Sarà la volta giusta?
Watch Dogs cambia nuovamente: dopo un primo capitolo dalle tinte drammatiche e dalle tante polemiche e un secondo dallo spirito decisamente più scanzonato , Legion racconta la ribellione dal punto di vista di dei semplici cittadini. Questa volta ci troveremo davanti ad un’avventura dinamica ambientata in una Londra di un futuro prossimo. L’obiettivo sarà quello di ricostruire il DedSec, un gruppo di hacker il cui scopo era quello di eliminare la corruzione nel mondo. Attualmente il controllo della città appartiene ad un altro gruppo di hacker, denominato Zero-Day, che controlla l’intera città. Nel gioco non c’è un singolo protagonista: dopo un breve prologo, vi sarà data l’opportunità di scegliere tra una manciata di personaggi generati dal gioco. La trama segue la costruzione della rivolta in un contesto che esplora il lato oscuro della tecnologia, il tutto è ambientato in un mondo che sta vivendo una crisi alimentare, cosa che ha spinto le persone ad assumere delle abitudini più sane. Il contesto è sicuramente affascinante e verosimile, ma la trama non prevede grossi colpi di scena e la decisione di non puntare sul carisma di un protagonista ben definito può essere per alcuni un punto a sfavore.
Gameplay: molti deja vu e poca innovazione
Legion recupera buona parte delle meccaniche dei precedenti capitoli, quelle di un tipico open world le cui missioni principali e secondarie possono essere affrontare in modalità stealth oppure usando la forza bruta. Fulcro dell’esperienza è l’hacking: i giocatori possono infatti violare veicoli, attivare trappole ambientali e terminali per avvantaggiarsi contro i nemici. Vi è pure la possibilità di controllare droni e ragni robotici per intrufolarsi in luoghi altrimenti irraggiungibili. Il sistema di combattimento è divertente, ma ancorato ad una legnosità di fondo che non è stata rinnovata. Il combattimento corpo a corpo è sono semplicistico, così come le sparatorie, contraddistinte da coperture un po’ macchinose e da un feeling generale simile a quello dei capitoli precedenti. Anche il modello di guida non è il massimo ma risulta comunque divertente.
Le reclute: tante variazioni sul tema
L’innovazione più grande di Watch Dogs: Legion risiede nella possibilità di reclutamento dei cittadini di Londra. È sufficiente avvicinarvisi ad un cittadino qualsiasi e avviare la fase di reclutamento. Sfortunatamente le missioni che precedono l’arruolamento tendono a ripetersi, con la solita struttura degli scambi di favore cosa che alla lunga darà noia. Le reclute migliori, denominate abili, vengono segnalate sulla mappa e sono quelle dotate di abilità più utili: operai edili con droni, spie dotate di capacità furtive, ultrà di calcio in grado di chiamare a sé tifosi infuriati: una varietà che assicura tante combinazioni diverse. C’è un algoritmo che genera nuovi abitanti in giro per Londra, dalle sembianze e dai talenti unici, ma gli stimoli per assoldarne più del dovuto non sono molti. Solo la categoria hacking può essere “sviluppata”; i talenti unici non possono essere potenziati. L’intelligenza artificiale purtroppo non presenta alcun avanzamento tecnologico; i passanti si limitano ad interazioni molto basilari e gli schemi comportamentali dei nemici sono sempre gli stessi: farli fuori sarà abbastanza semplice, qualsiasi tipo di approccio useremo.
Una bella città da vivere
La ricostruzione di Londra è davvero ben fatta: i Quartieri sono realizzati con una buona varietà visiva, di minore impatto invece gli interni, sui quali però è stato svolto un discreto lavoro nell’offrire un buona varietà. Le missioni al loro interno sono però poco varie, le migliori invece sono quelle che mescolano l’hacking all’azione furtiva, risultando le più varie e divertenti, perno attorno al quale orbita l’ intera esperienza. Deludono invece, come già detto, le missioni di reclutamento, meglio invece le missioni secondarie che sfruttano i gadget tecnologici come i droni e gli spiderbot. In questo capitolo Ubisoft ha preferito realizzare un mondo con più punti di interesse e meno vasto rispetto ad Assassin’s Creed Odyssey, dove l’estensione della mappa tendeva realmente a disorientare. Ci sono molti punti di teletrasporto rapido già sbloccati e la longevità è più che discreta con una campagna che richiede almeno 20 ore per essere completata.
Tecnicamente parlando
Il lavoro di ottimizzazione non è esente da difetti. C’è un problema di antialias che rovina il buon colpo d’occhio. I volti lasciano ampiamente a desiderare, e con loro anche le animazioni. La fluidità si aggira intorno ai 30 fotogrammi al secondo sulla PS4 Pro , mentre i caricamenti sono a dir poco estenuanti. Per quel che riguarda il sonoro c’è una quantità dialoghi impressionanti, specie se si considera le tante variabili dovute alla presenza delle innumerevoli possibilità di generazione degli abitanti. Ovviamente le voci a volte si ripetono e alcune voci a volte “spariscono”, ma il lavoro comunque è notevole. Come in tutte le produzione “Tripla A” è presente il doppiaggio in italiano. Ciò che scalfisce la bontà dell’audio è la concatenazione facilona di alcune battute, che danno vita a dialoghi davvero banali, e l’assenza di sporadiche voci, dovute presumibilmente ad un errore nel codice. Buona invece la radio, sia la scelta di brani che soprattutto le trasmissioni vocali, dove vengono illustrate alcune, ipotetiche evoluzioni tecnologiche future.
Concludendo
Watch Dogs: Legion ripropone la classica formula dell’open world Ubisoft ma la adatta affinché il tutto sembri “rivoluzionario”. La possibilità di reclutamento di ogni cittadino di una meravigliosa Londra, mai così bella in un videogioco, sembra proiettare il giocatore nella next-gen. Sfortunatamente le meccaniche risultano acerbe e ancorate ad un modo obsoleto di sviluppo software. Si tratta comunque di un titolo solido, ricco di potenziale e in parte sorprendente.
Pro
- Ottima ricostruzione della città di Londra
- Contesto affascinante
- Poter assoldare ogni abitante sembra fantastico…
Contro
- … ma la meccanica è molto acerba
- Alla lunga i reclutamenti sono ripetitivi
- Comparto tecnico con alti e bassi