Venerdi 19 novembre, per la prima volta a Roma, Canio Loguercio in concerto presso l’Auditorium Parco della Musica, con il suo nuovo album: “Ci stiamo preparando al meglio”. Abbiamo scambiato due chiacchiere con lui, un professionista stimato e talentuoso.
Ciao Canio, benvenuto a Senza Linea e innanzitutto complimenti per la tua musica. Musica d’autore, hai vinto tanti premi. Qual è l’esperienza canora che ti ha segnato di più?
Beh cominciamo col dire che il mio non e’ proprio un canto, ma piuttosto un “cantato-parlato”. E’ una mia chiara scelta espressiva, credo abbastanza inusuale in un contesto armonico e melodico molto definito. Le mie canzoni avrebbero una chiara linea melodica, ma col mio modo di cantare è come se queste melodie scorressero sottoterra, vivessero in uno spazio interiore, lasciando affiorare solo delle tracce, dei frammenti.
Tra l’altro poi non credo di essere un “musicista”. Penso di essere un semplice artigiano delle parole e della musica a cui piace sperimentare, mescolare i linguaggi e collaborare con artisti più bravi di me, come ho fatto in questo disco. Direi che fin da ragazzo ho sempre avuto un grande interesse per l’arte e il vizio di indagarne le forme nelle sue viarie espressioni. Mentre studiavo architettura continuavo ad occuparmi di musica. La sperimentazione è stata sempre un mio pallino.
Parliamo del tuo ultimo album “Ci stiamo preparando al meglio”: 10 tracce, di cui 5 inediti. Una cover di “Incontro” di Guccini e diversi omaggi alla musica napoletana. Quale percorso ci stai delineando?
Alla mia età la confusione ha ormai decisamente preso il sopravvento. E in questo disco si sente. Passo, infatti, con una certa disinvoltura da Incontro di Francesco Guccini a Lacreme napulitane (rielaborata in Mia cara madre), da Quando vedrete il mio caro amore, un brano scritto da una quindicenne nel ’63, arrangiato da Morricone e cantata a suo tempo da Donatella Moretti, a Core ‘ngrato, un classicissimo della canzone napoletana reinterpretato a fil’e voce, in una versione intima e minimale. Sono canzoni che mi porto dentro da sempre. Le ho rifatte senza neanche ascoltare le originali.
Per me questo disco è stato innanzitutto una buona occasione per mettere in fila alcune cose che mi frullavano in testa e tirare fuori dai cassetti alcune piccole creature, strane animucce che chiamiamo canzoni, ognuna con il proprio mondo. Questa volta ne ho appuntate una decina, messe laboriosamente in ordine una dopo l’altra, alcune venute alla luce per la prima volta, altre riprese dagli scaffali della memoria come fragili e preziosi oggetti d’affezione.
Ci sarà un tour?
Un tour? Mah.. come dicono i fisici, andiamo avanti per approssimazioni successive..
Quanto sei legato alla città di Napoli?
Ogni volta che mi trovo a Napoli per un concertino mi sale l’ansia, mi sento come se dovessi affrontare una durissima prova d’esame che, ovviamente, non supero mai a pieni voti. Infatti alla fine della performance c’è sempre qualcuno che mi si avvicina e con un tono quasi di rimprovero mi dice: “Tu non sei di Napoli, si sente..”
A Napoli sono cresciuto, ho cominciato a suonare, mi sono laureato in architettura, mia moglie è napoletana.. E’ una città unica al mondo.
Nelle mie canzoni “a fil’e voce” Napoli è presente innanzitutto con la sua lingua patrimonio dell’umanità, ma nella mia musica c’è soprattutto una Napoli intima, direi interiorizzata, un luogo dell’anima in cui il confronto con la tradizione si manifesta attraverso la suggestione esercitata dalla canzone napoletana che irrompe con la forza della sua irresistibile seduzione.
Nella tua carriera hai collaborato con diversi artisti. Chi ti ha colpito di più?
Negli anni ’80 col mio gruppo misto lucano/partenopeo, i Little Italy, fummo fra i protagonisti a Napoli, insieme a tante altre formazioni, della stagione della cosiddetta “Vesuwave” e in Basilicata, a Campomaggiore per l’esattezza, con la piccola etichetta Officina avviammo la realizzazione dei dischi del quotidiano “il manifesto”, rimasto poi per anni uno dei pochissimi riferimenti italiani per la distribuzione di musica indipendente.
E direi che proprio grazie ai mei amici e compagni di strada lucani ho potuto avviare la mia avventura musicale, il compianto Pasquale Trivigno, Nello Giudice, Rocco Petruzzi il pianista e compositore Rocco de Rosa che ha scritto con me tante canzoni..
Col mio disco precedente, sempre pubblicato dalla piccola grande etichetta indipendente Squilibri ho avuto modo di collaborare con Alessandro D’Alessandro, un musicista eccezionale che sta letteralmente reinventando uno strumento tradizionale come l’organetto.
