Quando si è da molti anni nel mondo degli Interventi Assistiti con gli Animali, quello animalista e della cinofilia si perde facilmente l’immagine fiabesca dell’idilliaco rapporto bambini-animali.
Smetti di immaginare le tenere scene delle pubblicità della pasta o delle merendine e vedi con maggior freddezza, senso critico e, perché no, anche pregiudizio, a questa relazione.
Poi ti capita ogni tanto di “inciampare” in una storia come questa e commuoverti, pensando che ci possa essere ancora una speranza per le generazioni future, che la sofferenza non debba necessariamente generare violenza, ma che possa anche portare gentilezza ed amore nelle vite di povere anime disperate.
Questa è la storia di Robbie Gay, bambino adottato all’età di circa 7 anni da Mary e Charles in Florida.
Il bambino aveva subito violenze ed abusi tali da finire in ospedale ben due volte per lesioni cerebrali ed era considerato da tutti un caso “ostico”, infatti proprio per il particolare vissuto aveva difficoltà ad esternare sofferenza e disagio; poi ha trovato la famiglia giusta che non si è preoccupata di farsi carico di una fascia di età a cui pochi ambiscono e che si è assunta il grande peso del passato devastante di Robbie accogliendolo con amore incondizionato.
Ebbene oggi, dopo poco più di 2 anni nella sua nuova famiglia all’età di 9 anni, con il supporto della mamma e del papà, sta portando avanti una missione: salvare gli ultimi, coloro che non hanno voce, gli “inadottabili”, i cani anziani.
Infatti oltre ad essere ormai volontario per la Flagler County Humane Society a Palm Coast, la sua famiglia gli ha permesso di adottare 6 cagnolini “catorci”; la mamma afferma che è un meccanismo a “specchio”, si rivede in loro: <<Sa come ci si sente a non essere amati e accuditi. È il ragazzo più fiducioso, ottimista e premuroso, pur non avendo assolutamente motivazioni per essere così. È consapevole che sarebbe potuta andare in modo completamente diverso per lui e con i cani più anziani Robbie ha trovato un modo per praticare la compassione >>.
Robbie è riuscito a liberarsi ed a piangere per la prima volta quando ha dovuto “accompagnare” nel momento dell’eutanasia la sua cagnolina Buffy, che ha voluto tenere stretta tra le braccia fino alla fine chiedendo alla mamma di fotografarli per ricordarla per sempre.
Dopo questo pianto straziante e liberatorio il piccolo ha detto: << So come ci si sente a non essere amato o curato e non voglio che nessun mio animale si senta in quel modo, la gente non vuole persone e cani anziani. Vogliono solo bambini e cuccioli>>.
Un ragazzino ci ha fornito una lezione preziosa: non esistono “cause perse”, l’amore può fare miracoli e cambiare il coro di vite, anche quelle profondamente segnate, quindi, per quanto possa risultare invitante e simpatico un cucciolo giocherellone, provate a guardare negli occhi un cane adulto o anziano e lasciategli vivere gli ultimi anni della sua vita consapevole che esista qualcosa di meglio.