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Reading: Tex #708 – La tribù dei dannati – Recensione
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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
FumettiNerdangolo

Tex #708 – La tribù dei dannati – Recensione

Christian Imparato
Christian Imparato 3 anni fa
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6 Min Lettura
Tex 708 La tribù dei dannati
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L’albo numero 708 della collana regolare di Tex riporta le attenzioni su un personaggio già incontrato nella recente storia editoriale del personaggio, il mezzosangue Makua protagonista nella coppia di albi 621/622 pubblicata nel 2012. Allora come adesso la sceneggiatura è opera di Pasquale Ruju, che in genere quando si pone alle redini di Tex inserisce trame a base di noir e soprattutto di thriller, generi che padroneggia in maniera egregia, ma che stavolta ha privilegiato una storia che, pur non priva di azione di frontiera e di passaggi freschi e dinamici, ci propone un’atmosfera più intimista per analizzare a fondo le problematiche e le sfumature caratteriali di un reietto quale è Makua.
Credibile e dal discreto spessore, il suo tragico ruolo è quello di un meticcio allontanato dalla sua tribù la cui rabbia esplode nel suo votarsi al “male”, venendo circuìto dal trafficante di armi Edward Santos: un uomo privo di scrupoli che lo istruisce e lo allena per trasformarlo in un letale pistolero fino all’intervento di Tex, che in una spietata resa dei conti lo ferisce alla mano piuttosto che ucciderlo con il dichiarato intento di salvarlo, per quanto di buono ha saputo vedere in lui.


Fin qui, dunque, il riassunto delle puntate precedenti, che in questo albo N° 708 dal titolo La tribù dei dannati prende le mosse dal momento della scarcerazione di Makua, intimamente pentito eppure desolato e rassegnato ad un’esistenza da menomato senza più alcuna utilità. Il ragazzo accetta di seguire Tex, venutogli incontro all’uscita di prigione, e trova subito il suo posto in una tribù mista, composta da indiani di varie origini: lì incontra anche l’amore, e nella trama imbastita con la consueta linearità da Ruju è costretto ad affrontare una minaccia proveniente dall’esterno incombente sulla tribù e che riporta a galla la sua antica rabbia, in questo caso proprio per difendere la sua nuova famiglia.
Evitiamo di dilungarci oltre per non svelare piccole e grandi sorprese di un plot per nulla scontato eppure abbastanza classico nella sua evoluzione, ma nel quale ad emergere è soprattutto la sete di giustizia e vendetta di Makua, il vero motore dell’albo, che assume su di sé tutto l’onere di muovere e incastrare gli intrecci mentre Tex e Kit Carson pur non restando certo a guardare sono come defilati sullo sfondo, riuscendo così a garantire la giusta e meritata ribalta al protagonista di turno.
Questo espediente narrativo non è affatto inedito, anzi viene sfruttato spesso con convinzione per dare al lettore qualcosa in più: un messaggio, un tema di riflessione, l’analisi di uno scenario che pur essendo western ha numerosi ed evidenti punti di contatto con l’attualità.
Un paria rigettato da tutti, messo di fronte a difficoltà estreme e immerso in un ambiente che lo osteggia, che compie i suoi errori un po’ per ingenuità un po’ per comprensibile – ma non giustificabile – rabbia, e che infine giunge ad una tregua con i suoi demoni interiori: questo è Makua, e quando una nuova minaccia va a minare la pace interiore raggiunta a caro prezzo e dopo aver scontato i suoi passi falsi, non può fare a meno di reagire. Chi non vedrebbe una metafora di un migrante dei nostri giorni?
Tutto il cinema di genere western, e di conseguenza il fumetto, e per corollario Tex che ne è il più fulgido rappresentante dalle nostre parti non possono mai prescindere da questo topoi dell’oppressione dell’uomo bianco sui nativi d’America, ma sta all’abilità della penna descriverlo depurandolo da semplicistiche derive. Ruju ci riesce con mestiere e ci offre un albo vivace che varia sul genere e mescola azione ed introspezione dei personaggi, appassionante nel suo essere così rassicurante veicolando l’asserzione che a conti fatti Tex è lì e ci sarà sempre come paladino contro le prevaricazioni e le ingiustizie, anche quando “avallate” dalla legge del suo tempo.
Ritroviamo ai pennelli un autore dal tratto peculiare come lo spagnolo Alfonso Font, un fumettista eclettico che da oltre 20 anni si esibisce per Tex dove spesso negli ultimi tempi duetta proprio con Ruju traducendone con le sue illustrazioni a volte scarne e mai eccessive gli intensi soggetti. In questa occasione poi la stilizzazione sembra essere ancora più marcata, e ci offre Tex e comprimari in una nuova versione diseguale da quanto visto fino ad ora ma per certi versi intrigante. Alcuni passaggi ed alcune espressioni, a dirla tutta, virano quasi sul grottesco, dando la sensazione di essere troppo abbozzati, mentre in altre vignette l’espressività è davvero forte e spigolosa, ma per un giudizio complessivo è meglio attendere la lettura del numero successivo, l’albo 709, che con il titolo di La furia di Makua preannuncia fuoco e fiamme!


Capitolo Claudio Villa: e cosa vuoi dire al sempiterno maestro Villa? Ritorna una copertina con sfondo bianco e uniforme, Tex granitico come sempre si staglia su un cumulo di macerie e fiamme, il riassunto perfetto in un’immagine spezzata dalla linea di demarcazione diagonale del fuoco di un avvincente racconto dal finale in crescendo.

uscita: 08/10/2019
Formato: 16×21 cm, b/n
Pagine: 110
Soggetto: Pasquale Ruju
Sceneggiatura: Pasquale Ruju
Disegni: Alfonso Font
Copertina: Claudio Villa

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Christian Imparato Nov 23, 2019
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Pubblicato da Christian Imparato
Classe '76, lettore compulsivo fin da bambino, ho maturato quella che si può definire, parafrasando De Crescenzo ed Eco, una libridine bibliofila. Nel frattempo ho fatto tante cose, dal precettore per liceali all'addetto vendite estere passando per il portiere d'albergo per finire con l'attuale ruolo di copywriter e operatore SEO. Se vi piace, chiamatemi Nemo.
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