Trama: La storia è ambientata nel mezzo della Guerra di Secessione Americana ed è incentrata sulle piccole donne di casa March, Meg, Jo, Amy e Beth, che conducono una vita tranquilla fino a quando il padre non è costretto a partire per il fronte, lasciandole sole con la moglie e la domestica.
Ringrazio Pickwick/Sperling & Kupfer per la copia omaggio.
Recensione: Avevo circa 8/9 anni quando lessi per la prima volta Piccole Donne, ne conoscevo la versione cinematografica datata 1949 a memoria, per me, era il libro perfetto, quello preferito.
All’epoca, gli occhi di una bambina hanno letto in maniera superficiale la storia, seppur amandola, non potevano soffermarsi sulle varie sfumature che ad oggi mi sono del tutto visibili.
Ero innamorata delle sorelle March. Prima di tutto perchè la storia riguardava essenzialmente delle ragazze, qualcuna più o meno mia coetanea, poi, perchè le protagoniste sono sorelle e da figlia unica non potevo che ammirarne la forza di coalizione. La mia preferita era Meg, bellissima, incarnava la femminilità, era ciò che avrei voluto essere io alla sua età. Le loro avventure mi hanno divertita, mi hanno commossa e ciò che mi piaceva di più era ritrovare su carta stampata le stesse battute ascoltate innumerevoli volte nel film.
Ora che sono una donna grande, riprendere e rileggere con occhi nuovi quello che è sempre stato il mio libro preferito è stata un’epifania. La mia preferita non è più Meg, ma Jo: è l’emblema della donna moderna, emancipata, che va contro tutti senza ripensamenti, dotata di un cuore immenso ed una spiccata intelligenza. Meg, ora, la trovo piuttosto frivola con una personalità neanche tanto degna di nota; Amy mi ha aperto il cuore, perché nel libro si fa chiaramente riferimento alla sua difficoltà nell’apprendimento, il continuo commettere errori grammaticali, i suoi scontri con il maestro tutt’altro che comprensivo, lei è un chiaro esempio di DSA. I disturbi dell’apprendimento, per molti purtroppo, sono ancora un campo poco conosciuto, figuriamoci a metà dell’Ottocento. In questo, ho visto la Alcott come donna all’avanguardia, una proiettata al futuro partendo da un qualcosa che all’epoca era totalmente ignoto. Beth, beh, è Beth!
Altro punto che da bambina non avevo notato è quanto l’essere un buon cristiano è fondamentale per la famiglia March: tutto è per volontà del Signore; le rinunce ed i fardelli faranno guadagnare il Regno dei Cieli, essere dei buoni cristiani è fondamentale. Questa parentesi stonerebbe un po’ in una storia moderna, ma tenendo conto del contesto è più che accettabile.
Il romanzo è semi-autobiografico, ripercorre molti eventi della vita della scrittrice tra cui la morte della sorella minore Lizzie a causa della scarlattina, proprio come accade a una delle protagoniste.
L’importanza della famiglia, gli insegnamenti dei genitori ai figli e il processo di crescita di un individuo sono certamente i temi principali affrontati in Piccole Donne, un romanzo che ritrae fedelmente la vita americana nella seconda metà dell’ottocento. Infatti, le usanze, i costumi, le tradizioni e la mentalità di Concord, città in cui è ambientata la storia, sono quelli tipici degli Stati Uniti negli anni della guerra civile americana.
Un classico intramontabile.
Louisa May Alcott nacque a Germantown (Pennsylvania) nel 1832. Suo padre era un pedagogista e filosofo trascendentalista, che si occupò personalmente dell’istruzione delle figlie. Sua madre era un’attivista che combatté per il diritto di voto alle donne e l’abolizione della schiavitù. La Alcott scrisse molti racconti e romanzi, il più famoso è Piccole Donne (1868). Morì nel 1888.