In occasione del Cinema ad Alta Voce Fest -il Festival di cinema accessibile per persone cieche e ipovedenti che si è tenuto presso il cinema Modernissimo di Napoli- ho avuto l’occasione di incontrare Totò Cascio.
Totò, noto in tutto in mondo come “Salvatore” l’interprete principale del film Nuovo Cinema Paradiso la pellicola premio Oscar di Giuseppe Tornatore, è stato uno degli ospiti più attesi.
Oggi Totò è un uomo di 45 anni, simpatico, gioioso e con un forte accento siculo, che si divide tra scrittura e cinema, e convive con la retinite pigmentosa, una malattia degenerativa agli occhi che lo ha reso quasi cieco.
L’ho intervistato per voi.
Cos’era il cinema per un bambino che diventa così famoso?
Un gioco, un sogno, naturalmente a quell’età amavo di più il calcio, ho vissuto il cinema come un gioco nuovo. Recitare lo era, e con la mia spontaneità è riuscito benissimo.
E il successo da bambino com’ è stato?
Non me ne rendevo conto, fortunatamente! L’ho vissuto in modo genuino e naturale.
Questo festival “parla” alle persone che hanno problemi di vista, e a chi come te che soffre di retinite pigmentosa; alle sale cinematografiche di oggi cosa manca per essere vissute a pieno da chi ha queste patologie?
Si sta facendo tanto anche a livello di inclusione, usando la tecnologia e l’intelligenza artificiale. Sono speranzoso. Si sta facendo tanto e si farà ancora di più.
La tua adolescenza com’è stata?
Non tanto bella, l’adolescenza è un periodo critico, iniziavano i problemi con gli occhi, gli occhiali sempre più spessi, la vista peggiorava, l’autostima idem. L’adolescenza peggiorava ed io ero ingabbiato nel mio personaggio di bambino che tutti amavano. Dopo, il mio secondo tempo è stato con il mio libro e la mia storia. E sono tornato recitare.
Allora dimmi un po’ di questi nuovi progetti…
Dopo vari cortometraggi, sto per partecipare un lungometraggio. Mi ha cercato il regista cileno Francisco Campos-Lopez che mi ha proposto il ruolo da protagonista nel suo prossimo film.
Il tuo libro è intitolato La gloria e prova. La tua gloria la conosciamo, invece la prova più difficile?
L’accettazione.