Gruppo Campano dedito ad un Hardcore punk ispirato a band come Gorilla Biscuit, Agnostic Front, Sick of it All, i nostri sono da poco usciti sul mercato e sulle scene con il loro debut album: “Something to say”. Noi di Senza Linea abbiamo raggiunto il chitarrista (Giuseppe) e gli abbiamo posto qualche domanda; quindi senza ulteriori indugi vediamo come è andata.
Ciao Giuseppe, grazie per il tempo che ci hai concesso. Allora iniziamo dal principio; chi sono gli zero eight one e perché proprio questo nome
Ciao e grazie per lo spazio concessoci con questa intervista. Gli Zero Eight One sono un gruppo Punk Hardcore nato a Napoli da un idea di Paolo Romagnuolo (il nostro attuale cantante); insieme a lui ci sono Luca (chitarra), Daniele (batteria) e Enzo (basso), ed Io (chitarra). Innanzitutto cominciamo con il dire che questo gruppo ha avuto moltissime rifiniture stilistiche nel corso del tempo; si è passati da un hooligan hardcore molto grezzo e aggressivo, ad un hardcore melodico con influenze Metal-core, per poi concludere con un hardcore Youth Crew, old school con voci pulite, ritmiche più veloci, riff molto più schematici. Noi cerchiamo di volta in volta di rendere questo genere il più personale possibile e, sotto questo punto di vista, la cosa che ci aiuta molto è il diverso background di ognuno di noi che, con influenze differenti acquisite nel tempo, ci permette di dare un “mark” nostro alla musica che scriviamo.
Ovviamente il nome Zero Eight One è un omaggio alla nostra amatissima città; il nome è, probabilmente, l’ unica certezza costante che ci accompagna tutti oggi
Il vostro è comunque un genere non proprio convenzionale potremmo dire; cosa vi ha spinto a perseverare in questa direzione e come si è mostrato l’ambiente musicale nei vostri confronti
Non credo ci siano generi “non convenzionali”. Probabilmente se una persona ascoltasse AVICII (noto Dj) il Metal potrebbe essere un genere non convenzionale; se una persona ascoltasse i Necrophagist probabilmente la Samba, per lui, non sarà un genere molto convenzionale. E’ una questione di gusti; noi amiamo molto il genere che suoniamo ed ascoltiamo tutti i giorni, ma in un senso molto più ampio rispetto a quello che si può immaginare; l’ Hardcore non è solo musica: l’ Hardcore è sinonimo di Fratellanza, attitudine, supporto reciproco e di libertà di pensiero. ..diciamo che l’ hardcore non si suona /ascolta ma si vive. Per capire ciò di cui vi parlo dovreste andare a dei concerti.
Ah e per la cronaca, per me Justin Bieber non è convenzionale.
Passando al vostro album di debutto “Something to say”, cosa ci puoi dire in merito? Come si è svolto il processo compositivo nel gruppo?
Il processo compositivo per un album Old school è stato davvero Old school ahahah. Abbiamo scritto tutto l’ album in sala prove registrando le tracce con dei telefonini volta per volta (si, abbiamo fatto esattamente così) e, dopo aver creato strutture su cui lavorare, abbiamo provveduto a limare e rifinire ogni traccia. Avendo definito un genere molto specifico, i disaccordi sui pezzi sono stati molto pochi e sono stati superati facilmente. Per quanto riguarda la fase di registrazione abbiamo registrato dal nostro Santone di fiducia Ando al TILL DEAF Recording studio, che essendo anche lui molto attivo nel circuito, sapeva molto bene che sonorità cercavamo, ed è riuscito ad accontentarci praticamente subito.
Abbiamo letto, ed ascoltato, la partecipazione di Joe Foster chitarrista degli ignite; come siete riusciti ad ottenere questa collaborazione, e cosa ne pensate in merito al fatto che è un nome importante nel vostro primo album. Potremmo dire che è come avesse voluto darvi fiducia?
Innanzitutto saluto il mitico Joe Foster che prima di essere un musicista è un nostro grande amico; Joe è molto vicino ai ragazzi della IRISH VOODOO RECORDS e ha subito accettato di collaborare con noi. La sua collaborazione non ha richiesto suppliche come si potrebbe immaginare; nella scena hardcore non esistono quelle che canonicamente si potrebbero definire “rock star”, e Joe è stato davvero entusiasta di collaborare con noi (ma mai quanto lo siamo stati noi nel collaborare con lui). Ci ha dato un grande aiuto nella realizzazione di “Still The Same” e ci è stato vicino in tutta la fase di song writing.
Non possiamo far altro che ringraziarlo nuovamente e sperare di ri-collaborare con lui il prima possibile.
“Still the same” primo video ufficiale che ad oggi conta 7.100 visualizzazioni circa. Quanto è importante il canale di you tube o, comunque, i vari canali social per voi
I canali social hanno di sicuro il loro peso al giorno d’ oggi, però noi non facciamo grande leva su questo tipo di social marketing. Il nostro market impact sono le serate live, dove la gente si eccita e si diverte con noi; trasmettere emozioni alle persone vale molto di più di qualsiasi like o View su un video di youtube, ed inoltre garantisce un legame diretto con le persone che è quello che noi vogliamo. Detto questo colgo l’ occasione per ringraziare Giuseppe Nappo della MOTION PRODUCTION che ha realizzato un video stupendo, girato a Bagnoli, e ci ha costantemente supportato nel tempo.
