Giorgio Giusfredi e Alessio Fortunato riportano il Dampyr in Italia, recuperando però i temi e le atmosfere celtiche del lontano numero 161 (Mal di luna). Sfruttando come al solito un tenue presupposto storico, gli autori tracciano un ponte immaginario tra l’antica Scozia e la Basilicata, legandole nell’immaginario del lupo mannaro.
L’idea di una popolazione celta nell’antico territorio lucano fu proposta alla fine degli anni ‘80 dal linguista Gerhard Rohlfs nel suo Studi linguistici sulla Lucania e sul Cilento Congedo editore, 1988). Secondo alcune ipotesi, riprese da Giusfredi nel volume, lo stesso nome Lucania deriverebbe dal greco Lykos, cioè lupo. Un legame a doppio filo dunque, in grado di ispirare un racconto di lupi mannari veri e presunti, tra i bellissimi sassi di Matera e le suggestive abitazioni del paese abbandonato di Craco. I celti avrebbero portato con loro, insieme alla propria cultura e alle proprie superstizioni, anche le proprie maledizioni. Tra cui evidentemente il lupo mannaro che ha preso a colpire i giovani della cittadina…
Le cose potrebbero però essere più complesse di così, e coinvolgere anche uno degli storici alleati di Harlan, legato all’immaginario celtico del piccolo popolo… Una serie di buoni motivi per indagare di persona Sebbene il racconto appaia un po’ confuso in diversi passaggi, la trama molto articolata regala diversi plot twist e colpi di scena, anche se non sempre del tutto imprevedibili. Vicenda che tenta di essere quasi corale per il numero di protagonisti, vicende e ambienti che coinvolge, ha forse la pecca di mettere troppa carne al fuoco con appena cento tavole di spazio. Ma ha d’altro canto un discreto merito. Quello di recuperare una suggestione forse poco utilizzata fin’ora nel ricco immaginario dampyriano: quello della convivenza. Tramite l’idea del “wolf-pack”, lo sceneggiatore del volume presenta infatti l’idea di una enclave mistica, né eroica né demoniaca, impegnata nel difficile compito di sopravvivere – senza uccidere – dentro un mondo in cui l’idea di “umano” non contempla la loro esistenza. Ne deriva un interessante esperimento “istituzionale” e normativo, nascosto per così dire alla luce della Luna. Una suggestione narrativa certo non nuova, ma indubbiamente interessante, che tuttavia viene liquidato fin troppo presto per esigenze di trama.