Giovanni Di Gregorio e Fabio Bartolini portano il Dampyr di questo mese (n 229) nell’Africa profonda, a confrontarsi con una minaccia ancora sconosciuta…. O forse no? Certo la voglia dei vecchi recuperi si fa sentire fin dalle prime pagine, nelle quali Bartolini regala una agghiacciante e intensa carrellata di orrori da chirurgia ottocentesca, in un contesto onirico dal sapore delirante. Ma la domanda rimane quella sollevata dal titolo: sul serio aghi autori è venuto in mente di trasformare Kurjak in vampiro? E se sì, sarà una nuova e tragicamente pericolosa minaccia? E in quel caso come si comporteranno i suoi compagni d’arme? O magari incasserà un sostanziale upgrade, diventando un buon diavolo alla Tesla e ricongiungendosi a quest’ultima nel regno dei succhia sangue come una coppia superumana e di piccioncini crepuscolari? O magari è solo una supercazzola™?
Lo saprete solo leggendo il volume, dato che ho l’irrazionale timore di ricevere un letale voodoo se spoilero troppo. Motivo per il quale lancio fin da ora il consueto
ALLERTA SPOILER
Se non avete ancora letto il numero e non volete sapere nulla in anticipo vi conviene fermarvi qui, piuttosto che pentirvi dopo e ingaggiare qualche strega per lanciare un malocchio che comunque non funzionerà.
Fidatevi, ho provato.
Ora, dopo una rapida escursione nel delirio premorte di un demone pan-dimensionale, ed una ancor più rapida visita ad un negozio di antichità siciliane, la scena si sposta in Botswana. Il trio dei protagonisti sta arrivando in volo su un piccolo bimotore, mentre fervono i preparativi per la ciaccia grossa.

Infatti, quella stessa notte un allegro gruppetto di cacciatori di frodo si ritrova vittima di un branco di vampiri assetati: da cacciatori a prede… che inedito utilizzo della legge del contrappasso!
Piccolo inciso: come mai nei fumetti scagnozzo si fa venire dei dubbi? Nel mezzo della savana, di notte, compaiono dal nulla dei tizi i camicetta e canottiera disarmati, che ti prendono per i fondelli nonostante tu sia equipaggiato con fucili d’assalto: fattela una domanda, no? Cioè o hanno aperto uno strano manicomio fra leoni e giraffe, o c’è qualcosa che non va…
Ad ogni modo questi simpatici individui, impegnati in una tranquilla attività per niente illegale o eticamente discutibile, diventano braciole in un nanosecondo. In una sequenza d’azione per altro particolarmente apprezzabile. Nel frattempo un’anziana maga del luogo, trovando in giro lucertole a due teste, preconizza gravi turbamenti nella forza. Il problema pare essere una antica divinità sanguinaria, imprigionata da altre divinità etc. etc. Tradotto in dampyrese: un Maestro della Notte nuovo. Cioè vecchio.
Degna di nota l’entrata in scena del nuovo Kurjak, in una sequenza particolarmente cruda e dolorosa sul piano emotivo: le amare recriminazioni con le quali prende le distanze dalla squadra, mettono in luce per contrasto, l’intensità del legame affettivo su cui ruota la serie, proprio nel momento in cui sembra spezzarsi.

Il racconto è l’occasione per riflettere sul ruolo di uno dei suoi personaggi centrali, sulla sua mortalità e sulla sua posizione all’interno della squadra. Ma non solo. Viene accennata la responsabilità della classica scelta impossibile: amicizia o necessità? Legame affettivo o vincolo del dovere? Come spesso accade, se il diretto interessato non sembra nutrire dubbi, per quelli chiamati a scegliere le cose sono molto più complicate…

Dampyr 229: Kurjak, il vampiro
Casa Editrice: Sergio Bonelli
Autori: Giovanni Di Gregorio, Fabio Bartolini
Prezzo: 16×21 cm, b/n, pp. 96, € 3,50