Il 22 aprile del 1946, il principe Umberto II dichiarò il 25 aprile festa nazionale, istituzionalizzata stabilmente solo il 27 maggio 1949. Un giorno fondamentale per la storia d’Italia in quanto simbolo della vittoriosa lotta di resistenza militare e politica attuata dalle forze partigiane durante il secondo conflitto mondiale contro il governo fascista e l’occupazione nazista. Fu il giorno dell’insurrezione generale in tutti i territori ancora occupati, tutte le forze partigiane ebbero il compito di attaccare i presidi fascisti e tedeschi imponendo la resa, assumendo il potere «in nome del popolo italiano», stabilendo tra le altre cose la condanna a morte per tutti i gerarchi fascisti.«Arrendersi o perire!» fu la parola d’ordine intimata dai partigiani quel giorno e in quelli immediatamente successivi.
In occasione delle celebrazioni dell’anniversario, vi propongo una selezione, che non ha l’ambizione di essere esaustiva, di libri(sia pubblicati negli ultimi anni, sia “classici”) che trattano in svariati modi le tematiche della guerra di Liberazione.
Il partigiano Johnny di Beppe Fenoglio
Fenoglio non riuscì mai a pubblicarlo in vita: lo stesso titolo non è autografo, ma va attribuito ai curatori della prima edizione. Gran parte delle vicende, pur romanzate, furono realmente vissute dall’autore in prima persona, ed è quindi lecito riconoscere nel partigiano una proiezione dell’autore. Johnny, la Resistenza e le Langhe sono i tre veri protagonisti. L’odissea di Johnny e dei suoi compagni inizia con la formazione delle prime bande, alla presa di Alba, li seguiremo fra gli ozi forzati nei casali, le imboscate contro gli automezzi fascisti, le puntate per giustiziare una spia in pianura e le battaglie campali. Lui è un tutt’uno con la sua battaglia, si distacca completamente da quella vita comoda che fino a poco prima conduceva: preferisce dormire in un giaciglio, vivere di nulla, disprezzando gli ambienti borghesi per lui vuoti e privi di significato.
Dove finisce Roma di Paola Soriga
È il 30 maggio del 1944 e Roma aspetta l’ingresso degli americani che stanno arrivando a liberarla. Ida ha quasi diciott’anni e deve scappare, correre fino alle porte della città per sfuggire ai fascisti: è una staffetta partigiana, anche se ogni volta che qualcuno le ha chiesto perché è entrata nella Resistenza non ha saputo spiegarlo a parole. Nascosta dentro una grotta umida, senza sapere quando ne uscirà (e neppure se ne uscirà viva), Ida ricorda e racconta. A Roma è arrivata nel 1938, aveva appena dodici anni ed era già in fuga. Scappava dalla Sardegna insieme alla sorella Agnese. Nei racconti che fa a se stessa nella grotta incontriamo Micol, la prima amica vera, scomparsa dopo i rastrellamenti delle SS; Annina, la compagna di scuola; Francesco, il marito a cui Agnese non riesce a dare un figlio. E poi i compagni del quartierone di periferia che diventano compagni della Resistenza, quelli che la chiamano col suo nome di battaglia, Maria, quelli su cui puoi contare e quelli che invece tradiscono e infine Antonio, soprattutto Antonio, i baci, l’amore.
La resistenza perfetta di Giovanni De Luna
Lo storico De Luna ha scelto una storia, un luogo, alcuni personaggi: un castello in Piemonte, una famiglia nobile che decide di aiutare i partigiani, la figlia più giovane, Leletta d’Isola, che annota sul suo diario quei mesi terribili ma anche meravigliosi in cui comunisti e monarchici, aristocratici e contadini, ragazzi alle prime armi e ufficiali dell’ex esercito regio lottarono, morirono, uccisero per salvare la loro patria, la loro libertà, il futuro di una nazione intera. Mesi in cui, tra il cortile della sua villa di famiglia e le montagne tutt’attorno, si formò veramente quell’unità che diede origine al mito della Resistenza che per Leletta, e per tantissimi italiani, restò sempre nella memoria il ricordo di una “Resistenza perfetta”, non come ideale irraggiungibile, ma come concreta realizzazione, capace di salvare la patria. Nella villa si decise di impugnare le armi discutendo con passione, avendo nel cuore la speranza di costruire un’Italia migliore e la profonda sensazione di vivere una stagione decisiva. In quei fatidici giorni tutti seppero mettere da parte anacronistiche barriere ideologiche e sociali per un fine ultimo e unico. Il male stava nel passato, nei fascisti e nei nazisti che si ostinavano a perpetuarlo, il bene “stava nel futuro che tutti insieme, per una volta, compiutamente italiani, si voleva costruire”.
