Mentre il Napoli concludeva la sua penultima amichevole precampionato (3-1 per gli azzurri al “Patini” di Castel di Sangro contro il Girona), sui social diventava rapidamente virale il commovente video con cui Dries Mertens, salutando i tifosi azzurri, faceva calare definitivamente il sipario sull’avventura napoletana del folletto belga.
Le immagini scelte e le parole usate da Mertens (“quanto ci siamo divertiti”), hanno sintetizzato in modo perfetto l’essenza dello straordinario rapporto tra l’attaccante di Leuven e la città che lo ha, di fatto, adottato.
Eppure Mertens e il Napoli si erano conosciuti ed apprezzati da…avversari: Dries aveva infatti incrociato gli azzurri di Mazzarri in Europa League prima con la maglia dell’Utrecht e poi con quella del PSV, segnando anche un gol nella sfida di Eindhoven del 4 Ottobre 2012.
L’esterno fiammingo fu il primo acquisto del Napoli targato Benitez, in una campagna di rafforzamento che portò all’ombra del Vesuvio i più celebrati Reina, Albiol, Callejon e soprattutto Gonzalo Higuain: il suo arrivo passò quasi inosservato, inducendo persino alcuni addetti ai lavori in pronostici sulla sua scarsa prolificità che, dopo tanti anni, ancora oggi strappano un sorriso.
Il primo gol in maglia azzurra, segnato nel giorno del compleanno di Maradona (2-1 alla Fiorentina al Franchi il 30 Ottobre 2013), col senno di poi, era l’indizio di qualcosa di speciale, anche se per Mertens l’inizio a Napoli non fu dei più semplici.
Le qualità tattiche e la disponibilità al sacrificio di Insigne e Callejon li rendevano infatti quasi irrinunciabili sia per Benitez che per il suo successore, Maurizio Sarri.
Se con il tecnico spagnolo Dries riuscì comunque a lasciare il segno (il gol nella vittoria contro la Juve dei 102 punti ed il sigillo nella finale di Coppa Italia vinta contro la Fiorentina), durante il primo anno in panchina dell’allenatore toscano il belga fu impiegato con il contagocce, mostrando insofferenza in più di un’occasione: emblematica fu la “non esultanza-sfogo” dopo la rete del 2-0 al Palermo del 28 Ottobre 2015.
Poi, la svolta, con buona pace dello sfortunato Milik, erede designato di Higuain, vittima di un infortunio al ginocchio in nazionale: Seneca diceva che la fortuna non esiste, ma esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione, e Mertens la sua occasione l’ha sfruttata nel migliore dei modi.
Fallito l’esperimento Gabbiadini, Sarri provò il belga come centravanti, e dopo un paio di partite di rodaggio Dries iniziò a segnare gol a valanga: tripletta al Cagliari, poker al Torino (con tanto di pallonetto alla D10S), tripletta (con Hamsik) nello storico 7-1 di Bologna, tanto per citare solo alcuni degli expolit del “Mertens 2.0”.
Quel Napoli, partito a rilento, finì solo terzo, ma il livello di gioco ed i 48 punti messi insieme nel girone di ritorno restano uno dei punti più alti della storia del club, e Mertens con 28 gol in campionato ne fu il protagonista principale.
La stagione successiva, quella dello scudetto perso in albergo o in altre segrete stanze, fu quella della conferma di Dries, ormai ribattezzato da tutti “Ciro”: tante le perle da ricordare, come il pallonetto alla Lazio o la fantastica rete messa a segno contro il Genoa a Marassi, dopo un incredibile stop a seguire…di suola.
Negli ultimi anni, con Ancelotti, Gattuso e Spalletti in panchina, non tutto è filato per il verso giusto, tra infortuni, qualche panchina non digerita e l’ormai famigerato ammutinamento.
Nonostante tutto, però, Mertens è sempre riuscito a lasciare il segno, segnando gol belli e pesanti a Parigi, ad Anfield Road, allo Stadium di Torino, con il Barcellona.
La rete all’Inter nella semifinale di Coppa Italia, primo incontro giocato dopo la pandemia in un San Paolo desolatamente vuoto, proietta il belga nella leggenda: con 122 reti Mertens diventa il miglior marcatore di sempre con la maglia del Napoli superando Hamsik.
In pochi immaginavano che i due gol nel 6-1 al Sassuolo dello scorso 30 Aprile sarebbero stati gli ultimi sigilli in azzurro: alla fine sono ben 148 le reti in poco meno di 400 partite, un record che difficilmente verrà battuto negli anni a venire.
Eppure, non è attraverso i numeri che si spiega l’amore reciproco tra Napoli e Mertens: l’umanità, la simpatia, anche quel pizzico di furba ruffianeria tutta partenopea, e soprattutto la capacità di cogliere l’essenza di questa città e di chi la abita, hanno reso “Ciro” un vero napoletano adottivo.
Non è un caso che, proprio ieri, il sindaco Manfredi abbia annunciato l’avvio dell’iter di concessione della cittadinanza onoraria al belga, destinato dunque ad essere napoletano per sempre.
Del resto la scelta di vivere a Palazzo Donn’Anna, per respirare ogni secondo il mare e la bellezza di Napoli, è la migliore dimostrazione di come Mertens qui si sia davvero sentito a casa.
Dries, che quell’appartamento con vista sul paradiso non ha affatto intenzione di lasciarlo, ha già detto che questo non è un addio ma solo un arrivederci: non resta quindi che dirci arrivederci, caro Ciro, aggiungendo semplicemente un sincero ed affettuoso: Grazie!