheriti del 1964, liberamente ispirato ad un racconto di Poe, mentre la stessa trama si ispira ad un altro racconto di questo autore, Il Barile di Amontillado).
Va da sé che il numero che avrebbe succeduto a questo “Danse Macabre” avrebbe portato con sé grosse aspettative da parte dei lettori, visti i presupposti. Aspettative a nostro parere ampiamente ripagate in questo “Tutto Per Amore”, scritto ancora una volta da Mauro Boselli e disegnato da Corrado Roi.
L’albo 219 si apre con Harlan e Kurjack all’inseguimento di Von Henzig e delle sue orde di non-morti, mossi da una irrefrenabile sete di vendetta, dopo essere stati colpiti dal lutto per la perdita dell’amata Tesla. Ma è lo stesso Von Henzig che, dopo aver condotto i due cacciatori di vampiri nell’ennesimo tranello, rivelerà che in realtà c’è ancora una possibilità per i nostri protagonisti di riabbracciare la loro compagna. Da questo momento in poi regnerà sovrano l’inganno, che muoverà i nostri protagonisti e altri importati personaggi della serie come fossero pedine su di un enorme scacchiera.
Abbiamo probabilmente già svelato fin troppo della complessa trama tessuta da Boselli, che, come spesso accade nella serie del Figlio del Diavolo, ironizza su cliché e luoghi comuni sui vampiri e riempie le vignette di richiami classici del cinema e della letteratura di genere (dal Nosferatu di Murnau, al Caligari di Weine). Quello che possiamo dirvi però è che il vero motore della narrazione è, come si evince dal titolo, l’amore. Un amore perverso, spesso cieco e incondizionato, che porterà le creature della notte a fare di tutto per l’oggetto del proprio desiderio.
A donare vita alle ombre che si annidano nella mente di Boselli, ci pensa Roi, che in questo albo può sbizzarrirsi con le sue tipiche ombre lunghe, che spesso contrastano con tagli di luce surreali. Il risultato è un’atmosfera da brivido che pervade le ambientazioni della vicenda: da una Praga che ricorda l’Holstenwall del Gabinetto del Dottor Caligari, alle nebbie della Bucovina in cui prendono vita le visioni oniriche e oscure dei personaggi.