C’era una volta…l’Almanacco della Paura di Dylan Dog! Pubblicato ininterrottamente dal 1991 al 2014, era un appuntamento annuale attesissimo da tutti i lettori dell’Indagatore dell’Incubo, perché oltre a proporre una storia inedita conteneva articoli, saggi, redazionali ed approfondimenti sul mondo dell’horror, della paura e di tutto cià che fa “weird”.
Sotto il diverso nome di Dylan Dog Magazine la sua pubblicazione è proseguita dal 2015 ad oggi, con l’ultimo numero approdato nelle edicole lo scorso 23 marzo.
L’appuntamento si può dire che sia rimasto invariato nella sostanza e che abbia subito solo delle modifiche riguardanti la forma. La struttura di questo magazine, rivista nella grafica di copertina ed in quella interna, continua a proporre resoconti su quanto di più interessante ed in tema si sia letto, visto al cinema, prodotto per la TV o per le consolle da videogames nell’arco dell’ultimo anno, sebbene le stesure siano meno dettagliate rispetto al passato. A questi sono accostati degli “horror files”, dei mini trattati nei quali scrittori, soggettisti o sceneggiatori dissertano su temi monografici sempre legati al mondo horror e fantascientifico in genere.
Toccante e doveroso è l’omaggio tributato in questo numero a Giuseppe Lippi, una figura di riferimento per chiunque sguazzi nella letteratura fantastica e venuto a mancare a dicembre dello scorso anno. Graziano Frediani, in qualità di curatore di questa testata, ha voluto dedicare un sentito ricordo alla persona ed all’amico Lippi, scrittore poliedrico che spesso ha collaborato, con calzanti ed arguti contributi dettati dalla comunanza di interessi, proprio con i Magazine e gli Almanacchi di casa Bonelli.
Veniamo alle due storie inedite contenute in questo albo di 176 pagine complessive: per il quinto anno di seguito, come da nuovo assetto pianificato dal curatore Roberto Recchioni, al Magazine viene destinata una storia ambientata a Wickedford, tranquillo (si fa per dire!) paesino a 60 miglia da Londra dove l’ispettore Bloch si è trasferito al raggiungimento dell’agognata pensione.
Qui coltiva le sue passioni e si gode il buen retiro, ma viene puntualmente chiamato in causa, e con lui il suo amico Dylan, da strani accadimenti ed inesauribili orrori, come nel racconto “Dal mio sangue” nel quale una inspiegabile mania omicida sembra pervadere in un incubo collettivo tutta la cittadinanza di Wickedford.
Questa avventura ben strutturata nella sceneggiatura di Alberto Ostini scava anche nel doloroso passato dell’ispettore, e se non ricordate di cosa parliamo, correte immediatamente a recuperare “Il numero duecento” di Dylan Dog.
Attenzione: da qui in poi spoiler in arrivo!
Svelare l’enigma che ha trasformato in sanguinari assassini i cittadini di Wickedford, e sentirsene responsabile dopo quanto accaduto alla sua compagna Penelope nella storia pubblicata sul Magazine dello scorso anno, spinge Bloch alla drastica decisione di rientrare definitivamente a Londra. Non sappiamo dire, quindi, quali plot narrativi potranno seguire le storie inedite dei prossimi Magazine, tuttavia la sensazione è che la corsa della Meteora in avvicinamento vero la Terra di cui stiamo leggendo sulla serie regolare abbia i suoi influssi ineluttabili anche in questa trama, e del resto l’apocalittica copertina confezionata da Bruno Brindisi dubitiamo intenda solo fungere da “specchietto” per il countdown in atto.
La seconda breve storia di quest’anno, “La scacchiera di dio”, ripropone nelle sue 24 tavole la tricromia bianco-nero-rosso già sfruttata in passato. In essa è sempre Alberto Ostini, per i disegni di Giorgio Pontrelli, a sceneggiare un ricordo che scava nel doloroso passato dell’ispettore Bloch.
Un episodio legato alla scomparsa della moglie diventa pretesto per una amara riflessione sull’esistenza e sui valori affettivi ed i legami che più di altri meritano di essere protetti e custoditi, a prescindere dalle credenze di ciascuno.
Questo Magazine comprende dunque una variopinta carrellata su incubi, interrogativi esistenziali e fenomeni soprannaturali capace di inquietare gli animi: tra una lettura e l’altra, un intermezzo che certo non guasta, perché basta tenere presente che è fantasia messa al servizio di analisi più attente e meditate di tutto ciò che ci circonda.