“E’ stata tutta una vita di sacrifici e di gelo! Così si fa il teatro. Così ho fatto! Ma il cuore ha tremato sempre tutte le sere! E l’ho pagato, anche stasera mi batte il cuore e continuerà a battere anche quando si sarà fermato.”
Il 31 ottobre del 1984, veniva a mancare un uomo il cui nome è, praticamente, sinonimo di Teatro; l’esponente di spicco di una famiglia che, a partire da Scarpetta, ha segnato in maniera indelebile le forme teatrali e culturali più eccelse del panorama nazionale e internazionale. Ovviamente, ci stiamo riferendo a Eduardo De Filippo, regista, scrittore, sceneggiatore, attore, il quale è stato, non a caso, tra le figure più eminenti del teatro napoletano e italiano del Novecento, per la sua abilità di autore e la sensibilità di interprete che faceva perno su una raffinata tecnica espressiva.
Fratello degli altrettanto noti Peppino e Titina, egli debuttò giovanissimo sul palcoscenico con la compagnia di Scarpetta, il padre, nel ruolo di ‘Peppiniello’ in Miseria e nobiltà del 1905. Nel 1913, poi, Eduardo entrò ufficialmente nella compagnia del fratellastro, Vincenzo Scarpetta, e vi rimase fino al 1920, quando venne chiamato alle armi. Finita la leva militare, riprese a recitare e si unì a vari gruppi di attori. Nel 1931, con il fratello e la sorella, l’attore fondò la loro compagnia, “Teatro Umoristico I De Filippo” – da lui stesso diretta -, la quale svolgeva la propria attività presso il Kursaal e il Cinema Reale di Napoli. Il trio riscosse un notevole successo, tanto da estendere la tournée anche ad altre città italiane, ma, nel 1954, i rapporti tra Peppino ed Eduardo si compromisero talmente da decidere per lo scioglimento della compagnia e ognuno dei due ne fondò una propria.
Eduardo De Filippo, come sappiamo, nel corso degli anni, ha scritto una serie di lodevolissimi e pregiatissimi lavori drammatici che hanno avuto enorme successo anche ben oltre i confini dell’Italia. Basti pensare a Napoli milionaria (1945), Questi fantasmi (1946), Le bugie con le gambe lunghe (1947), La grande magia (1948), Le voci di dentro (1948), La paura numero uno (1951), Mia famiglia (1953), Bene mio, core mio (1956), Sabato, domenica e lunedì (1959), Il sindaco del rione Sanità (1960), L’arte della commedia (1964), Il contratto (1967), Il monumento (1970), Gli esami non finiscono mai (1973).
Ma oltre alla proficua e assai ricca carriera teatrale, nel 1932, egli iniziò a distinguersi anche nel cinema. A tal proposito, tra le sue interpretazioni più importanti sul grande schermo sicuramente da menzionare sono quelle in “Il cappello a tre punte” (1934), di Mario Camerini, “Traviata ’53”(1953) di Vittorio Cottafavi, “Tempi nostri”(1954) di Alessandro Blasetti e “L’oro di Napoli”(1954) di Vittorio de Sica. Successivamente, il napoletano diede il via pure alla sua carriera di regista cinematografico con “In campagna è caduta una stella”(1940), seguito da “Ti conosco mascherina!”(1943), “Napoli milionaria”(1950), “Filumena Marturano“(1951), un episodio di “I sette peccati capitali”; “Marito e moglie” e “Ragazze da marito” (1952), “Napoletani a Milano”(1953), “Questi fantasmi”(1954), “Fortunella”(1957), “Il sogno di una notte di mezza sbornia”(1959), un episodio di “Oggi, domani, dopodomani”(1965) e “Spara forte, più forte … non capisco”(1966). Molti di questi film, come è evidente, sono la trasposizione cinematografica delle sue commedie teatrali. Il 26 ottobre 1984, pochi giorni prima della sua dipartita, infine, l’attore comparve nello sceneggiato “Cuore”, di Luigi Comencini, tratto dal romanzo di Edmondo De Amicis; e questa interpretazione fu proprio la sua ultima apparizione.
Al di là degli aspetti strettamente legati alla sua opera, è da ricordare, in aggiunta, che Eduardo De Filippo, nel 1954, inaugurò a Napoli il teatro San Ferdinando, il quale, distrutto dalla guerra, fu da lui ricostruito a sue spese per far rivivere nella sua città le tradizioni del teatro napoletano. Nel 1972, poi, egli ottenne il premio internazionale Feltrinelli per il teatro e nel 1981 venne nominato senatore a vita dal Presidente della Repubblica Sandro Pertini per i suoi meriti artistici e i contributi alla cultura. Gli furono, inoltre, conferite anche due lauree honoris causa in Lettere dall’Università di Birmingham nel 1977 e dall’Università degli Studi di Roma La “Sapienza” nel 1980.