Come ti dicevo, mi sento un semplice artigiano del pop, però ho la furbizia di approfittare della generosità e dell’affetto di tanti amici che coinvolgo nei mei progetti musicali..
In questo disco che ho realizzato con Rocco Petruzzi che ne ha praticamente definito il suono, ci sono molte donne che hanno dato tanta luminosità alle canzoni. Ho avuto la fortuna di duettare, sia in italiano che in napoletano, con cantati strepitose, Sara Jane Ceccarelli, Monica Demuru, Giovanna Famulari, Brunella Selo (con la figlia Carolina Franco), Flo, Barbara Eramo, ‘Mbarka Ben Taleb, Laura Cuomo.
E vorrei aggiungere Maria Pia De Vito che mi ha onorato della sua partecipazione in tanti miei progetti e i musicisti strepitosi con cui sto suonando adesso come Giovanna Famulari, Luca De Carlo, Ermanno Dodaro, Bruno Zoia, Massimo Antonietti, Giovanni Lo Cascio, Luca Caponi.
Ti rinnovo i complimenti e spero di sentirti presto dal vivo.
La rassegna Di canti e di storie, promossa da Squilibri d’intesa con la Fondazione Musica per Roma, prosegue il 19 novembre, all’Auditorium Parco della Musica di Roma, con il concerto di Canio Loguercio che, con la band al completo e con numerosi ospiti, presenterà per la prima volta al pubblico romano le canzoni del suo nuovo album, Ci stiamo preparando al meglio (Squilibri editore).
A tre anni di distanza dal precedente album “Canti ballate e ipocondrie d’ammore, premiato con la Targa Tenco come miglior album in dialetto, con il suo nuovo progetto Canio Loguercio si è sottratto alle confortevoli liturgie delle riconferme per continuare a muoversi al di fuori di ogni schema, seguendo il filo di una fertile quanto cangiante ispirazione. Invece di riproporsi secondo formulate collaudate, che lo hanno consacrato come una sorta di irregolare epigono della canzone napoletana, che più di ogni altro ha trasfigurato in una direzione del tutto inaspettata, ha deciso di misurarsi con la forma canzone tout court, mettendo insieme 10 brani che, ripescati negli scaffali della memoria o composti per l’occasione, animano tutto un mondo interiore che si nutre di immagini e suggestioni impalpabili che lievitano fino a diventare espressione di stati d’animo più estesi e condivisi. Un disco intimo e nostalgico, dunque, ma proiettato in avanti, oltre quell’assurda sospensione d’animo in cui siamo precipitati e dove non resta che prepararsi al meglio, magari in buona compagnia come quella che popola questo disco di grande fascinazione, da Andrea Satta a Badara Seck, da Flo a Monica Demuru.
“Più che un concerto, si tratta di una messinscena di appunti sparsi, derive sentimentali e canzoni sussurrate – ha dichiarato Canio Loguercio – Una sorta di drammaturgia intima e ironica sulla perdita e la nostalgia. Un viaggio lento fra “ammore” e memoria che si intrecciano sullo sfondo di un paesaggio immaginario, lungo il filo di una storia provvisoria che si avvolge continuamente su se stessa. Sarà anche la prima volta che presenteremo da un palco, in presenza, le canzoni di questo nuovo album con un gruppo di straordinari musicisti con i quali spero anche di tornare presto a suonare dal vivo e con altri amici che sono venuti a trovarci per questo concerto”.
Ad accompagnare Canio Loguercio saranno, infatti, Giovanna Famulari al violoncello, Luca De Carlo alla tromba, Massimo Antonietti alle chitarre, Ermanno Dodaro al contrabasso e Luca Caponi alla batteria. E con la partecipazione straordinaria di Sara Jane Ceccarelli e Andrea Satta, che con Canio interpretano il brano che dà il titolo a tutto il disco, Maria Pia De Vito, non nuova a collaborazioni con il cantautore lucano, e, infine, Maria Grazia Calandrone e Andrea Consoli, scrittori per molti versi vicini ad alcune delle istanze ripercorse nei dieci brani di “Ci stiamo preparando al meglio”
L’album “Ci stiamo preparando al meglio” si compone di 10 brani, tra cui 5 inediti, 1 nuova versione di “Luntano Ammore” e 4 speciali rivisitazioni di celebri canzoni d’autore e classici della musica napoletana a cui Loguercio è particolarmente legato: “Incontro” di Francesco Guccini”, “Lacreme Napulitane” di Francesco Buongiovanni e Libero Bovio (rielaborata in “Mia cara madre”), “Quando vedrete il mio caro amore”, un successo di Donatella Moretti del 1963 e “Core ‘ngrato” di Riccardo Cordiferro e Salvatore Cardillo.
La rassegna Di canti e di storie, per il 2021, si concluderà il 17 dicembre con il concerto di Peppe Voltarelli.