E’ allestita nelle sale di Galleria d’Italia- Palazzo Zevallos-Stigliano, in via Toledo 185 a Napoli, la mostra dal titolo “Berlin 1989. La pittura in Germania prima e dopo il Muro”, a cura di Luca Beatrice, fino al 19 gennaio 2020. E’ uno degli eventi più attesi del 2019, l’anniversario dei trenta anni dalla caduta del Muro di Berlino, quel simbolo di divisione dell’Europa che fu edificato nel 1961. Per ben 28 anni restò in piedi, un periodo inferiore rispetto a quanto ne è passato dalla sua demolizione. Berlino, prima e dopo il Muro, fu una città creativa, vitale, energetica, dominata da una profonda spinta al cambiamento pur mantenendo il fascino della vecchia Europa ancora legata al clima della Guerra Fredda. Si impose la pittura tedesca in tutto il mondo, assumendo la denominazione di Neo Espressionismo, e i suoi esponenti Neue Wilden, i “Nuovi selvaggi”, a sottolineare una certa brutalità di una pittura giocata su gesti enfatici e forte impianto narrativo. Emerse il gruppo i pittori berlinesi formato da Reiner Fetting, Helmut Middendorf e Bernd Zimmer, artefici di una pittura ribelle che si ispira all’attualità quotidiana dei media, della musica rock, della cultura punk, così come ai temi di carattere politico, artistico o sessuale, mescolando alto e basso in piena temperia postmoderna. Pittura giovane e di culto, che in breve, dagli spazi off conquisterà mercato, gallerie e musei. All’esplosione del fenomeno, inizio anni Ottanta, alcuni sono già famosi: Gerhard Richter, Georg Baselitz e Anselm Kiefer conquistarono un posto importante nella storia dell’arte, attivi già dalla fine degli anni Sessanta, vera e propria cerniera tra l’arte concettuale e la nuova pittura. La nuova generazione era rappresentata da Karl Horst Hodicke, Markus Lupertz, A.R. Penck, Martin Disler, Siegfried Anzinger e Albert Oehlen. Il percorso espositivo si sviluppa con una serie di date e un racconto testuale che ricostruiscono gli eventi dal 1961, anno in cui il muro è stato costruito, fino alla sua caduta il 9 novembre 1989. Una foto in bianco e nero ritrae un gruppo di ragazzi seduti sul muro il giorno del crollo. In una sala attigua si assiste ad una installazione video in cui è proiettato la storia del Muro.
La locuzione “Nuovi Selvaggi” viene impiegata per designare gli artisti esposti in una collettiva alla “Neue Galerie-Sammlung Ludwig” di Aachen in Germania: obiettivo della mostra, “Die Neuen Wilden” [I Nuovi Selvaggi], era quello di mettere a confronto l’arte di Markus Lupertz e A.R. Penck, con quella dei nuovi pittori americani e francesi, una pittura “urlata” e gestuale, dai toni violenti e dissonanti.
“Inquisition” (1989)- Markus Lupertz.
Questi artisti riprendono, ampliando formati e furore espressivo, l’Espressionismo tedesco della Brucke. La nuova generazione si distingue tuttavia per un linguaggio più libero e aggressivo per le tematiche trattate. Poca attenzione è rivolta agli aspetti politici e impegnati che ormai hanno segnato il passo e interessano solo alcuni artisti che operano nella Repubblica Democratica Tedesca.
“Tabou II” (1983)- Rainer Fetting.
Quello che affascina è la vita notturna, i locali, i luoghi e i modi della socializzazione, che sono gli stessi in tutte le metropoli del mondo occidentale. Il furore selvaggio del segno diventa un modo per esprimere un modo di vita straniante e iperstimolante, fatto di balli, sesso, droghe e aperto anche ad ogni forma di perversione.
“Mann+ Frau II” (1988)- Hermann Albert.
La pittura di Bernd Zimmer si muove costantemente tra la rappresentazione del reale e la sua dissoluzione, con risultati sempre al limite dell’astrazione, in lavori pervasi di forza e di energia dove i colori esplodono sulla superficie delle tele in maniera spontanea e impulsiva, assumendo tuttavia forma e struttura.
“Wasserlauf” (1981)- Bernd Zimmer.
Sigmar Polke, dopo un percorso nella fotografia, torna alla pittura negli anni 80, campo nel quale ha prodotto opere astratte, nate dalla reazione sperimentale di pigmenti con altri componenti chimici e prodotti vari. Negli ultimi venti anni si è dedicato a temi storici e alla loro percezione.
“S.H.- oder wann zahlen die Punkte?” (2002)- Sigmar Polke.
l lavori di Karl Horst Hödicke si ispirano alla vita quotidiana, ad una realtà idealizzata, in chiave mitologica. I suoi dipinti si riferiscono spesso alla società urbanizzata e ai cambiamenti derivati dalle nuove tecnologie. Nelle sue opere non mancano elementi ripresi dalla vita religiosa, con la presenza di figure riconoscibili. Utilizza gamme di colori fortemente aggressivi, ed è stato un punto di riferimento per i giovani artisti del Neoespressionismo tedesco.
“San Giorgio e il drago” (1987)- Karl Horst Hodicke.