Il Lockdown da coronavirus continua, la nostalgia per la mancanza delle partite del nostro Napoli anche: in attesa di notizie sull’allentamento delle restrizioni e sulle date di ripartenza del campionato, continua il viaggio nella memoria per scegliere, ruolo per ruolo e in ordine cronologico, gli interpreti che hanno dato maggior lustro alla casacca azzurra.
Dopo quello relativo ai portieri, stavolta il “best of” è dedicato ai 5 migliori difensori della storia del Napoli, lasciando al lettore il gusto di scegliere il proprio preferito.
Dino Panzanato (1964-1973)
Difensore vecchio stampo, tanta sostanza e pochi fronzoli, “Titta” (questo il soprannome affibiatogli dai compagni) arrivò al Napoli dall’Inter nell’estate del 1964 e restò nel club azzurro per ben 9 stagioni, collezionando ben 262 presenze che ancora oggi lo pongono tra i 20 giocatori più fedeli al club.
Panzanato conquistò con gli azzurri la Coppa delle Alpi 1966 e sfiorò la conquista della Coppa Italia 1972 (una sua autorete aprì le marcature nel 2-0 subìto dal Milan in finale) e dello Scudetto 1971, sfumato in un Inter-Napoli ricco di polemiche per l’arbitraggio di Gonella.
Tanto timido nella vita privata quanto grintoso in campo, Panzanato era comunque un giocatore sostanzialmente corretto, visto che i numeri parlano di pochi cartellini gialli collezionati in una lunga carriera.
Eppure l’episodio più noto della carriera del difensore veneziano resta la maxi-squalifica (9 giornate!) rimediata a seguito della rissa con lo Juventino Salvadore, in cui fu coinvolto per difendere il compagno Sivori (che, pure lui squalificato, diede l’addio al calcio) durante un Napoli-Juventus giocato il 1 Dicembre 1968.
Giuseppe Bruscolotti (1972-1988)
Più che di un “pal’e fierr'”, soprannome che ne risaltava le doti di difensore duro ed arcigno, parliamo di un vero e proprio pilastro del Napoli: Bruscolotti ha infatti giocato ben 16 stagioni con la maglia azzurra, che ha indossato in 511 occasioni, record assoluto battuto solo di recente da Marek Hamsik.
Lo stopper nativo di Sassano ha raccolto le maggiori soddisfazioni con il Napoli a fine carriera, quando con l’arrivo di Maradona (cui Bruscolotti cedette la fascia di capitano mostrando grande umiltà) gli azzurri conquistarono l’accoppiata Campionato/Coppa Italia nel 1987.
Non va però dimenticato che il n. 2 partenopeo era già stato grande protagonista di altri successi, come quelli nella Coppa Italia e nella Coppa di Lega Italo-Inglese del 1976 (suo un gol nella finale di ritorno nel 4-0 al Southampton), ed aveva sfiorato anche la conquista della Coppa delle Coppe nel 1977.
Bruscolotti segnò il gol della vittoria nella semifinale di andata contro l’Anderlecht, ma il discutibile arbitraggio del britannico Matthewson negò la finale al Napoli, sconfitto 2-0 in Belgio.
Ruud Krol (1980-1984)
Fu grazie ad una geniale intuizione dell’allora DG azzurro Antonio Juliano, che il pubblico del San Paolo poté gustarsi le giocate sopraffine del difensore olandese, “pescato” dall’ex centrocampista partenopeo nel campionato nordamericano dopo le tante trionfali stagioni trascorse nell’Ajax (6 campionati, una Coppa Intercontinentale e 3 Coppe dei Campioni conquistate).
Nonostante l’entusiasmo dei tifosi per il clamoroso acquisto, c’erano non poche perplessità sul rendimento del libero 2 volte Vicecampione del Mondo con l’Olanda, ma Krol le spazzò via in breve tempo, guidando la retroguardia con autorevolezza ed eleganza ed ispirando le manovre azzurre con i suoi millimetrici lanci lunghi.
Krol trascinò un Napoli non trascendentale ad un passo dallo Scudetto nel 1981, quando le speranze azzurre si infransero sul famigerato autogol di Ferrario che condannò i partenopei contro il Perugia.
Ciro Ferrara (1984-1994)
Il terzino di Posillipo, uno dei migliori prodotti in assoluto del vivaio azzurro, esordì a soli 17 anni e si distinse immediatamente per le ottime doti in marcatura ed in anticipo sulle punte avversarie.
Ferrara fu grande protagonista nel Napoli di Maradona, con il quale conquistò il “double” Scudetto/Coppa Italia del 1987, il secondo Scudetto e la Supercoppa Italiana nel 1990, e soprattutto la Coppa Uefa del 1989.
