Nel lunghissimo elenco dei figli illustri di Napoli, tra artisti, musicisti, poeti, attori e filosofi, è doveroso annoverare anche coloro i quali hanno assunto alte cariche istituzionali nella guida politica del Paese. In tal senso, sicuramente da menzionare, primo fra tutti, è Enrico De Nicola, che, nato nel capoluogo partenopeo il 9 novembre 1877 – sebbene sia cresciuto poi a Torre del Greco -, è stato il primo Presidente della Repubblica Italiana. Egli fu eletto capo provvisorio dello Stato dall’Assemblea Costituente proprio il 28 giugno 1946, al primo scrutinio, con 396 voti su 500, e ricoprì tale carica dal primo luglio dello stesso anno al 31 dicembre 1947. Dimessosi dall’incarico, fu rieletto Capo provvisorio dello Stato il 26 giugno 1947, sempre al primo scrutinio, con 405 voti su 523.
Successivamente, il primo gennaio 1948, a norma della prima disposizione transitoria e finale della Costituzione della Repubblica Italiana, De Nicola esercitò le attribuzioni e assunse il titolo di Presidente della Repubblica Italiana, mantenendoli fino al successivo 12 maggio.
La sua carriera politica fu particolarmente ricca e prestigiosa ed egli spese la sua vita interamente in nome del Diritto e dello Stato.
Il suo primo impegno, in realtà, fu nel giornalismo, nel 1895, infatti, fu redattore per la rubrica quotidiana di vita giudiziaria del “Don Marzio”. Laureato in giurisprudenza alla Federico II, De Nicola si dedicò alla professione forense diventando uno dei maggiori avvocati penalisti italiani. Fu eletto, poi, Deputato al Parlamento nel 1909, nel 1913, nel 1919, nel 1921 e nel 1924. In aggiunta, fu nominato Sottosegretario di Stato per le Colonie nel 1913-1914, nel quarto Governo Giolitti, e Sottosegretario di Stato per il Tesoro nel 1919, per il Governo Orlando. Ricoprì, poi, l’ufficio di Presidente della Giunta delle elezioni nel biennio 1918. De Nicola fu eletto Presidente della Camera dei Deputati il 26 giugno 1920 e confermato nella legislatura successiva fino al 25 gennaio 1924.
Durante il fascismo, il campano si ritirò dalla vita politica attiva e si dedicò solo alla sua professione di avvocato. Dopo la caduta del regime, egli tornò a occuparsi della cosa pubblica e fu autore del compromesso con cui venne istituita la Luogotenenza. Venne nominato pure componente della Consulta Nazionale.
Dopo aver esercitato, come si diceva, il ruolo di Capo dello Stato assunse naturalmente il titolo di senatore a vita. Il 28 aprile 1951 fu eletto Presidente del Senato della Repubblica, ma si dimise nel ’52. In conclusione fu nominato giudice della Corte Costituzionale dal Presidente della Repubblica il 3 dicembre 1955. Nella prima riunione del Collegio il 23 gennaio 1956 fu eletto Presidente della Corte Costituzionale ma si dimese dalla carica il 26 marzo 1957.
Enrico de Nicola era particolarmente stimato per l’onestà, l’umiltà e l’austerità dei costumi. Giunto discretamente a bordo della sua auto privata a Roma dalla sua Torre del Greco, per assumere la carica, rifiutò lo stipendio previsto per il capo dello Stato e ritenne improprio stabilirsi al Quirinale, optando per Palazzo Giustiniani. Durante la sua presidenza, egli ostentava un’agendina nella quale, asseriva, andava prendendo appunti sul corretto modo di esercitare la funzione presidenziale, quasi una sorta di codice deontologico per capi di Stato.
Il presidente morì a Torre del Greco nel 1959.