Le problematiche legali legate all’acquisto e alla germinazione dei semi di marijuana
La normativa italiana sulla cannabis e sulla sua coltivazione è stata oggetto di numerose evoluzioni nel corso degli anni, a causa dell’emergere di nuovi usi e di nuove esigenze, ma continua ad essere piuttosto ostica per la maggior parte dei cittadini.
Ciò è vero soprattutto per quanto riguarda i semi di marijuana, prodotti che, a causa della loro particolare natura, presentano determinate criticità che il legislatore non è ancora riuscito ad affrontare in maniera chiara e completa.
Questo lo sa bene chi acquista semi di cannabis su Sensoryseeds, noto eCommerce del settore, o presso altri rivenditori autorizzati, sempre in ansia alla mercé di una spada di Damocle che continuerà a incombere finché la situazione non verrà risolta in via definitiva in un modo o nell’altro intervenendo sulle leggi in materia.
Nel seguente articolo affronteremo questo tema, descrivendo brevemente in che modo la normativa italiana disciplina la compravendita di questi prodotti e come alcune forze politiche stanno cercando di intervenire per normalizzare una situazione piuttosto complessa e confusa.
Semi di cannabis: ok al collezionismo, non alla coltivazione
La normativa italiana sui semi di cannabis è un tema controverso e complesso, che richiede di considerare diverse fonti legislative e interpretazioni giurisprudenziali.
In generale, la vendita e l’acquisto di prodotti a base di cannabis è legale solo a condizione che non venga superato un determinato limite rispetto alla concentrazione di THC (tetraidrocannabinolo, la sostanza psicoattiva della pianta), così come indicato dalla Legge 242/2016.
I semi di marijuana non contengono tale sostanza e, pertanto, non rientrano nella categoria degli stupefacenti. Diverso discorso, però, va fatto per le piante che possono crescere se questi ultimi vengono fatti germinare.
Se si tratta di semenze certificate e selezionate per la coltivazione della cosiddetta ‘canapa light’ allora la loro coltura è assolutamente lecita. Viceversa, se sono semi potenzialmente in grado di dar vita a esemplari contenenti alte concentrazioni di THC è assolutamente vietato farli germinare.
Insomma, tutto ruota intorno allo scopo per il quale sono stati acquistati: il collezionismo è lecito, la coltivazione no.
Il problema è che la normativa non è chiara su come verificare lo scopo dell’acquisto dei semi e in alcuni casi le autorità hanno proceduto a sequestri e sanzioni basandosi su indizi o presunzioni.
Questa la situazione attuale, ma il dibattito politico è ancora aperto sulla possibilità di decriminalizzare o legalizzare la coltivazione domestica di cannabis per uso personale così come dimostrato dalla rivoluzionaria proposta di legge del dicembre 2021.
Cosa prevede la proposta di legge
La proposta di legge a cui abbiamo accennato ha l’obiettivo di intervenire sulle leggi che regolano la cannabis in Italia, con diverse novità rispetto alla normativa attuale.
Il testo è stato approvato dalla commissione Giustizia della Camera e ha ovviamente polarizzato il dibattito politico: da una parte il Movimento 5 Stelle e il Partito Democratico sostengono la proposta, mentre la Lega, FdI e Forza Italia si mostrano piuttosto ostili a un intervento di questo genere.
La principale innovazione della proposta è la depenalizzazione della coltivazione e del possesso per uso personale di non più di 4 piante di cannabis (femmine). Ciò legalizzerebbe una pratica finora punita con la reclusione fino a un anno o con una multa fino a 4 mila euro. Tuttavia, la coltivazione domestica deve avvenire nel rispetto delle norme igienico-sanitarie e senza recare disturbo ai vicini o alla pubblica sicurezza.
Inoltre, il testo prevede una distinzione tra droghe leggere e pesanti, modificando le pene previste per i reati relativi alle sostanze stupefacenti.
Per i fatti considerati di lieve entità, cioè quelli commessi con mezzi, modalità o circostanze tali da non destare allarme sociale o da non arrecare danno alla salute pubblica, si riducono le pene a: da un minimo di 6 mesi a un massimo di 4 anni di reclusione per le droghe pesanti, mentre per le droghe leggere il range va da un minimo di 2 mesi a un massimo di 2 anni.
Viceversa, si aumentano le pene per i reati aggravati dall’associazione a delinquere o dallo spaccio nei confronti dei minori, con la reclusione da otto a ventidue anni e una multa da 50 mila a 260 mila euro.
La proposta prevede anche la possibilità per il giudice di sostituire la pena detentiva con i lavori socialmente utili nei confronti dei tossicodipendenti che abbiano commesso reati relativi alle sostanze stupefacenti.
Infine, il ddl stabilisce che il Ministero dell’Istruzione promuova una giornata nazionale incentrata sulla discussione e sulla sensibilizzazione nei confronti dei danni causati dall’alcol, dal tabacco e dalle sostanze psicotrope, e prevede l’istituzione presso il Ministero della Salute del Fondo nazionale per le politiche sulle dipendenze (FND), destinato al finanziamento delle attività volte alla prevenzione, al trattamento e al reinserimento.
In conclusione
Sebbene l’acquisto di semi di cannabis sia legale, la loro germinazione e coltivazione sono consentite solo se questi sono certificati per la coltivazione della ‘canapa light’ e non per la produzione di piante ad alto contenuto di THC. Il quadro normativo attuale, purtroppo, non è chiaro su come verificare lo scopo dell’acquisto dei semi, il che può portare a sequestri e sanzioni.
Tuttavia, c’è un dibattito politico in corso sulla possibilità di depenalizzare o legalizzare la coltivazione domestica di cannabis per uso personale, come dimostrato dalla recente proposta di legge descritta in precedenza. Il disegno di legge mira a intervenire sulle leggi che regolano la cannabis in Italia, con significative modifiche rispetto alla normativa attuale. L’innovazione principale è la depenalizzazione della coltivazione e del possesso di fino a quattro piante di cannabis femmina per uso personale, una modifica che, se dovesse diventare realtà, rappresenterebbe una pietra miliare in direzione di una progressiva liberalizzazione rispetto all’uso di una delle piante più discusse di sempre.