Con Il condottiero di Calabria, Falco ci riporta nel sud Italia. Più precisamente in Calabria, a Civita, in provincia di Cosenza. Lo sfondo storico-culturale è quello arbëresh, degli albanesi d’italia, che proprio a Civita ha una delle comunità più vaste e stabili. Nell’ormai istituzionale prologo di ambientazione storica, conosciamo la versione settecentesca del comune, presa tra due fuochi nello scontro tra giacobini e armata della Santa Sede, negli estremi strascichi della rivoluzione francese. Eppure (come è abbastanza ovvio) c’è qualcuno o qualcosa deciso a difendere il piccolo e isolato comune da ogni minaccia. Una protezione presente oltre il fluire del tempo e delle generazioni. Da questo momento in poi:
ATTENZIONE SPOILER
Profondamente legata alle proprie tradizioni di origine, la comunità arbëresh mantiene viva la propria lingua e la propria storia nel cuore dell’Italia rurale. Ma proprio questo legame con la tradizione permette allo sceneggiatore di costruire il volume attorno ad una figura storica della storia albanese, quella di Giorgio Castriota Scanderbeg (Gjergj Kastrioti Skënderbeu in albanese). Legato a doppio filo anche con il ‘400 italiano, Scanderberg fu un eroe nazionale dell’Albania, in grado di tenere uniti i principi di quella terra contro le invasioni turco-ottomane. In Italia combattè al fianco di Ferdinando I D’Aragona contro il rivale Giovanni D’Angiò. Una biografia intensa, raccontata per altro nel volume cronachistico Historia de vita et gestis Scanderbergi, del sacerdote Marin Barleti. Una cronaca per altro, presente anche all’interno del fumetto, una “versione inedita”, che sembra presagire futuri sviluppi nel duello fra Harlan e Varna. Varna, alias Scanderberg, alias Simone Altafoglia, sembra convinto che i territori di Civita, concessigli da Ferdinando I, siano ancora i suoi, ed è deciso a difendere la comunità albanese che lui stesso avrebbe condotto fra quelle montagne secoli prima. Non importa se la minaccia è un esercito antirivoluzionario o una ‘ndrina glocale del terzo millennio. La guerra con la mafia del posto però, mette il Dampyr sulle tracce del vampiro, innescando una specie di mortale nascondino a tre attori, nel pieno delle celebrazioni pasquali arbëreshe, durante le tradizionali danze vallje. Fra l’altro Secondo la tradizione queste feste rievocano una grande vittoria riportata proprio da Giorgio Castriota Skanderberg contro gli invasori Turchi, nell’imminenza della Pasqua…
Proprio la caratterizzazione del villain è l’elemento più degno di attenzione, in una storia che altrimenti non sarebbe che un “classico” Dampyr. Falco sovrappone i contorni più leggendari della figura storicamente esistita di Scanderberg all’ invenzione letteraria del suo Varna, tratteggiando un villain ambiguo e a tratti imprevedibile. Persino le strategie adottate da Varna richiamano quelle del condottiero storico, costituendone quasi una versione magica e orrorifica.
Certamente molto diverso dalla maggioranza dei suoi simili, ma anche dal positivo Draka, il padre del protagonista. Innanzi tutto è poco deciso a porsi in uno scontro frontale col Dampyr, anche se non certo per paura; incredibilmente intelligente, tanto da apparire sempre un passo avanti ad Harlan e i suoi, appare anche estremamente motivato, per quanto i suoi piani siano tutt’altro che chiari. Tanto più che sembra nutrire uno strano interesse per gli esseri umani, molto diverso da quello dei suoi similiUna figura destinata ad occupare un ruolo di primo piano nella serie, ma soprattutto in grado di costituire un conflitto a lungo termine, potenzialmente appassionante e complesso. Un lungo e articolato duello insomma, non solo e non tanto sul piano fisico, quanto su quello morale e mentale. Più che una serie di risse magiche insomma, un confronto di strategie, di motivazioni e visioni del mondo.

Dampyr 239 – Il Condottiero di Calabria
Autori: Claudio Falco, Francesco De Stena
Casa Editrice: Sergio Bonelli
Prezzo: € 3.90