La scorsa settimana abbiamo parlato delle fiabe e sui film sulle fiabe in generale, ma a questo argomento il cinema si è dedicato innumerevoli volte tanto che è addirittura possibile stilare delle classifiche di film su una specifica fiaba. E’ ovvio che le più rappresentate sono state quelle più famose, quelle più conosciute e amate da grandi e piccini. Infatti fra queste oserei dire che forse la più nota, raccontata in varie versioni, persino umoristiche e pornografiche, è la fiaba di Biancaneve e i sette nani. Delle innumerevoli versioni cinematografiche prodotte negli anni ne ho scelte cinque che mi sembrano abbastanza rappresentative.
Biancaneve e i sette nani
Biancaneve e i sette nani è un film d’animazione del 1937 prodotto dalla Walt Disney e diretto da David Hand. Ha fruttato un Oscar alla carriera a Walt Disney, nomination per la miglior colonna sonora, trofeo d’arte alla Biennale di Venezia a Walt Disney e numerosi altri premi.
Raccontare la trama mi sembra superfluo, è invece interessante sapere alcune curiosità sulla realizzazione del lungometraggio. “Biancaneve” è stato il primo lungometraggio in cell animation, il primo ad essere prodotto in America e completamente a colori, ma anche il primo della storia del cinema. E’ quello che ha dato il via ai cosiddetti “classici Disney” che, sempre ispirati a famose fiabe, si sono susseguiti negli anni anche fino ad oggi. Il film è oggi considerato culturalmente, storicamente ed esteticamente significativo, inserito nel National Film Registry degli USA. Nel 2008 l’American Film Institute lo ha eletto a miglior film d’animazione americano di tutti i tempi. Biancaneve è uno dei pochi personaggi di film d’animazione ad avere una stella nella Hollywood Walk of Fame. La tecnica utilizzata per l’animazione di “Biancaneve” fu il rotoscope cioè si filmò una pellicola da cui furono ricalcate le movenze della principessa. L’attrice ballerina Marge Champion recitò dal vivo la parte di Biancaneve davanti ai disegnatori dello studio e questi utilizzarono i suoi movimenti come riferimento per i movimenti. E’ stata la prima figura umana realistica in movimento mai realizzata. Marge aveva allora solo quattordici anni e i suoi tratti furono poi resi più tondeggianti dagli animatori (in seguito fu modella anche per la fata turchina di “Pinocchio” e l’ippopotamo ballerino di “Fantasia”). Per la regina Grimilde invece si ispirarono all’attrice Joan Crawford e alla statua di Uta di Ballenstedt nel coro della cattedrale di Naumburg. Disney decise che le versioni internazionali di questo film dovevano essere adattate e tradotte come se la pellicola fosse stata girata direttamente nella lingua di arrivo, così ad esempio le scritte in inglese e i nomi dei nanetti sulle testate dei letti vennero sostituite con il corrispondente italiano. Tutto ciò fa comprendere come questo film alla bella età di ottantuno anni sia ancora oggi considerato un capolavoro intramontabile.
Biancaneve nella foresta nera
Biancaneve nella foresta nera è un film del1997 diretto da Michael Cohn e interpretato da Sigourney Weaver, Sam Neill e Monica Keena.
Rimasta orfana al momento della nascita, Lilian detta Lilli cresce felice e adorata nella tenuta del padre Frederick. Un giorno però questo si risposa con Claudia, una donna bella e vanitosa che si guarda di continuo in uno specchio senza permettere agli altri di farlo. Dopo nove anni Claudia è pronta ad avere un figlio ma nel corso di una festa ha un malore e perde tragicamente il bambino. A questo punto le piccole rivalità che si erano create tra matrigna e figliastra nel corso degli anni si trasformano in odio profondo, in più la donna vede alimentato il suo rancore dal misterioso specchio che la aizza contro la povera Lilli. La ragazza si trova così costretta a fuggire nel folto della foresta oscura, dove trova riparo in una chiesa diroccata in compagnia di uno strano gruppo di minatori.
La pellicola non ha ottenuto delle recensioni positive, infatti possiamo dire che non sia un capolavoro ma presenta alcuni spunti originali e interessanti. In un’alternanza di efficaci spunti gotici ed effetti speciali “Biancaneve nella foresta nera” non raggiunge pienamente il suo scopo, tuttavia vale la pena guardarlo per l’interpretazione della Weaver che, oscillando dalla bellezza all’orrido, conferisce al perfido personaggio di Claudia una statura da tragedia classica! Altra nota di merito: il film è stato girato tra i paesaggi della Boemia e di Praga per suggerire quelle atmosfere tipiche della raccolta di fiabe dei Grimm, tra castelli, sculture cimiteriali, foreste stregate e richiami psicoanalitici.
Biancaneve e il cacciatore
Biancaneve e il cacciatore è un film del 2012 diretto da Rupert Sanders. Il cast è composto da Charlize Theron, Kirsten Stewart, Chris Hemsworth e Bob Hoskins alla sua ultima interpretazione prima di ritirarsi dalle scene.
