Nella notte di Mercoledì, a Napoli, in zona Arenaccia, precisamente in vico Miraglia, si è verificato un episodio alquanto preoccupante. Come rivelato da diverse testate giornalistiche, un cosiddetto “basso”, abitato da una famiglia di nigeriani, inclusi minori dai 2 ai 16 anni, è stato preso d’assalto da una banda di giovani. Costoro, a quanto pare, dopo aver cosparso di benzina un motorino – risultato, dalle indagini, rubato – hanno posto il mezzo dinanzi all’ingresso dell’abitazione succitata e, appiccando ad esso le fiamme, hanno fatto sì che esplodesse. Il nucleo familiare all’interno, fortunatamente, non ha subito gravi conseguenze, a parte uno dei figli minorenni, il quale ha avuto un’intossicazione dovuta al fumo rilasciato dall’esplosione ed è stato prontamente ricoverato presso l’ospedale Loreto Mare. Ora, gli organi inquirenti provvederanno ad accertare le responsabilità e, soprattutto, le motivazioni alla base di questo gesto tanto scellerato. Secondo le vittime dell’attacco e le associazioni umanitarie che lavorano sul territorio, come “Associazione 3 febbraio” e “Indivisibili”, la prima ipotesi da tenere in considerazione è, sicuramente, quella del razzismo. La Repubblica ha intervistato una donna coinvolta, venditrice ambulante, mamma dei piccoli, la quale ha dichiarato quanto segue: “Noi non abbiamo avuto nessuna lite. Io so solamente che quei ragazzi ci guardano storto e ci disprezzano spesso. Forse hanno anche capito che ho detto ai miei figli di stare lontano da loro”. “Come si chiama mio figlio? Ha un nome italiano, perché è nato qui. Lui studia e va alle scuole superiori, però è considerato una nullità da questi piccoli banditi che invece stanno per strada a ciondolare e ci volevano bruciare o solo fare spaventare a morte”.
Auspichiamo, ovviamente, che le autorità competenti facciano al più presto chiarezza. Difatti, quella in questione è una zona particolarmente complicata per quanto attiene il profilo della delinquenza e, dunque, oltre alla componente della discriminazione razzista, potrebbero sussistere altre ragioni delle quali tener conto. Dipoi, al di là di tutto, da giornalisti ed analisti, esprimiamo, al tempo stesso, il più fermo invito affinché, sia in città, sia per l’intero contesto nazionale, si possano smorzare i toni ormai da troppo tempo troppo accesi sulle questioni dell’immigrazione e dell’integrazione. Continuare a ricercare consenso elettorale fomentando asprezze e contrapposizioni è controproducente per tutti, oltre che decisamente pericoloso, dato che azioni come questa trattata potrebbero essere incentivate dal clima generale che si respira nel Paese. È giunto il momento di accantonare i discorsi di odio e le misure meramente propagandistiche che non risolvono i problemi, anzi finiscono per accentuarli. Piuttosto, in maniera seria e ben strutturata, è necessario intervenire in tutte quelle aree urbane e periferiche dove alla miseria si è sommata altra povertà e dove, se lo Stato non fa sentire al più presto la sua presenza, oltre al dilagare della criminalità e della illegalità, rischia di esplodere, tra degrado e abbandono, una miccia sociale.