Abbiamo tutti paura, siamo spaventati dalle conseguenze dell’infezione da Coronavirus su di noi e i nostri familiari; la paura è un sentimento comprensibile e giustificato in questo momento, ma è anche un sentimento pericoloso che spesso può farci smarrire e perdere la rotta, facendoci compiere gesti dannosi per noi stessi e per gli altri. Il Coronavirus è attualmente uno dei problemi principali del nostro paese (ma anche del mondo), forse uno dei maggiori presentatosi negli ultimi decenni, che ha paralizzato l’economia e rischia di far collassare l’intero sistema sanitario ed è quindi necessaria ogni manovra possibile per ridurre il contagio del virus, permettendoci di uscire più rapidamente possibile dalla crisi attuale. Lo Stato ha quindi emanato manovre che permettano il raggiungimento di tale obiettivo, manovre decise a tavolino da gruppi di esperti e di tecnici, è quindi fondamentale, in questo particolare momento, che la popolazione si fidi del proprio governo e segua le indicazioni date, diffidando da qualsiasi informazione non ufficiale che potrebbe essere pericolosa per la propria salute e per quella degli altri. È purtroppo e tristemente chiaro che in situazione di crisi vi siano sciacalli e teste calde che approfittino del terrore delle persone per divulgare notizie false e tendenziose, come ad esempio diverse fake news sulla gestione dell’infezione da Coronavirus.
Una delle notizie più cliccate è quella dell’uso della Vitamina C nel prevenire e curare l’infezione da Coronavirus. La vitamina C dal punto di vista scientifico viene definita come “acido ascorbico”, ed appartiene al gruppo delle vitamine idrosolubili, tali vitamine non hanno la capacità di essere accumulate nel nostro organismo ed è quindi necessaria un’assunzione regolare e costante attraverso la nostra alimentazione. La vitamina C svolge diverse funzioni, infatti in primo luogo partecipa alla formazione del collagene (la principale proteina del tessuto connettivo, necessaria per la formazione di molte strutture del nostro organismo come quelle ossee) ed inoltre, partecipa al processo formativo di diversi ormoni, aumenta l’assorbimento del ferro, ed è coinvolta in molte altre reazioni metaboliche. Secondo l’Istituto Superiore di Sanità il fabbisogno giornaliero di Vitamina C è di 60 mg al giorno (70 in gravidanza). La carenza di acido ascorbico comporta una delle condizioni patologiche storicamente più nota: lo scorbuto. Tale patologia si manifesta con emorragie (gengivali, intestinali, petecchie cutanee), anemia, dolori articolari ed anche stato depressivo ed ovviamente viene curata con reintegro di acido ascorbico.
Frequentemente quando si ha l’influenza si ritiene che l’assunzione di vitamina C possa curare tale stato, ma in realtà non vi è alcuna dimostrazione scientifica sul reale beneficio di assunzione di elevate dosi di acido ascorbico nella prevenzione e trattamento della sindrome influenzale. È comunque importante non fare un inutile abuso di vitamina C, non vi sono dati univoci sulla massima dose tollerabile dall’uomo anche se l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sconsiglia una dose superiore ai 2000 mg/die. Tale dosaggio è infatti associato a manifestazioni cliniche come la diarrea e nei pazienti affetti da talassemia o emocromatosi, può indurre un sovraccarico di ferro.
In questi giorni si sta promuovendo l’assunzione di Vitamina C per curare e prevenire l’infezione da Coronavirus. Non esiste alcun dato scientifico sia nella cura che nella riduzione del contagio, a tal punto che la stessa casa farmaceutica, la Dompè, produttrice del Cebion (integratore alimentare a base di Vitamina C) si è dissociata dal messaggio ingannevole e ha comunicato che perseguirà le vie legali per difendere la propria reputazione.
Esistono diversi studi che dimostrano, invece, che solo le norme igieniche siano utili nel ridurre il contagio di infezione e per tale motivo è importante:
- lavarsi sempre e adeguatamente le mani
- evitare di starnutire e tossire coprendosi la bocca con le mani
- mantenere una giusta distanza dalle altre persone (almeno 1 metro),
- evitare di uscire per ridurre la diffusione del contagio.