Ciro timbrò il trionfo europeo con il gol del temporaneo 2-1 nella magica notte di Stoccarda, un fantastico destro al volo su assist di D10S.
Ferrara fu costretto all’addio per la crisi del club nel 1994, e divenne una bandiera anche dell’odiata rivale, la Juventus: questo prosieguo di carriera, mai completamente digerito da molti tifosi azzurri, non può cancellare lo straordinario contributo del difensore napoletano (322 presenze in 10 stagioni) alla scrittura della storia del club.
Kalidou Koulibaly (2014-?)
Quando Kalidou Koulibaly, promettente difensore centrale del Genk, ricevette la telefonata di Rafa Benitez che voleva proporgli di raggiungerlo al Napoli, pensò a uno scherzo, al punto da riagganciare: per fortuna il lungimirante tecnico spagnolo non se la prese, richiamò Kalidou e lo convinse, portando in azzurro quello che si è saputo imporre in pochi anni come uno dei migliori interpreti al mondo nel suo ruolo.
La stagione trascorsa sotto la guida di Benitez ha regalato a Koulibaly l’unico trofeo vinto sin qui col Napoli, la Supercoppa Italiana conquistata a Doha contro la Juventus il 22 Dicembre 2014, ma il centrale senegalese ha fatto vedere le cose migliori nelle stagioni successive.
Koulibaly, capace di sovrastare fisicamente gli avversari e di recuperare su qualunque attaccante in campo aperto grazie alla propria straordinaria velocità, è stato uno dei punti di riferimento del Napoli di Maurizio Sarri, sempre sul podio in 3 anni e giunto ad un passo dallo scudetto nella stagione 2017/2018.
Indimenticabile per i tifosi azzurri la rete realizzata da Kalidou al 90′ a Torino contro la Juventus, che ha permesso al Napoli di espugnare lo Stadium e di sognare concretamente il titolo, sfuggito beffardamente 7 giorni dopo per via della Fiorentina e di…Orsato.
Anche nel passaggio da Sarri ad Ancelotti Koulibaly ha confermato le proprie doti, venendo eletto miglior difensore dello scorso campionato.
Quest’anno invece le fatiche della Coppa d’Africa, un brutto infortunio e la nota diatriba con la società hanno pesantemente condizionato le prestazioni di Kalidou, che potrebbe anche salutare Napoli a fine anno, lasciando comunque il ricordo di un grandissimo difensore e di un ragazzo speciale.
I grandi esclusi
Come per i portieri, anche in questo caso la scelta dei “magnifici 5” ha penalizzato molti grandissimi difensori che meritano di essere comunque ricordati, a partire da Fabio Cannavaro, Campione del Mondo e Pallone d’Oro 2006, che però con il Napoli (in cui era cresciuto) aveva solo iniziato a far vedere il proprio potenziale, prima di essere ceduto per i noti problemi societari dell’epoca.
Stessa cosa accadde al fratello Paolo, che però non ha saputo resistere al richiamo della maglia azzurra, tornando nel 2006 e vincendo con il Napoli di De Laurentiis, da capitano, la Coppa Italia 2012, primo trofeo conquistato dal club dopo 21 anni.
Giusto ricordare anche due difensori che hanno giocato tantissimi anni con gli azzurri, ovvero il terzino sinistro Luigi Pogliana (a Napoli per 10 stagioni a cavallo tra gli anni ’60 e ’70) e lo stopper del primo scudetto, Moreno Ferrario, protagonista nel male (l’autogol col Perugia che tolse un possibile campionato agli azzurri) e nel bene (suo uno dei tre gol con i quali il Napoli espugnò il Comunale di Torino e iniziò la cavalcata verso il suo primo titolo).
Altro protagonista dei due scudetti e soprattutto della Coppa Uefa conquistata fu Alessandro Renica, che resterà nella storia del club per il gol che eliminò la Juventus dai quarti della competizione europea, realizzato a pochi secondi dalla fine dei supplementari.
Chi ha amato Krol per classe ed eleganza non avrà poi dimenticato due autorevoli guide della difesa azzurra: Andrè Cruz, libero mortifero su punizione nel decadente Napoli di metà anni ’90, e soprattutto Raul Albiol, leader silenzioso ma imprescindibile negli anni di Benitez e Sarri dopo le gloriose stagioni con il Real e la Nazionale Spagnola (due Europei ed un Mondiale conquistati).
Insomma, c’era l’imbarazzo della scelta anche stavolta, ed anche stavolta l’obiettivo è sempre quello di stuzzicare dibattiti ed alimentare ricordi, in attesa che il pallone torni a rotolare presto.