Halloween, tradizionalmente Notte delle Lumere in italiano è una ricorrenza di origine celtica celebrata la sera del 31 ottobre, che ha assunto negli U.S.A. le forme spiccatamente macabre e commerciali con cui è divenuta nota. Non è raro ascoltare persone che si oppongono a tali festeggiamenti, dichiarando che non ci appartiene, ma è solo un’omologazione al modello americano: troppi film ci hanno influenzato. Personalmente è sempre piaciuta e da piccola ogni volta la vedevo rappresentata in TV osservavo il tutto con occhi sognanti e divertiti. Da circa un decennio è approdata anche nel Bel Paese, vuoi perché ormai arraffiamo tutto, vuoi perché i gadgets fanno girare l’economia, intanto i bambini l’aspettano con gioia. Ricordiamoci che è erroneo il pensiero comune che la festa di Halloween sia estranea alle tradizioni italiane, invero usanze affini a quelle della moderna Halloween sono sempre state comuni in tutta Italia, anche se spesso si collocavano nella notte fra il 1º novembre e il 2 novembre: nel celebrare la commemorazione dei defunti, una tradizione vuole che i primi Cristiani vagabondassero per i villaggi chiedendo un dolce chiamato “pane d’anima”; più dolci ricevevano e maggiori erano le preghiere rivolte ai defunti del donatore
L’usanza, molto influenzata dalle nuove tradizioni americane, si è poi diffusa in molti Paesi del mondo e le sue manifestazioni sono molto varie: si passa dalle sfilate in costume ai giochi dei bambini, che girano di casa in casa recitando la formula ricattatoria del trick-or-treat (dolcetto o scherzetto, in Italia).
Caratteristica della festa è la simbologia legata alla morte e all’occulto, di cui è tipico il simbolo della zucca con intagliata una faccia il più delle volte spaventosa e illuminata da una candela posta all’interno.
Questo è solo un pretesto per segnalarvi alcuni titoli di genere horror da leggere in questo periodo.
Racconti di Halloween. Per non dormire questa notte AA.VV
Mostri, streghe, fantasmi, vampiri: nella notte di Halloween, quando il Male esce per strada, l’unica salvezza è chiudersi in casa e restare svegli e all’erta, raccontandosi storie di orrori che si spera di non dover mai affrontare. Perché se sono solo storie, come mai ci inquietano a tal punto? Se sono pura invenzione, perché ci suonano profondamente vere? Da Poe a Bradbury, da Lovecraft a Matheson, passando per Benni, Cortázar, Buzzati e Moody, una raccolta dei racconti più spaventosi mai scritti, in cui l’unica costante è quel brivido, magnifico e insopportabile, che colpisce all’ultima riga, all’ultima parola.
Rosemary’s Baby di Ira Levin
1966, New York. Guy e Rosemary si prendono in affitto un appartamento in un palazzo dalla fama sinistra. Vengono accolti in modo affettuoso dai nuovi vicini, una coppia di arzilli vecchietti, Minnie e Roman Castevet. Ma cominciano ad accadere cose strane e misteriose e quando Rosemary rimane incinta, le cose peggiorano.
Mr. Mercedes di Stephen King
All’alba di un giorno qualsiasi, davanti alla Fiera del Lavoro di una cittadina americana colpita dalla crisi economica, centinaia di giovani, donne, uomini sono in attesa nella speranza di trovare un impiego. Invece, emergendo all’improvviso dalla nebbia, piomba su di loro una rombante Mercedes grigia, che spazza via decine di persone per poi sparire alle prime luci del giorno. Il killer non sarà mai trovato. Un anno dopo William Hodges, un poliziotto da poco in pensione, riceve il beffardo messaggio di Mr. Mercedes, che lo sfida a trovarlo prima che compia la prossima strage. Nella disperata corsa contro il tempo e contro il killer, il vecchio Hodges può contare solo sull’intelligenza e l’esperienza per fermare il suo sadico nemico. Inizia quindi un’incalzante caccia all’uomo, una partita a scacchi tra bene e male, costruita da uno Stephen King maestro della suspense.
Intervista col vampiro di Anne Rice
Una stanza buia. Un registratore acceso. Un giornalista. E un vampiro. Da quasi due secoli, ormai, Louis de Pointe du Lac non è più un uomo: è una creatura della notte, e ha tutta la notte a disposizione per convincere Daniel, il giornalista, che la storia che gli sta raccontando è vera. Così come è vero il suo volto, tanto pallido ed esangue da sembrare trasparente, di una bellezza soprannaturale e per sempre cristallizzata. Louis racconta di come abbia ricevuto il dono (o forse la maledizione?) della vita eterna proprio quando non desiderava altro che la morte. È il 1791, è un’altra New Orleans, e Louis, in seguito al suicidio dell’amatissimo fratello, vorrebbe soltanto seguirne il destino. Ma la seduzione del dono oscuro è potente, specialmente se ha i modi, la voce e l’aspetto di Lestat. Sensuale e affascinante, crudele e allo stesso tempo capace di profonda commozione, Lestat ha bisogno di Louis tanto quanto Louis ha bisogno di lui. Quando infine, dopo anni di scorribande notturne, Louis sta per decidersi ad abbandonare Lestat, questi gli fa il regalo più grande: Claudia. Una bambina di appena cinque anni, in fin di vita, che solo il dono oscuro può salvare. L’unico peccato che il sacrilego e irriverente Lestat non si può permettere: creare una vampira di soli cinque anni. Una vampira bambina, che non crescerà mai. E sarà l’inizio della fine.
Abbiamo sempre vissuto nel castello di Shirley Jackson
“A Shirley Jackson, che non ha mai avuto bisogno di alzare la voce”; con questa dedica si apre “L’incendiaria” di Stephen King. È infatti con toni sommessi e deliziosamente sardonici che la diciottenne Mary Katherine ci racconta della grande casa dove vive reclusa, in uno stato di idilliaca felicità, con la bellissima sorella Constance e uno zio invalido. Non ci sarebbe nulla di strano nella loro passione per i minuti riti quotidiani, la buona cucina e il giardinaggio, se non fosse che tutti gli altri membri della famiglia Blackwood sono morti avvelenati sei anni prima, seduti a tavola, proprio lì in sala da pranzo. E quando in tanta armonia irrompe l’Estraneo (nella persona del cugino Charles), si snoda sotto i nostri occhi, con piccoli tocchi stregoneschi, una storia sottilmente perturbante che ha le ingannevoli caratteristiche formali di una commedia. Ma il malessere che ci invade via via, disorientandoci, ricorda molto da vicino i “brividi silenziosi e cumulativi” che – per usare le parole di un’ammiratrice, Dorothy Parker abbiamo provato leggendo “La lotteria”. Perché anche in queste pagine Shirley Jackson si dimostra somma maestra del Male – un Male tanto più allarmante in quanto non circoscritto ai ‘cattivi’, ma come sotteso alla vita stessa, e riscattato solo da piccoli miracoli di follia.
Piccoli brividi di R. L. Stine
E’ giusto anche pensare ai lettori più giovani. Si tratta di una serie composta da racconti o romanzi brevi ad ambientazione horror. L’intreccio è di solito semplice, ma con frequenti colpi di scena; i toni non sono mai particolarmente forti. I protagonisti sono generalmente ragazzini di dodici anni, a volte paurosi, a volte curiosi e intrepidi. La particolarità dei racconti, però, è il finale, che molto spesso stravolge l’intero senso della vicenda narrata o, in caso contrario, presenta un colpo di scena incredibile.