Domanda di rito; cosa c’è nel futuro degli Zero eight one
Nel nostro futuro ci sono nuovi pezzi, scritti con un impronta ancora più personale rispetto ai precedenti; questa è la nostra quest attuale: far emergere la nostra Youth Crew dandogli una connotazione unica ed identificativa.
Per quanto riguarda le date gia confermate ci sono tre giorni di delirio con i francesi PROVIDENCE (@KNIVES OUT REC) ed i nostri “brothers” DA4TH da Caserta.- 28 Dec Roma @360 gradi
– 29 Dec Caserta @CBC PARTY V
– 30 Dec Pescara @Scumm
SEE U THERE!!!
Ringraziandoti ancora per il tempo concessoci a te allora i saluti finali
Saluto tutte le Crew d’ Italia: parto dalla nostra Napolicore ed i nostri fratelli di sangue della CBC; poi saluto Abruzzo hardcore, Pescara Hardcore, Roma Hardcore, Venezia Hardcore, Vicenza Hardcore, Gorizia Hardcore, i miei fratelloni di Modena e tutti i ragazzi che ci hanno supportato nelle nostre date live!
Un ringraziamento particolare a Mario Orsini, ad Antonio della Distrake, A Danny, Gianluca, Ando, Gigi e Ponco dei ONE SHALL STAND e a Mattia, Simo e Mike che non mancano mai!
Non dimentico inoltre di ringraziare tutte le persone della IRISH VOODOO RECORDS e della KNIVES OUT RECORDS senza la quale non avremo mai registrato e messo fuori nessuno dei nostri lavori.
Abbiamo inoltre avuto la possibilità di ascoltare e recensire la loro prima uscita discografica. Ecco cosa ne pensiamo:
- The meaning of my words – Pezzo veloce e diretto come incipit di questo primo lavoro. Se il buongiorno si vede dal mattino, qui si prevedono scintille. Da apprezzare la grinta e la dinamica del pezzo.
- We want the truth – Si continua in un crescendo musicale non indifferente; la velocità la fa sempre da padrona, e quando sembra calare per pochi attimi subito viene sostituita dalle linee di un basso corposo e incisivo.
- Selfliberation – Testo chiaro e conciso, a riprova del fatto che nella musica ciò che conta è il messaggio; è insieme a “Never lookin back” il pezzo più corto dell’album, ma non certo quello con meno significato.
- Never looking back – Solo venti secondi; una sfuriata musicale che non conosce precedenti. L’ascoltatore non potrà non rimanere impressionato.
- Still the same – Pezzo da cui è stato tratto un video con la partecipazione straordinaria del grande Joe Foster, chitarrista degli Ignite, è sicuramente il brano simbolo di questo gruppo a nostro avviso. Sin da subito è inciso il messaggio che i ragazzi vogliono lanciare: “Essere gli stessi di ogni giorno”…quasi come una voce che chiede di mantenere la coerenza in un mondo così fittizio e strapieno di falsi ideali.
- I abjure – Siamo oltre la metà del disco ed i ritmi non accennano a calare. Sempre granitici, supportati da due chitarre ed un basso che innalza un muro di suono spaventoso, per non parlare di un batterista che sembra essere una macchina per i ritmi che mantiene.
- Stronger than ever – Title track dell’album, nonché pezzo più lungo (ben 3:07), ha in se una matrice molto” slayeriana” potremmo dire. Una intro da un minuto scarso lenta ed articolata che mette in risalto, ove mai ancora si avessero dubbi, le tecniche elevate dei componenti della band, prima di passare alla parte restante del pezzo che, come gli altri prima, riprende una velocità media, ma comunque molto gradevole.
- Use your head – Ultimo pezzo. Non si fanno feriti in questo disco, ed infatti anche alla fine i nostri non si risparmiano un ultima sfuriata con breakdown di rilievo annesso; giusto per i saluti finali insomma.
Conclusione: Non capita tutti i giorni di avere tra le mani una nuova proposta musicale come questa. Ammetto che dopo il primo ascolto il mal di testa è scoppiato immantinente, ma dopo un po senza sapere come mi ritrovavo a canticchiare i loro coretti. L’approccio musicale è molto aggressivo, segno di una brillante e fervente vena compositiva; e possiamo quindi, senza errare, credere nella loro forte volontà di emergere in quella che è la scena musicale partenopea ed internazionale; le due chitarre sono solo la punta di quell’iceberg sorretto da un basso corposo ed una batteria martellante. La voce, può sembrare ad un primo ascolto fuori luogo; è molto pulita per quel che ci si può aspettare, ma col passare del tempo ci si rende conto del fatto che altro accostamento non sarebbe stato ugualmente efficiente. Che dire; sono davvero contento di aver recensito questo prodotto in quanto credo possano avere alto potenziale futuro; e non mi dispiacerebbe, data la penuria di eventi di questo stampo quì da noi, se loro diventassero calamita per altri gruppi ed altre occasioni di aggregazione musicale.
Voto: 8
Ricordiamo ancora i link a cui potrete accedere per seguire questa band:
– www.facebook.com/081band/?fref=ts
– www.instagram.com/zeroeightone_hxc
– www.youtube.com/watch?v=qaQKXF_njm8
– irishvoodoorecords.bandcamp.com/album/something-to-say
– www.knivesoutrecords.com/musicartists/zeroeightone/
– coretexrecords.com/Zero-Eight-One-something-to-say_1
– zeroeightonehc@gmail.com