Trama: Dietro un matrimonio in apparenza perfetto si nascondono rinunce, ambizioni e compromessi pronti a deflagrare. Un ritratto penetrante dell’America a cavallo della Seconda guerra mondiale, delle sue ipocrisie e contraddizioni. Tradotto per la prima volta in italiano, il romanzo della maturità di uno dei maggiori scrittori americani del secolo scorso, erede di Fitzgerald, stimato da Hemingway, fonte di ispirazione per molti autori contemporanei. La storia di una donna e di una società. Elizabeth Appleton e il mondo dei campus americani, una cerchia a parte, con gelosie, pettegolezzi, rivalità. Nata Webster, Elizabeth proviene da una famiglia dell’alta società newyorkese, abituata alla ricchezza, alla mondanità, a una certa frivolezza. Quando decide di sposare John Appleton, destinato a diventare professore di storia in un piccolo college della Pennsylvania, la sua vita cambia radicalmente. Elizabeth deve imparare a rinunciare ai domestici, alle feste, a un guardaroba degno di una signora di città. Anno dopo anno, il suo impegno per trasformarsi nella perfetta moglie di un intellettuale di provincia paga, e all’esterno la loro unione appare ideale: un uomo con una luminosa carriera accademica davanti a sé, una donna devota e ammirata, due figli, un amore senza incrinature. Ma sotto la superficie di questo impeccabile ritratto si agitano forze che minano la stabilità: la noia, il desiderio, l’attrazione esercitata dai fasti del passato. Muovendosi tra gli anni Trenta e Cinquanta del secolo scorso, O’Hara costruisce un mirabile congegno a orologeria, racconta un matrimonio e l’inconciliabilità di due mondi – il compromesso impossibile narrato anche da Fitzgerald – attraverso il sapiente uso dei dialoghi e una formidabile galleria di personaggi.
Nutrimenti
Recensione: Elizabeth Appleton giunge in Italia dopo quasi sessant’anni dalla sua pubblicazione. Nasce dalla grande penna di John O’Hara nel 1963 e grazie alla casa editrice Nutrimenti viene tradotto ed edito nel nostro paese.
Recensire il prodotto di un grandissimo della narrativa americana del secolo scorso è un bel fardello, lui così amato da Hemingway per il suo essere realistico, diretto e senza filtri. Caratteristiche queste che risaltano subito all’occhio.
Un piccolo centro americano, cittadina universitaria, dove si svolge la vita di un gruppo di persone dell’alta società. Le loro giornate trascorrono, non sempre placidamente, tra feste, bevute, lustrini, tradimenti, bugie e cadute rovinose dalla piramide sociale.
Un palcoscenico dove i personaggi possono essere amici intimi del Grande Gatsby, la loro vita, spesso è solo di facciata, una festa mascherata.
Una velocità narrativa unica, le pagine scorrono veloci, fitte di dialoghi e pochissime, quasi nulle, le descrizioni, in poche parole sembra quasi di vedere un film. Uno stile che amo ed ammiro, O’Hara sa che il lettore è interessato alla vicenda, vuole sapere che si dicono i personaggi, come evolve un accaduto, non ha interesse per il superfluo. Qualità più unica che rara.
I fatti si svolgono nell’arco di un ventennio, Elizabeth è il fulcro attorno al quale ruotano molteplici personaggi. Sposata con John, un uomo che anela a diventare preside del campus al quale vengono fatte solo promesse, gli si danno false certezze e, a questo punto il romanzo prende una piega modernissima: ciò che accade a John è ciò che è accaduto ed accade a tante persone.
La vita, spesso, per essere vissuta serenamente, chiede compromessi e sacrifici, ma davvero ne vale la pena? Nella vita, discendere di qualche gradino la piramide sociale, anche solo per amore, è la scelta giusta? Ma, l’amore, davvero dura per tutta la vita?
John O’Hara. Autore di romanzi divenuti dei classici, come Appuntamento a Samarra, Venere in visone e Un pugno di polvere, maestro della short story, John O’Hara (1905-1970) è stato uno dei più importanti scrittori statunitensi della sua generazione e non solo. La sua fama è stata in parte offuscata dalla sua incontrollata superbia e dal carattere rissoso, che ancora oggi gli valgono qualche avversione, ma i suoi libri restano in gran parte memorabili. Ernest Hemingway lo ammirava, E.L. Doctorow lo paragonò a Balzac, Fran Lebowitz ha dichiarato: “Per me O’Hara è il vero Fitzgerald”. Ha raccontato la società del suo tempo, le differenze di classe, il rapporto dell’America con sesso e alcol, come solo John Cheever, Richard Yates e pochi altri hanno saputo fare.