Biancaneve è la figlia di un re rimasto vedovo che si risposa con una bellissima donna. Questa si rivela una strega, lo uccide, si impossessa del trono e rinchiude la figlia di lui nella torre. La bimba cresce e minaccia con la sua bellezza sia la bellezza della regina che il suo trono, per cui la donna decide di farla uccidere, ma la principessa scamperà alla morte e fuggirà. Qui entrano in gioco il fratello della regina, un cacciatore vedovo alcolizzato che spera che la regina gli riporti in vita la moglie, il figlio di un duca e otto nani ladri. Tutti i personaggi si muovono in una girandola di avventure fino all’epilogo che vedrà la regina e la principessa affrontarsi in uno scontro finale.
La storia di “Biancaneve e il cacciatore” inizia come la fiaba tradizionale per trasformarsi poi quasi in un fantasy. Il regista Rupert Sanders fa una sua rilettura dei personaggi trasformando Biancaneve in una novella Giovanna D’arco in armatura e inventando il personaggio del cacciatore alcolizzato e quello dell’ottavo nano che finisce ucciso. Non vi sono principi azzurri tradizionali perché tutto è incentrato su una figura femminile forte, un’eroina che si contrappone alla bellissima e crudele matrigna che a sua volta è diventata tale per reazione a ciò che ha subito nell’infanzia. Quindi troviamo anche una motivazione psicologica, quasi una giustificazione alla cattiveria della regina che vede nella bellezza l’unica ragione importante di vita e di potere. Una rilettura personale dunque che può essere anche discutibile, infatti cosa potrebbe temere una bellezza come quella della Theron da una come la Stewart?
Biancaneve – Mirror mirror
Biancaneve – Mirror mirror è un film del 2012 diretto da Tarsen Singh. Il cast è composto da Julia Roberts, Lily Collins, Sean Bean e Armie Hammer. Il film è stato candidato all’Oscar per gli stravaganti costumi della giapponese Eiko Ishioka.
La storia è sempre la stessa con qualche piccola variazione: re vedovo che sparisce all’improvviso, matrigna cattiva che sperpera il denaro del regno e mette forti tasse al popolo, principessa rinchiusa fino ai suoi diciotto anni. Quando la principessa decide di vedere in che condizioni versa il suo popolo esce e incontra un principe e sette nani che fanno i briganti. E qui la storia prende una piega diversa: la regina tenta di sposare il principe, Biancaneve si trasforma in un novello Robin Hood per recuperare i soldi delle tasse che ridà al popolo e si allea con i nani ladroni dando a loro il merito e facendoli diventare eroi.
Il film è stato realizzato con l’idea di farlo quanto più simile possibile a un film d’animazione ma in chiave umoristica. Basato su una storia abbondantemente testata, (non si discosta troppo dalla struttura della fiaba) il regista si diverte con piccole variazioni e sequenze visionarie aiutato dalla scenografia e soprattutto dai costumi un po’ folli della giapponese Ishioka.
Blancanieves
Blancanieves è un film muto del 2012 scritto e diretto dal geniale Pablo Berger. Il cast è composto da Macarena Garcìa, Maribel Verdù, Angela Molina e Daniel Giménez Cacho. La pellicola ha ottenuto diciotto nomination ai Premi Goya, vincendone ben dieci tra cui quello per la migliore attrice e la miglior attrice rivelazione.
La storia è ambientata negli anni venti in Andalusia. Carmen è una graziosa bambina, figlia del noto torero Antonio Villalta che, dopo un grave incidente nell’arena, è costretto su una sedia a rotelle. La mamma di Carmen invece è morta dandola alla luce ma la sua matrigna presto diviene Encarna, l’infermiera che accudisce il padre. Consumata dalla gelosia, Encarna odia la figliastra e la tratta con dispotismo sadico mentre il padre, segretamente, insegna alla piccola la tauromachia. Carmen, ormai adolescente, riesce a sfuggire alla custodia della perfida Encarna e si unisce ad un gruppo di toreri nani diventandone la pupilla.
Il regista ha impiegato nove lunghi anni per trovare cinque milioni di euro e volti che non hanno bisogno di voce, come quelli che accomunano le due attrici protagoniste di Blancanieves. Questo film è un vero e proprio capolavoro! E’ una lettera d’amore al cinema muto europeo che nasce più di un secolo dopo i Lumière e prima di “The Artist”, ma che di certo di quest’ultimo ha beneficiato il successo. Ma Berger, al contrario di Hazanavicius, non si limita a recuperare il cinema delle origini e il muto, lo chiama esplicitamente in scena con lo zootropio, le ombre cinesi e l’occhio del toro (che richiama la lanterna magica di tipo bull’s eye). Questo regista spagnolo ha riadattato in modo unico e originale un materiale che, in pasto ad Hollywood, non ha creato nulla di nuovo. Qui invece Berger ha pensato di parafrasare la fiaba dei fratelli Grimm in un mondo iberico retrò un po’ oscuro e un po’ mistico in cui le ombre evocano Murnau e i riferimenti a Bunuel sono continui. In questo bianco e nero muto squarciato solo da ritmi spagnoli e musiche popolari, l’intreccio si fa cupo e cruento, molto più gotico della fiaba originale. Berger riesce a confezionare 90 minuti di puro intrattenimento capaci di rapire senza far avvertire il peso del muto. Il montaggio frizzante di Fernando Franco è uno degli elementi più incisivi assieme alla pittoresca fotografia, la bellissima colonna sonora di Alfonso de Villalonga e la recitazione teatrale.