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Reading: Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream [PLAYSTATION 4 – RECENSIONE]
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© 2022 Senzalinea testata giornalistica registrata presso il Tribunale di Napoli n. 57 del 11/11/2015.Direttore Responsabile Enrico Pentonieri
NerdangoloVideogiochi

Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream [PLAYSTATION 4 – RECENSIONE]

Danilo Battista
Danilo Battista 1 anno fa
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6 Min Lettura
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DOVE ERAVAMO RIMASTI?

Ad un anno esatto da Atelier Ryza 2: Lost Legends & the Secret Fairy il produttore Koei Tecmo presenta l’ultima “fatica” della software house nipponica Gust:  Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream. In questo capitolo Gust Corporation ha recuperato l’eroina più popolare della saga Atelier, Sophie,  le cui nuove  avventure sono  ambientate tra la conclusione di Atelier Sophie e l’inizio di Atelier Firis.

LA STORIA

Sophie nel tentativo di ripristinare il corpo del mentore   Plachta (intrappolata in una bambola n.d.r.),  scoprire materiali sconosciuti e continuare e studiare l’alchimia lascia  il suo paese natale e si mette  in viaggio verso Reisenberg,  la città in cui ogni anno si tiene l’esame per conseguire la licenza di alchimia.

Determinata  e seguire le orme della nonna, che in gioventù era stata una rinomata alchimista con licenza, Sophie si caccia in una serie di guai. Una volta rintracciato un misterioso albero che Plachta ha visto in sogno  le due viaggiatrici vengono risucchiate all’interno di un vortice dimensionale che, oltre a separarle, le trascina in una realtà parallela chiamata Erde Wiege. Si tratta  di un luogo fantastico generato da Elvira, la dea che governa i sogni, ansiosa di incontrare con ogni mezzo le due fanciulle. Sophie si sveglia completamente sola in un luogo sconosciuto   nei cui pressi sorge lo stesso arbusto indicato da Plachta, il probabile “ponte” tra i due mondi.

Soccorsa dalla cacciatrice di tesori Alette Claretie, Sophie raggiunge la città di Roytale,  che accoglie tutti i residenti della terra dei sogni . All’interno trova una versione alternativa di Plachta che, oltre a essere completamente umana e piuttosto giovane, si offre di ospitarla in casa propri.

Non sapendo come tornare a casa, anziché perdersi d’animo Sophie decide di esplorare  Erde Wiege allo scopo di raccogliere nuovi materiali , mettendosi contemporaneamente alla  ricerca della Plachta “originale”.

GAMEPLAY

Mentre i JRPG sono soliti proporre delle storie intricate e spesso drammatiche , chi ha familiarità con il  franchise di Gust è a conoscenza del fatto che la serie è  apprezzata proprio per i suoi ritmi rilassati e le tematiche spensierate.

Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream abbandona l’azione in tempo reale dei due titoli dedicati a  Ryza in favore del classico sistema a turni: in pratica un ritorno alle origini, seppur con qualche interessante differenza rispetto al passato.

Iniziato lo scontro il giocatore  controllerà tre personaggi, con  altri  tre che rimarranno nelle retrovie per supportare i membri titolari. Spendendo i punti accumulati vincendo le battaglie, le riserve avranno la  la facoltà di rimpiazzare  i titolari grazie alla meccanica del Support Guard,  i punti potranno essere usati anche per innescare le micidiali Azioni Doppie, cioè  assalti combinati che consentiranno a un titolare e alla riserva di attaccare contemporaneamente.

Altra cosa interessante è il fatto che  il nuovo titolo di Gust e  Koei Tecmo  possiede delle mappe decisamente più grandi di quelle dei capitoli precedenti. Escludendo Atelier Firis, che possedeva una struttura open world, le mappe dei giochi precedenti erano erano piuttosto piccole.  Inoltre, rispetto ai due Ryza non dovremo cambiare continuamente strumenti per raccogliere oggetti: con lo scettro della protagonista, quindi, avremo la facoltà di rompere tronchi, scuotere i cespugli e interagire con qualsiasi cosa.

Passando all’alchimia la protagonista apprenderà le nuove ricette ponendo gli ingredienti in prossimità del calderone alchemico. Il giocatore dovrà cercare di riempire quanti più spazi possibili sul pannello della sintetizzazione: in questo modo,  l’oggetto finale sarà di qualità migliore. Un sistema sicuramente meno intuitivo di quello adottato nei  “rivoluzionari” capitoli di Atelier Ryza, ma non per questo meno efficace.

TECNICAMENTE PARLANDO

 A livello grafico, lo stile del titolo non punta al realismo , la grafica  in cel-shading in stile anime funziona molto bene. Il motore è decisamente leggero per gli hardware di moderna generazione. Nella sua semplicità  Atelier Sophie 2 raggiunge quasi l’eccellenza. La colonna sonora si presenta abbastanza bene e accompagna l’azione di gioco  senza eccedere. Gli effetti sonori non fanno gridare al miracolo, ma fanno il loro dovere in  modo più che sufficiente. Il gioco è in lingua inglese con parlato in giapponese, manca completamente la localizzazione in lingua italiana.

CONCLUDENDO

Atelier Sophie 2: The Alchemist of the Mysterious Dream è divertente e combina molto bene  combattimenti ed esplorazione. Rispetto ai capitoli precedenti il titolo ha fatto un grande salto di qualità a livello di gameplay grazie ad un combat system che torna alle origini introducendo però diverse novità. La narrazione di questo gioco è coinvolgente e coinvolgerà il giocatore per tutta la durata del gioco. E’ da segnalare una (costosa) season pass la quale contiene parecchi contenuti addizionali.

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Danilo Battista Mar 19, 2022
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Pubblicato da Danilo Battista
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Appassionato sin da piccolo della cultura giapponese, è stato rapito tanti anni fa da Goldrake e portato su Vega. Tornato sulla Terra la sua viscerale passione per l'universo nipponico l'ha portato nel corso degli anni a conoscere ed amare ogni sfumatura della cultura del Sol Levante. Su Senzalinea ha cominciato a scrivere di tecnologia e di cosplay. Da diverso tempo gestisce la sezione "Nerdangolo" ma ha promesso che un giorno, neanche tanto lontano, tornerà su Vega...
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