La Storia di Elsa Morante
Si svolge a Roma durante e dopo la seconda guerra mondiale, la protagonista è Ida con i suoi figli Nino e Useppe, alla sua storia se ne intrecciano altre mille e tutte queste storie e tutti questi volti hanno in comune lo stesso destino: la guerra, i bombardamenti, le deportazioni degli ebrei, la povertà, la distruzione e la liberazione di Roma, i partigiani, la fame. Ida riesce ad andare avanti nonostante tutto, vive ogni giorno con l’obiettivo di sopravvivere. Anche quando resta vedova; quando viene violentata da un soldato tedesco, di cui partorirà il figlio; quando deve scappare da Roma; quando muore suo figlio Nino; quando rimane sola. Di Ida viene narrato un grande senso di solitudine, ma anche la grande forza che la spinge a sopravvivere a tutto ciò che la guerra comporta, al dolore, alla solitudine, alle sconfitte, alla solitudine, lei sopravvive alla vita, una vita che non le ha regalato niente al di fuori dei suoi figli e che non ha chiesto di vivere e con la quale di ritrova a lottare.
Uomini e no di Elio Vittorini
Ambientato nella Milano occupata dai tedeschi, racconta gli slanci generosi dei partigiani impegnati nella lotta clandestina nella metropoli lombarda. Il protagonista è un giovane partigiano, nome di battaglia Enne 2 che si interroga tra un’azione e l’altra sul senso del suo stare al mondo, sulla natura dell’essere umano, sull’amore impossibile che lo tormenta. Compagni di avventura sono altri partigiani che formano un personaggio collettivo unico, spinti alla lotta da un’ingenua e popolare speranza di poter cambiare la storia per realizzare ciascuno i propri sogni di vita, contro di loro il nemico: i fascisti guidati da Cane Nero. La storia degli attentati predisposti dai partigiani ai danni dei nemici, delle rappresaglie, dei giochi politici, della fuga e della vita condivisa tra compagni di lotta si mescola alla storia della relazione di coppia giungendo alla conclusione di chiedersi se forse umano e disumano non siano in realtà inevitabilmente legati.
La ragazza di Bube di Carlo Cassola
Mara è una giovane di provincia, che all’indomani della Liberazione conosce il partigiano Bube, eroe della Resistenza e se ne innamora. Questi, tornato alla vita civile imbottito di precetti di violenza e vendetta, ha commesso un delitto. I due intraprendono un viaggio a Volterra, paese di lui, per sfuggire all’accusa. Sulla corriera per il paese incontrano un prete, padre Ciolfi, e una donna, che intima a Bube di dare una lezione al parroco, dal momento che si tratta di un ex fascista e presunto collaborazionista con i nazisti. Il ragazzo è combattuto dal momento che da bambino aveva fatto il chierichetto per il prete e quindi prova pietà per l’uomo ma, una volta sceso, Bube è spinto dalla folla a picchiare il parroco. Nella notte i due giovani vengono informati che Bube, per fedeltà al partito e soprattutto per sfuggire all’arresto, deve scappare. Verranno condotti in un capanno in campagna, dove trascorreranno due notti d’amore. Bube verrà catturato e condannato a quattordici anni di carcere. Mara, maturata proprio grazie alla forza del sentimento per lui è divenuta ormai donna, decidendo di aspettare l’amato con animo fedele e ostinato.