Ore 5:00 del mattino. In attesa di imbarcarmi per Lione, (Francia), dall’ aeroporto di Capodichino di Napoli, tra negozi chiusi, viaggiatori che già affollano lo scalo e monitor che annunciano l’arrivo e la partenza dei voli, mi imbatto in una piacevole sorpresa: l’installazione-esposizione dell’artista Caterina Arciprete, intitolata “Gate”, fino al 30 giugno 2019. E’ un progetto espositivo ed editoriale dall’ approccio multidisciplinare, in cui si assiste ad una commistione stilistica tra fotografia e pittura. Già nel titolo “Gate”, (porta, cancello, varco), è eloquente la visione cosmopolita dell’artista, caratterizzata da una narrazione per immagini senza frontiere e senza confini. E’ un exihibit itinerante che arriva nelle sale dell’aeroporto dopo aver occupato gli spazi del Complesso Monumentale San Domenico Maggiore di Napoli nei mesi di aprile e maggio, con un positivo riscontro da parte del pubblico e degli addetti ai lavori.
Un corpus di opere caratterizzato da una serie di scatti fotografici, catturati in diversi luoghi della Terra, a cui si aggiungono prolungamenti pittorici che la Arciprete elabora per rendere visibile, l’invisibile. E’ un messaggio di apertura, di accoglienza, di un romanticismo puro, a tratti malinconico e metafisico. Osservando le istantanee che riproducono l’iconico Castel dell’Ovo e un paesaggio a strapiombo sul mare, emerge una profonda sensibilità in cui mancano delle coordinate spazio-temporali. L ‘intervento pittorico dell’artista restituisce allo schema compositivo un punto di vista ancora più ampio: le singole pennellate creano un continuum visivo e infondono alla rappresentazione un certo dinamismo, caratterizzato dalle onde marine che si propagano sul lato destro del castello; mentre, nel paesaggio naturale, ne aumentano la profondità di campo. Pittura e fotografia si integrano, la presenza dei volatili e della figura umana restituiscono un ambiente vivo e organico.
Le sue opere sono realizzate in tecnica mista utilizzando inchiostri, pastelli e acrilici, unendo la fotografia all’ illustrazione. Un esempio sono le due immagini che riproducono il mare. In questo caso, la comparazione visiva restituisce un racconto unico e diverso: la staticità del mare e delle nuvole dell’istantanea vira verso una nuova “geografia” fisica e mentale, visibile nell’immediata gestualità e applicazione del colore della seconda immagine. Crea un nuovo paesaggio, interconnesso e, allo stesso tempo, lontano dalla quello originario.
Il varco, il “gate”, è un passaggio obbligato, che avviene attraverso il controllo, il giudizio, l’accettazione o il rifiuto. E la Arciprete da attenta osservatrice delle dinamiche culturali, sociali, politiche ed economiche, esprime con le sue opere l’esigenza di ritrovare i veri valori della società, di inclusione e di condivisione, attraverso la riscoperta della propria identità. Da molto tempo il tema dei confini è tornato di attualità anche in Italia. Complice il flusso migratorio, le guerre e la crisi economica, alcuni paesi europei hanno alzato delle barricate monitorando le zone di “confine”. Non è un caso che l’artista riprende diverse volte in fotografia e in pittura l’immagine del mare. L’istantanea che immortala il golfo partenopeo indica la propensione di un popolo all’accoglienza e all’ospitalità. E’ un collage visivo messo in correlazione con un altro paesaggio marino per evidenziare l’estensione mentale e fisica di un unico territorio chiamato Terra. Anche se alla “base” l’elemento cromatico della composizione è diverso, dove il colore bianco e rosso si contrappongono, l’integrazione fotografica restituisce un esito differente, di aggregazione, condivisione ed armonia.
L’aeroporto di Capodichino si rivela un luogo ideale per queste mostre dal notevole impatto visivo ed emotivo, un hub di accoglienza e di transito di viaggiatori provenienti da tutto il mondo con cultura, religione e identità diverse. Dinamiche e sensibilità che la Arciprete cerca di approfondire con la sua creatività, aprendo un “varco” mentale e fisico verso tutti coloro che si accingono a raggiungere nell’aeroporto il gate di riferimento, prima di intraprendere un nuovo viaggio.