Prosegue l’epopea, anzi il Ciclo della meteora, questa serie di storie in blanda (o stretta, a seconda dei punti di vista) continuity che giunta al suo episodio numero 6 vede campeggiare sulla meravigliosa copertina ideata da Gigi Cavenago l’inquietante -8 ALLA METEORA, a sovrastare un logo che via via si sta disfacendo e crepando sempre di più.
Il contributo di Paola Barbato si fa sempre più incalzante: anche i questo caso portano la sua firma sia il soggetto che la sceneggiatura, mentre le tavole sono state affidate a Paolo Martinello.
Si può dire che il ciclo entra davvero nel vivo, toccando temi sempre più scottanti e che per certi versi riescono anche ad inquietare. L’avventura del mese infatti è affascinante e si ricongiunge in molti passaggi ad alcune sottotrame accennate prima che iniziasse il Ciclo della Meteora.
Da qui in poi non proseguite nella lettura se volete evitare spoiler che vi toglierebbero il gusto di scoprire da soli cosa sta accadendo!
Dylan riceve da un ignoto mittente australiano un manufatto del quale non comprende la natura fino a quando non lo sposta e lo muove. Attorno a lui, ma solo da lui percepibile, la realtà si piega, ruota, si distorce e si contorce, con giochi grafici onirici ed inspiegabili! Dylan è entrato in possesso di uno dei 6 Primordi, antichi artefatti che costituiscono i perni di equilibrio della materia ed allo stesso tempo sono strumenti che possono contrastare la progressione della Meteora ma anche consentire alla razza primigenia dei Primi di abbandonare la Terra e salvarsi.
Quando si riunisce il gruppo dei portatori dei 6 Primordi, eterogeneo nella composizione e nella provenienza… il portale si apre e i Primi ottengono il loro scopo, esattamente come era stato architettato da John Ghost!
Non stupisca l’introduzione del concetto di Tesseract nella storia, perché se risaliamo al numero 63 “Maelstrom!” lo troviamo già servito in una magistrale storia cardine della serie scritta da Sclavi, mentre l’intero impatto visivo dell’avventura di questo mese ha evidenti e dichiarati “debiti” nei confronti di Lovecraft, Heinlein e del più attuale Christopher Nolan di Interstellar.
Interrompiamo qui lo spoiler, gustatevi la storia e i siparietti anche poliglotti tra i personaggi, perché conta soprattutto il “come” certi eventi si dipanano in un albo intricato che gioca sulle pieghe dello spaziotempo con una trama brillante e per certi versi ironica.
Dylan è ormai entrato in pieno nel ruolo di Archetipo di difensore del pianeta, un concetto che negli anni passati era stato abbozzato ma che ora trova maggiore spazio.
Evidentissimo è lo sforzo di Paolo Martinello nel tradurre nei suoi disegni degli effetti visivi potenti al fine di mettere in scena le distorsioni della realtà tangibile. Al di fuori della “gabbia” bonelliana, dalla quale molte vignette spesso sconfinano, troviamo anche un’evocativa splash-page, a pagina 12, che da quel momento spalanca le porte ai virtuosismi!
Chi scrive è un nostalgico e tradizionalista, legatissimo al lavoro portato avanti per tanti anni da Angelo Stano nel ruolo di copertinista della serie regolare. Tuttavia chi l’ha avvicendato a partire dall’albo N° 363, Gigi Cavenago, pur offrendo interpretazioni del tutto distanti dai canoni rassicuranti ai quali eravamo abituati, è nel pieno di una crescita artistica che lo sta portando, albo dopo albo, a sfornare idee sensazionali. La copertina de “Il Primordio” merita in questo senso una menzione d’onore e tre o quattro medaglie al valore sparse, per quanto è eccentrica ed abile nell’inserire Dylan al centro esatto del vortice scatenato dai Primordi. Chapeau!