Lo scandalo delle baby escort del quartiere Parioli di Roma ha dato spunto a questa serie. Nel 2014 tutta Italia aveva gli occhi puntato su questo scandalo: ragazze ricche che frequentavano una delle migliori scuole private del quartiere più prestigioso della città, si prostituivano per comprare beni di lusso. La trama si discosta dai fatti di cronaca, ma la sceneggiatura è stata interamente elaborata da under venticinquenni per mantenerne le abitudini e il linguaggio. E’ qui che si colloca la storia di Chiara, Ludovica e Damiano. Damiano è un ragazzo di borgata che ha sempre vissuto con la mamma e la nonna. Il padre, ambasciatore, non lo ha mai considerato ma, alla morte della madre del ragazzo, è costretto ad accoglierlo in quella che è la sua nuova famiglia: altra moglie, altro figlio. Cambia quartiere, cambia scuola. Viene catapultato in mondo di ricchi figli di papà, che vivono di smartphone e bullismo, di sesso e video hot pubblicati contro la volontà del partner, di manie di grandezza e pochezza d’animo. Mal si muove in questo contesto Damiano, ma riesce a trovare comunque degli amici: Chiara, di cui il ragazzo si innamora, che vive con due genitori separati in casa e non trova pace tra amori sbagliati e tradimenti; Ludovica, che vive sola con una madre alla deriva che si fa sfruttare da giovani amanti. Il paradiso fatuo di queste due ragazze viene scosso da una sorta di impresario che le introduce in un giro di feste e appuntamenti privati con uomini adulti disposti a pagare cinquecento euro per andare a letto con una ragazzina.
Molto simile ad Élite, ma più vero, Baby ci racconta il mondo moderno (troppo moderno) degli adolescenti. Parlare di mancanza di valori sarebbe tornare a ciò che i nostri nonni ci rimproveravano venti anni fa. E’ piuttosto la mancanza di interessi ciò che lascia abbastanza stupiti; il far passare la propria giovinezza a farsi una botta di cocaina, a vendere il proprio corpo per comprare la play station, piuttosto che ad imparare a suonare o a stare a contatto con la natura. Un mondo fatto di oggetti, creati dall’uomo per l’uomo. In cui è importante solo quanti soldi hai per poterti permettere quanti più oggetti.
Dopo Suburra, un’altra serie prodotta in Italia appare su Netflix. E, contrariamente a quanto siamo abituati a fare, bisogna riconoscere che questo prodotto è veramente fatto bene: dalla fotografia, alla trama, alla regia, alla scelta del linguaggio, ai costumi. Complimenti al collettivo di sceneggiatori GRAMS.