Una sparatoria al Creole Jazz Paradise di New Orleans chiude l’avventura americana di Dampyr e soci iniziata nel numero scorso, e apre ad un viaggio ben più lungo. Dato che la storia questa volta inizia in medias res, anche gli spoilers cominciano subito. Quindi
ALLERTA SPOILER
Dopo aver salvato chi di dovere, il gruppo si rende conto che il potentissimo Baron Samedi in realtà non solo è sopravvalutato, ma anche molto più disinformato del previsto lo si liquida e si passa avanti.
Salvata Carmen, la sorella di Michelle, rimane da recuperare Agrat, quella della succuba Eisheth.
Qualcuno del gruppo si ricorda improvvisamente di avere informazioni utili. Quindi si parte verso il mondo intermedio di Nyarlathotep, più precisamente nella città di Dilath Leen, dove la suddetta sorella Agrat gestisce un bordello interdimensionale, a quanto è dato di capire. Per altro sembra con notevole profitto. Ovviamente la ridente cittadina non è raggiungibile con un volo di linea. Si tratta infatti di un’altra delle assurde città partorite dalla mente sognante del vecchio Howard Philip Lovecraft, che tanto materiale ha fornito a questa ed altre serie.
En passant, sarebbe interessante capire la moneta che usano le carovane di mercanti composte da ghoul e demoni che trafficano fra città oniriche abitate da gatti sognanti e demoni vecchi quanto l’Universo. O anche la fisiologia che permette accoppiamenti fra specie appartenenti a piani dell’esistenza completamente diversi (non habitat, non pianeti, piani di esistenza). Facendoli per altro assomigliare in tutto e per tutto ad accoppiamenti umani. Con una certa approssimazione, s’intende.
Ma non stiamo qui a sottilizzare di economia transdimensionale e fantabiologia multiversale, e inoltriamoci direttamente nelle terre del sogno. Facendo tappa ad Ulthar, una città di gatti per gatti, in cui le uniche forme umane visibili sono sacerdotesse gatto che venerano gli antichi Dei. Cioè, li venerano più o meno… È una relazione complicata, diciamo. Come complicate sembrano anche le relazioni di Kurjak con Tesla e di Jim Fajella con Michelle, visto che a ogni sguardo languido di comparsa femminile random, tengono a ribadire che “grazie ma no grazie. Se no la fidanzata mi cava gli occhi” (sic!).
Ora, abbiamo capito da un pezzo che nella Weltanschauung della serie, gelosia e opportunismo sessuale sono due costanti multiversali. Però anche vantarsene meno in giro, dai. Magari si divertono così, però io un appuntamento da un buon terapista lo fisserei…
Sul fronte trama, si sprecano le citazioni lovecraftiane, a partire dal romanzo The dream quest of Uknown Kadath, usato praticamente come guida turistica. Forse il punto di forza della serie, che non esita a inerpicarsi in ricostruzioni spesso labirintiche di pantheon e mitologie distanti fra loro secoli e chilometri, per regalare al lettore un cosmo terrificante e affollatissimo, incastonato in un’immaginario letterario che va ben oltre ciò che un autore da solo potrebbe concepire. La sensazione complessiva comunque, è quella di un numero sospeso. Una vicenda che, chiudendosi, apre un baratro di sviluppi drammatici, probabilmente sviluppati nei prossimi numeri.
Dampyr 231 – La città dell’uomo nero
Autori: Mauro Boselli, Mauro Boselli, Nicola Genzianella
Casa editrice: Sergio Bonelli Editore
Prezzo: 16×21 cm, b/n, pp. 96, € 3,90