Un viaggio, due ricerche e un assedio compongono il quadro di questo Dampyr n. 235 – Il re in giallo. Delle tre ur-storie che compongono l’intera narrativa umana quindi mancherebbe solo l’ultima, il sacrificio di un Dio. Un plot, c’è da dire, sempre meno (realmente) utilizzato nella narrativa di massa. Sarà che di questi tempi, di Dei pronti a sacrificarsi facciamo fatica a immaginarcene…
Un viaggio, due ricerche e un assedio, dicevamo. Ma al centro sembra esserci sembre la stessa cosa: l’irraggiungibile città di Carcosa. Essa è ciò che cercano Harlan e i suoi dal numero precedente, nella speranza di salvare Kurjack. Essa è ciò che cerca Nyarlathotep, da un tempo ormai immemore, per farne una testa di ponte nella conquista del multiverso. Con metodi e per motivi che ancora non mi sono chiarissimi devo dire. Ma i grandi antichi hanno a che fare con i territori del Sogno, e in sogno tutti vogliono fare cose inutili in modi assurdi.
La perduta Carcosa è anche legata al viaggio cui accennavo prima: quello finale di Ambrose Bierce, scrittore e giornalista americano, che scomparve misteriosamente a Chihuahua, in Messico, l’11 gennaio 1914, mentre seguiva la rivoluzione di Pancho Villa come corrispodente. Mauro Boselli e Luca Rossi lo ritraggono proprio lì, nei suoi ultimi giorni prima della scomparsa, impegnato nella difficile impresa di far mantenere una coerenza alla realtà mutevole e contaddittoria dei suoi tempi. Che in fondo non erano così diversi dai nostri. Fu proprio Bierce, scrittore di racconti fantastici e orrorifici, a immaginare la città di Carcosa, nel suo racconto del 1886, intitolato, “An Inhabitant of Carcosa“, appunto. Un nome che avrebbe poi ispirato Chambers, Lovecraft e tantissimi altri.
Credo che Bierce avesse un rapporto problematico con la realtà, come tutti i più grandi autori e pensatori dopo tutto. Non riusciva a non metterla in discussione, a immaginarla diversa, a esplorarne le crepe, tramite un sarcasmo salace, spietato e geniale. Fu anche scrittore di satira, Bierce. E fra le sue opere c’è uno dei miei libri umoristici preferiti: Il “Dizionario del diavolo”, un agile prontuario che offre definizioni assolutamente vera ma completamente irrilevanti di tantissimi concetti di uso comune; rigorosamente ordinati in ordine alfabetico. Alla voce “realtà” ad esempio, Bierce scrive “il sogno di un filosofo fuori di testa”.
Cosa signfica? Che si deve essere fuori di testa per teorizzare una sola realtà? O che è proprio la realtà ad essere una follia, il prodotto incoerente di visioni (e azioni) irrazionali? Cambia poco il lato da cui la si legge, resta una battuta gustosissima. Soprattutto quando si pensa che a scriverla fu un giornalista, un corrispondente di guerra. Qualcuno che alla realtà dei fatti, per mestiere e per passione, è sempre rimasto legato. Dunque la follia della realtà non è una scusa per dimenticare la sua concretezza. Non ci esime dalla responsabilità di interrogarne con coerenza i documenti, gli accadimenti. Guai però ad imporle il nostro marchio (il marchio giallo di Carcosa!), irrigidendola in pose eterne. Il tempo prima o poi, come nel palazzo di Ythill, il tempo prima o poi arriva a cambiarne la forma.
E allora meglio aggirarne le certezze per comprenderla. Raccontarla attraverso le crepe dell’immaginazione e dell’ironia, di taverso per così dire, in modo da smascherare la follia di chi vorrebbe imporre i propri sogni come realtà universale. O “multiversale”, come in questo Dampyr n. 235.
Dampyr 235- Il Re in giallo
Autori: Mauro Boselli, Luca Rossi
Casa editrice: Sergio Bonelli Editore
Prezzo: € 3,90, 16×21 cm, b/n, pp. 96