Antonio Picone è un uomo di circa 50 anni che conserva le peculiarità caratteriali di un ragazzino: Incompiuto, inaffidabile, immaturo. Un eterno bambinone incapace di prendersi alcuna responsabilità. Se avesse avuto una vita agiata lo si definirebbe un “figlio di papà” anche se il padre lo ha perso molto presto e, forse anche per questo, ne ha fatto una specie di eroe.
In realtà è il figlio del compianto Pasquale Picone “martire del lavoro” che preferì darsi fuoco nella sala consiliare del comune di Napoli piuttosto che “accettare i soprusi del potere” quando fu licenziato dall’Italsider. Una sorta di “eroe popolare” riconosciuto da tutti per la sua, postuma, integrità morale.
Ed è la sua condizione di “figlio di” che lo rende interessante agli occhi di un politico senza scrupoli, il Senatore Fernando Cafiero Palma, e dei suoi complici che vuole coinvolgerlo in una speculazione immobiliare che prevede lo sgombero di alcuni palazzi attualmente occupati da un orfanotrofio, una casa di riposo per anziani e un istituto per non vedenti. In pratica vogliono che Antonio si candidi alle prossime elezioni e, una volta eletto, firmi le carte utili a dare il via alla nefasta iniziativa che vuole sostituire le meritorie attività sociali con un mega centro commerciale.
Antonio è fortemente combattuto tra la sua onestà di fondo e il “mondo di privilegi e ricchezza” che il suo insistente cugino Raffaele, collaboratore del senatore, gli descrive a portata di mano. Sta quasiper capitolare quando Mara, sua fidanzata “storica”, che ha appena scoperto si essere incinta (Antonio ancora non lo sa), temendo che il suo uomo e futuro padre dei suoi figli possa accettare “la proposta oscena” del politico, con l’aiuto di Nicolino (un quarantenne ospite da sempre dell’orfanotrofio, affetto da ritardo mentale che lo rende ingenuo come un bimbo di 10 anni) ordisce un piano: Far credere ad Antonio che il fantasma del padre si sia materializzato in casa per esortarlo a rifiutare.
Ed è da questo confronto con l’anima del padre (o è solo un confronto con sé stesso?) che, ben presto, finisce col manifestarsi indipendentemente dai trucchi di Mara e Nicolino che Antonio troverà la forza di crescere ed assumersi le sue responsabilità di uomo e, finalmente, di padre.
In un divertente susseguirsi di colpi di scena e situazioni paradossali, il nostro eroe scoprirà di essere migliore di quanto avrebbe creduto e deciderà di utilizzare l’opportunità offertagli, in malafede, dal senatore per diventare il difensore di quelli che avrebbe dovuto sfrattare per gli interessi di una classe politica sempre più vile e corrotta.
Commedia in due atti scritta di Lucio Aiello
In omaggio alla memoria di Elvio Porta
con
Biagio Izzo
ROCIO MUNOZ MORALES
con
Mario Porfito
Lucio Aiello
Agostino Chiummariello
Rosa Miranda
Antonio Romano
Arduino Speranza
Angela Tuccia
Regia di
Giuseppe Miale di Mauro
Scenografie di Luigi Ferrigno
Costumi Anna Zuccarini