Una volta infettati con il SARS-CoV-2 possiamo ritenerci liberi di girare senza mascherina evitando tutte le misure di protezione necessarie, circolando liberamente in luoghi pubblici? Attualmente, nonostante il piano vaccinale in molti paesi stia procedendo rapidamente, la pandemia non è ancora finita e non siamo ancore nelle condizioni per poterci ritenere liberi, anzi proprio ora è importante essere prudenti, poiché andando di questo passo, stiamo gettando le basi per tornare alla nostra rutine quotidiana.
Perché se ho contratto l’infezione da SARS-CoV-2 non sono libero di abbandonare i presidi protettivi? È possibile infettarsi nuovamente con il Coronavirus? Come per tutte le domande sul Coronavirus, per ora è difficile dare una risposta certa; questo non per incompetenza del mondo scientifico, ma semplicemente poiché sono necessari dei tempi obbligati di osservazione e l’analisi di una maggiore quantità di dati per affermare tali risposte con maggiore veridicità e consapevolezza.
Ovviamente la comunità scientifica sta lavorando anche per fare chiarezza su tali quesiti. Di recente è stato pubblicato sull’autorevole rivista “The Lancet”, un articolo danese che si poneva come obiettivo quello di comprendere la protezione individuale da una possibile reinfezione SASRS-CoV-2 dopo aver precedentemente contratto la patologia. È possibile scaricare il file originale dello studio in questione al seguente link: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pmc/articles/PMC7969130/
I ricercatori dello Statens Serum Institut di Copenaghen hanno analizzato i dati raccolti nella campagna nazionale di screening effettuata con tampone molecolare durante la quale sono stati testati più di due terzi della popolazione (4 milioni di persone, pari al 69%). Quindi, i ricercatori hanno verificato quanti degli oltre undicimila contagiati nel corso dell’ondata verificatasi tra il marzo ed il maggio 2020, abbia nuovamente contratto l’infezione durante l’ultimo trimestre dello scorso anno. Nel gruppo delle undicimila persone già infettate, solo 72 hanno ripresentato una nuova infezione, quindi circa lo 0,65%. In base a tali dati gli studiosi ipotizzano una protezione da una nuova infezione SARS-CoV-2 di circa l’80% nei soggetti che siano stati già infettati nei precedenti 6-7 mesi; tali dati sono in linea con altri studi condotti su gruppi più piccoli di persone in diversi altri paesi.
Il problema, purtroppo, nasce sempre per la categoria più fragile: i paziente con età superiore ai 65 anni. Infatti, in tale popolazione, la protezione indotta dall’infezione è risultata inferiore. Dalla sottoanalisi dei dati solo il 47% della popolazione superiore ai 65 anni sembrerebbe essere protetta da una seconda reinfezione da SARS-Cov-2.
Inoltre, è stata condotta un ulteriore analisi concentrata in particolare sugli operatori sanitari, il gruppo più esposto al virus. In questo caso si è evinto un tasso di reinfezione dell’1,2% in chi aveva contratto la malattia COVID-19 nella prima ondata, ipotizzando una protezione dell’81,1%
I dati ottenuti da questo studio ci rasserenano poiché presentare una protezione dell’80% da un’ulteriore nuova infezione, è da considerarsi un buon risultato, questo però non vuol dire abbandonare tutti i presidi protettivi, in particolar modo per la difesa delle persone più anziane e fragili. Infatti, come afferma il responsabile dello studio, prof. Ethelberg: «Considerando che si tratta delle persone più fragili al cospetto della malattia, i nostri dati confermano l’importanza di rispettare le misure per la prevenzione del contagio anche se si è già entrati in contatto con Sars-CoV-2».