Controversa e misteriosa, Eusapia Palladino nacque in un piccolo paese del sud nel 1854 e della prima parte della sua vita, sono pochissimi i dettagli conosciuti. Le cronache parlano di lei come di una donna ignorante,rozza,volgare e un carattere spigoloso, ma chi era davvero la sedicente medium che suscitò la curiosità del premio Nobel Pierre Curie? Luisa Minichiello, grafologa, ha analizzato la scrittura di Eusapia e ha delineato alcuni aspetti della donna, spiegandoci anche in cosa consiste la grafologia.
“Che la grafologia non sia stata stimata e accreditata fin dall’inizio è un fatto innegabile e tutt’oggi lo è per suoi detrattori che guardano tale disciplina come qualcosa di poco affidabile, quasi “magico”. Niente di più sbagliato. La grafologia non è in grado di predire il futuro e il grafologo non è un chiaroveggente. L’analisi grafologica è molto più tecnica di quanto si possa pensare e richiede anni di studio e applicazione. Il gesto grafico è un elemento espressivo individualizzante: non c’è una scrittura uguale a un’altra per quanto simile possa sembrare. Attraverso la grafologia è possibile rintracciare le caratteristiche di unicità che sono peculiari a ciascun individuo e perciò difficilmente riproducibili.” Dice la grafologa Luisa Minichiello.
“Eusapia Palladino è nota per essere passata alla storia come spiritista e medium ossia vantava particolari doti che le consentivano di “sintonizzarsi” con gli spiriti dei morti. Ma davvero era in grado di entrare in contatto con questa realtà parallela? Il pregio di un medium dovrebbe essere quello di “sentire” o “intuire” realtà non percepibili da tutti. La grafologia consente di analizzare la personalità dello scrivente attraverso ciò che egli proietta inconsciamente sulla carta. Nella scrittura di Eusapia Palladino emerge il desiderio di affermazione di sé, sia nell’essere che nell’avere, traducendosi nella sfida di chi si mette continuamente alla prova. La grafia è regolare, inclinata, legata, parla di un’emotività ben controllata e padroneggiata, di sufficiente fiducia in sé e di un’attività ben canalizzata. Emerge una donna dotata di amabilità di approccio ma più apparente che reale, la sua disponibilità era solo di facciata, non corrispondente a un’autentica apertura verso l’altro. Se da una parte non era dotata di grande slancio umano, dall’altro disponeva, invece, di un buon equilibrio e di un tipo di intelligenza pratica che le ha permesso di adattarsi alla vita con efficienza istintiva senza richiedere forzature o compensazioni. La sua vera dote è stata quella di aver saputo trasformare le conoscenze acquisite probabilmente durante la partecipazione alle sedute spiritiche e averle sfruttate a proprio vantaggio. Di fatti, la sua presunta capacità di medianità non è confermata da una ragione sempre vigile e dalla tenacia nel convogliare le forze verso lo scopo che si era prefissato.”