Di cosa si tratta?
La saga J-rpg creata da Gust di Atelier vanta un numero di capitoli impressionante, in questo periodo sta festeggiando il 21esimo anniversario con una serie di titoli “celebrativi” . Un paio di mesi fa abbiamo recensito lo spin-off chiamato Nelke and the Legendary Alchemists: Ateliers of the New World mentre oggi ci apprestiamo ad analizzare il ventesimo capitolo della serie “canonica”: Atelier Lulua: The Scion of Arland sbarcato da pochi giorni anche qui in Europa. Chiuso precedente ciclo con The Alchemists and the Mysterious Paintings, il franchise sviluppato in trilogie, riparte con The Scion of Arland che ritorna al passato con una veste grafica rinnovata e meccaniche più snelle che alleggeriscono, e non di poco il gameplay.
La storia continua…
Atelier Lulua: The Scion of Arland riprende temi e le ambientazioni di un ciclo che risale a diversi anni fa, quello di Arland. Il nuovo episodio è un sequel di Atelier Meruru: The Apprentice of Arland ambientato diversi anni dopo il capitolo in questione. Torniamo in un mondo già noto ma i protagonisti di questa nuova avventura sono inediti: eroina di questa nuova epopea è Elmerulia Frixell, chiamata affettuosamente Lulua, figlia di Rorolina Frixell, protagonista della trilogia di Arland all’interno della serie Atelier. La storia di Lulua inizia ad Arklys, un piccolo villaggio sorto dalle antiche rovine situate al confine della Repubblica di Arland. La ragazza, apprendista alchimista, vive nell’ombra del ricordo di sua madre e punta a sorpassare le abilità della leggendaria Rorona e diventare una grande alchimista. Un giorno, mentre è intenta a raccogliere nuovi materiali per aiutare la sua amica Eva, Lulua si imbatte in un misterioso libro. La giovane alchimista si renderà conto di essere l’unica persona in grado di leggerlo e di decifrare i segreti nascosti al suo interno: arcani che le permettono di acquisire un potere sconosciuto, Lulua scoprirà anche la verità dietro le origini del regno di Arland, dando così inizio al suo viaggio lungo i confini della Repubblica.
Il “classico” non tramonta mai…
Come gli altri capitoli della saga la trama di Atelier Lulua: The Scion of Arland non mette in scena un intreccio particolarmente complesso, proponendo alcuni cliché tipici di questo genere. Il gioco risulta comunque avvincente nonostante diversi elementi siano derivati dalle trilogie passate, le nuove meccaniche garantiscono un approccio accattivante anche per i neofiti. Il gioco sarà particolarmente gradito a chi vuole affrontare un J-RPG molto classico, dal fascino fin troppo old school, anche se il nuovo Atelier è un capitolo pensato per un pubblico più casual. Il nuovo titolo della saga Atelier ripropone gran parte delle meccaniche del genere J-RPG unendole alle peculiarità della saga: un mondo open world completamente esplorabile suddiviso in una serie di aree, regioni, città, boschi e dungeon connesse tra loro tramite una mappa. Ciascuna zona permetterà di accedere in una vasta zona da esplorare ed affrontare fasi della trama principale.
Gameplay
il gameplay inizia a sentire un po’ il peso degli anni. Girare e ispezionare minuziosamente la mappa è un’attività fondamentale, in quanto il gioco basa gran parte del suo gameplay sulla sperimentazione con l’alchimia. Ricorrere al farming compulsivo è fondamentale: raccogliere qualunque oggetto, ingrediente e utensile utile a realizzare alchimie varie e gli equipaggiamenti è fondamentale ma può risultare discretamente noioso.
Insieme all’avanzamento del personaggio, che sale di livello con acquisendo XP nelle battaglie, anche l’alchimia ha il suo “livellamento”, che aumenta con il crafting , attribuendo a ogni creazione un certo quantitativo di punti esperienza.
Per quanto riguarda il combat system Atelier Lulua: The Scion of Arland si rivela un J-RPG molto classico, in cui lo scontro con il variopinto bestiario viene regolato da un sistema di battaglie a turni nel quale ciascun membro del party ha a disposizione un attacco base e diverse mosse speciali e la possibilità di usare oggetti per danneggiare l’avversario o aiutare la propria squadra. In Giappone sono stati rilasciati tre pack di contenuti aggiuntivi, che comprendono costumi alternativi, mappe inedite, brani aggiuntivi e la possibilità di utilizzare Totori e Meruru. Questo fa lievitare, come fin troppo spesso accade, il prezzo dell’offerta per chi vuole giocare tutti contenuti di un determinato gioco.
Tecnicamente Parlando
Non c’è dubbio che la saga di Atelier abbia bisogno di qualche elemento più innovativo per svecchiare una formula ormai troppo classica. Il gioco soddisferà i fan più appassionati e fedeli, ma il brand necessita di un passo in avanti per compiere un definitivo salto di qualità e farsi largo in un mercato ludico come quello attuale.
Sul versante artistico c’è da dire che Gust ha fatto, ancora una volta, un ottimo lavoro con modelli e artwork di alto livello, soprattutto grazie ad una vocazione anime che da sempre fa la fortuna della saga. Sottotono, come sempre, gli scenari che risultano davvero poco caratterizzati rispetto ai discreti modelli poligonali del personaggi, per non parlare delle texture ambientali che rendono la componente grafica di Atelier Lulua poco più che sufficiente. Ottimo invece il framerate. Da menzionare l’ottimo doppiaggio in giapponese localizzato, ahimè, esclusivamente in lingua inglese e sopratutto la colonna sonora: un lavoro dalla grande qualità artistica.
Concludendo
Il nuovo titolo della saga Atelier soddisferà sicuramente i fan del brand e incuriosirà i neofiti desiderosi di approcciare un titolo “vecchia scuola”. La serie avrebbe però bisogno di svecchiare un po’ la sua formula di base, proponendo elementi più innovativi e migliorare il comparto poligonale.. Chi ama i prodotti anime style troverà un character design eccellente con un fascino dolce e spensierato, caratterizzato da atmosfere che difficilmente troverete in altri titoli.
PRO
- Gameplay semplificato e più divertente
- Colonna sonora di qualità
- Ottima caratterizzazione dei personaggi e direzione artistica
- Graficamente un passo avanti…
CONTRO
- …Ma non abbastanza
- Gameplay fin troppo classico
- Come sempre c’è l’ annoso problema dei DLC venduti separatamente